Gianluigi Lazzari vince la seconda edizione di Francate te cielu
di ecomuseodellapietraleccese
Gianluigi Lazzari è il vincitore della seconda edizione di Francate te cielu. La (Un)traditional Poetry Slam di Viva – Tante belle cose si è svolta domenica 11 dicembre nel Castello Volante di Corigliano d’Otranto.
Coordinata, come lo scorso anno, dal maestro di cerimonia Massimo Pasca, la gara ha messo a confronto dieci partecipanti. Giovanni Leuzzi, Pina Gorgoni, Gianluigi Lazzari, Franco Melissano, Sandra Abbate, Ada Nucita, Eggy Mastroleo, Assunta Capraro, Salvatore Crisostomo, Anna Maria Blasi si sono sfidati a suon di rime davanti alla giuria formata da Aurora Amato, Gabriella Dimitri, Jessica Niglio, Max Nocco e Simona Casarano e al pubblico coinvolto attivamente per valutare la performance. Ospite d’onore Pippi Greco, vincitore della prima edizione. Il vincitore ha ricevuto in premio due bottiglie di vino dell’azienda Garofano Vigneti e Cantine.
Abbiamo potuto ancora una volta testare che con il poetry slam la poesia non si limita ad essere letta, ma viene interpretata e trasmessa empaticamente al pubblico attraverso elementi che sono propri del teatro: il corpo, il gesto, il suono e lo spazio. Il pubblico infatti viene portato a relazionarsi attivamente con la poesia e non più ad ascoltarla passivamente. La gara diventa dunque il pretesto per attivare un meccanismo sociale che arricchisce la performance con la condivisione, l’empatia, la comunicazione, la relazione attiva. L’obiettivo è quello di accendere tra poeta e ascoltatore una relazione popolare ed estremamente inclusiva favorendo il concetto di condivisione.
Elisabetta Donno, presente tra il pubblico, ha commentato così la gara.
>>>> ieri, ode[a]lProdigio
ho assistito a uno SlamPoetry singolare e pieno di grazia, nel quale si è pianto, si è riso, si è fatta vita. Giovanni con i suoi versi ancestrali e l’accento che mi è padre; Sandra e Eggy, la malìa del griko; Gianluigi, le cui voce e braccia rispondono a leggi alchemico gravitazionali, la poesia come mano tesa; l’eleganza di Ada, il lirismo gentile di Franco, la dolcezza di Pina, che mi ha donato il suo angeloballerina, leggero come solo chi ha attraversato un grande dolore, sa essere; Pippi Greco che mi ha fatto scoprire l’ambivalenza di Francate nel dialetto salentino: l’accento a definire un imperativo di affondo nelle, o distanza dalle, cose del mondo. <<<<<
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