Nel Salento una comunità per lo zafferano
di Fondazione Div.ergo-Onlus
Lo scorso 25 agosto, al Palazzo marchesale di Galatone, la Cooperativa sociale Filodolio, partner del progetto Utilità marginale, ha partecipato al suo primo evento come appartenente alla neonata comunità Slow Food del Salento. Un nuovo passo, in continuità con il progetto di utilità marginale, per contribuire alla valorizzazione della biodiversità e delle risorse del territorio, intrecciando reti di collaborazione.
Per comprendere l’importanza di questo nuovo soggetto, abbiamo posto alcune domande ad Alessandro Negro, amministratore di Filodolio.
In cosa consiste una comunità Slow Food?
Slow Food è un’associazione internazionale no profit presente in oltre 160 Paesi nel mondo, in grado di coinvolgere centinaia di migliaia di persone, con lo scopo di dare un giusto valore al cibo, al lavoro dell’uomo e all’ambiente, insieme alla promozione dei territori e delle tradizioni locali. Il suo slogan è: buono, pulito e giusto.
In particolare le comunità Slow Food nascono con l intento di aggregare le forze tra piccoli soggetti fortemente legati al territorio da interessi e tradizioni comuni per valorizzare la specificità di un particolare prodotto. Nel nostro caso il prodotto da valorizzare è lo zafferano che è una coltivazione molto antica del Salento risalente al periodo delle Repubbliche marinare, quando eravamo fornitori della repubblica di Pisa.
Chi sono i componenti di questa comunità?
La Comunità è composita e variegata e vede impegnati alcuni produttori locali, l’Università del Salento, con il prof. Vito Paradiso, e la condotta provinciale di Slow Food rappresentata da Sergio Longo, psichiatra e da tempo impegnato nel sociale. La rosa dei produttori locali comprende, insieme a noi di Filodolio, altre piccole realtà dedite alla coltivazione dello zafferano e all’impegno sociale: Zafferano del Salento di Emanuele Spedicato – con un’esperienza decennale nella coltivazione dell’oro rosso – Luna Laboratorio Rurale – una realtà agricola di Galatone di promozione culturale , rappresentata da Fabiana Fassi – e l’azienda agricola a conduzione familiare “Così in Terra” di Renzo Paladini, agronomo di Leverano e nominato portavoce della Comunità .
Perché è una buona notizia per chi vi appartiene?
Fare rete è un elemento necessario per promuovere una nuova cultura in un tempo in cui l’individualismo e l’egoismo dominano non solo a livello sociale, ma anche nel mondo imprenditoriale ed agricolo, danneggiandolo con visioni miopi. Trovarsi insieme, accomunati da valori e ideali comuni mettendo al centro l’uomo in relazione alla terra che abita e che lo ospita, non è solo una strategia imprenditoriale o commerciale, ma è una possibilità per dare vita a qualcosa di nuovo a partire dalla diversità e varietà di competenze, storie, usi, sguardi e orizzonti che ciascuno mette in circolo a disposizione degli altri.
Oggi ciascuno di noi è è spinto a guardare al proprio profitto e successo anche a scapito di altri, spesso dei più piccoli. Riunirsi per dare vita ad una Comunità Slow Food , vuole essere anche un tentativo di dare corpo ad una imprenditoria diversa, capace di condividere alcuni costi e risorse, di dare visibilità ad un prodotto garantendone qualità e valore etico, di dare forza a piccoli produttori, di poter avviare percorsi di apertura e allo stesso tempo di sensibilizzazione del territorio.
Perché è una buona notizia per tutti?
Lì dove un gruppo di persone si ritrova per dare vita ad una Comunità che ha lo scopo di valorizzare un prodotto antico e prezioso per la nostra terra come lo Zafferano, di riunire grandi e piccoli intorno ai valori dell’agricoltura sociale nel rispetto dell’ambiente e delle generazioni presenti e future, di stringersi un po’ per fare spazio a chi di solito è ai margini o semplicemente per condividere le proprie risorse, idee, progetti, fatiche, fallimenti, ideali, valori e sogni, lì c’è da fare festa per una buona notizia che è per molti perché c’è qualcuno che ha a cuore la vita di tutti. Sporcarsi le mani e metterci la faccia in progetti che non sono solo i “miei progetti”, ma diventano comuni, è una marcia in più per fare bene il proprio lavoro e crescere non solo professionalmente, ma anche da un punto di vista umano e relazionale. Ed oggi il mondo del lavoro e dell’economia hanno bisogno di uomini e donne che si muovono per la costruzione del bene comune.
Un’eco di questa notizia si trova anche sul sito innovazionesociale.org
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