Bosco Pantano: prosegue la raccolta dei semi di Farnia

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La Riserva Regionale Orientata “Bosco Pantano” di Policoro custodisce al suo interno ciò che resta dell’antica foresta planiziale che si estendeva a ridosso della costa Ionica fino alle pendici del Pollino. Si tratta di una delle formazioni più interessanti dell’Italia Meridionale e probabilmente una delle poche rimaste nel sud-Europa. La pressione degli insediamenti umani ha notevolmente ridotto le dimensioni dell’area boschiva e modificato le condizioni ecologiche che per secoli hanno reso possibile lo sviluppo ed il rinnovamento della vegetazione. Il ridotto apporto idrico del fiume Sinni, dovuto da un lato alla creazione della diga di Monte Cotugno, e dall’altro all’opera di bonifica, volta a rendere coltivabili i terreni con il convogliamento delle acque meteoriche e di falda verso il mare, hanno quasi del tutto eliminato l’elemento principale del Pantano: l’acqua.

È evidente che questo ha inciso sulla biodiversità presente del bosco, mettendone a rischio l’esistenza stessa. La farnia (Quercus robur), specie simbolo del bosco igrofilo, ne è un esempio. La sua presenza, che conta soli 65 esemplari, ci lascia però ben sperare sulla possibilità di poter restituire al bosco l’antico splendore. Importante è anche l’abbondante presenza di frassini (Fraxinusoxycarpa), che mostrano però lievi segni di deperimento. Spiccano lungo il cammino individui arborei di grosse dimensioni di altre specie quali pioppi (Populusspp.), olmo (Ulmus), fico selvatico (Ficus carica)ed alloro (Laurusnobilis).

A seguito del censimento degli alberi di farnia, si sta procedendo alla raccolta del seme (la ghianda), al fine di produrre plantule di ecotipi locali.

Il sentiero di ricerca, che attraversa il bosco e incontra  le 65 Farnie, è lungo circa 5 km ed il Bosco Pantano, in questo primo anno di studio, è apparso come una vera e propria foresta impenetrabile, in continua evoluzione che conserva ancora alcune caratteristiche che la rendono una zona umida affascinante.

Spiccano lungo il cammino alcuni maestosi Pioppi, Frassini, Olmi ma anche Fichi selvatici ed Allori.

Abbondante è la presenza di legno morto, accumulatosi nel tempo, che rende impervio il cammino. Questo materiale rappresenta uno dei microhabitat che nel bosco consentono la vita e la riproduzione a numerose specie vegetali ed animali.

Rovi (Rubus ulmifolius), edera (Hedera helix) e salsapariglia nostrana (Smilax aspera) crescono e si sviluppano nelle aree dove è più scarsa la copertura arborea, avvolgendo alberi, in alcuni casi alti più di 20 metri. Non è difficile vedere all’interno di questi grovigli alcune insenature, probabili passaggi di animali selvatici.

Nelle fasi di raccolta abbiamo avuto modo di percepire fin da subito la“concorrenza” dei cinghiali nella raccolta delle ghiande. Tutte le nostre farnie mostrano il passaggio di cinghiali che, in nostra assenza, perlustrano la zona cibandosi del loro seme preferito. Sul terreno uno strato di foglie e tronchetti mantiene l’umidità accelerando il processo di marcitura del seme. Quel che resta al mattino va cercato a terra sotto l’area di chioma, fra la vegetazione. La raccolta, iniziata a Settembre, proseguirà per tutto il mese Ottobre. Un sentito ringraziamento va tutti i ricercatori ed ai volontari che hanno contribuito al censimento della farnia ed alla raccolta delle ghiande.

I semi raccolti vengono abbinati al codice identificativo dell’esemplare di farnia censito e consegnati all’Università di Basilicata per una seconda cernita e per l’avvio alla piantumazione. Le piccole farnie nate nel 2019 sono oltre 250 e saranno utilizzate presto per un primo intervento di rinaturalizzazione, che si intende progressivamente avviare poi per l’intera area.

Sugli stessi individui arborei, i ricercatori del CNR, hanno raccolto campioni di foglie, al fine di analizzare le principali caratteristiche genetiche ed indagare sulla possibile similarità delle farnie della Riserva Regionale Orientata “Bosco Pantano” di Policoro con quelle di altre popolazioni sud-Europee. Inoltre, il lavoro permetterà di selezionare gli individui per le successive raccolte del seme al fine di garantire la conservazione della variabilità genetica.

Nell’area posta a nord della Riserva vi è la presenza massiccia di specie alloctone (Pinusspp.,Eucaliptus spp., Acacia spp.) che stanno lentamente avanzando alla conquista di nuovi spazi, in sostituzione della vegetazione autoctona. Si tratta di specie utilizzate in passato in rimboschimenti a protezione dei terreni agricoli retrostanti. Tali rimboschimenti, oltre a ridurre la qualità e l’eterogeneità paesaggistica e ambientale, costituiscono una grave minaccia per gli incendi. Si interverrà, in una prima fase su un’area dimostrativa, con tagli selettivi volti ad eliminare tali specie ed avviare il processo di rinaturalizzazione. Il nostro progetto prevede, inoltre, la creazione di un piccolo vivaio di specie autoctone, la farnia in primis, che permetterà di produrre il materiale vegetale necessario per le attività previste.

L’idea di ripopolare il bosco con esemplari autoctoni non può che passare dalla necessità di restituire al bosco, almeno per alcuni mesi all’anno, parte dell’acqua incanalata che oggi finisce in mare. L’obiettivo è di ripristinare le condizioni stazionali favorevoli allo sviluppo della vegetazione igrofila presente.

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