Lo sportello barese Antigone fa un anno!
Lo Sportello dei diritti di Antigone è nato all’interno della Casa Circondariale di Bari “Francesco Rucci” nel mese di gennaio 2019.
Dopo una serie di incontri volti ad illustrare le nostre intenzioni e le ricadute positive sui detenuti del carcere, abbiamo programmato tutte le azioni previste inizialmente, che erano queste:
- Selezione risorse umane;
- Organizzazione team legale;
- Progettazione azioni;
- Acquisto materiali ( codici, Volumi sull’esecuzione penale);
Il criterio di selezione delle risorse è avvenuto scegliendo all’interno della sede regionale i profili più adeguati al tipo di mission.
Abbiamo siglato un Protocollo d’intesa con l’Università degli Studi di Bari – Dipartimento di Giurisprudenza, al fine di concordare l’ingresso degli studenti laureandi all’interno del progetto. In tal senso è stata fondamentale la sinergia delle diverse parti, le quali hanno compreso l’importanza di coinvolgere e formare gli studenti dell’ultimo anno della Facoltà di Legge. In questo modo si è puntato a rafforzare l’idea di lavorare con l’Università e con gli studenti, a cui è offerta la possibilità di intraprendere un’esperienza all’interno del carcere.
Lo Sportello dei diritti è stato avviato nel mese di gennaio del 2019, ed ha visto la partecipazione di un team di legali perlopiù penalisti. Non mancano al suo interno figure di avvocati civilisti o esperti in altri rami del diritto. Il gruppo è composto da otto ( 8) avvocati e avvocate che incontrano le persone detenute del carcere di Bari una volta alla settimana. Gli incontri avvengono di giovedì tra le 14.00 e le 16.00. La Direzione ha messo a disposizione una stanza di ricevimento per ogni sezione da cui pervengono le domandine (le richieste che le persone detenute devono presentare per moltissime cose della vita penitenziaria).
Ogni settimana lo Sportello vede la partecipazione di due legali che incontrano e discutono con i detenuti su questioni molto diverse.
In un anno lo Sportello ha dato informazioni e orientato legalmente circa 100 persone ristrette su una popolazione di 458 detenuti, di cui 200 definitivi. Nella CC di Bari ci sono solo uomini in quanto la sezione femminile è stata chiusa.
Le problematiche a cui gli operatori legali sono chiamati a rispondere sono diverse e molto eterogenee, trattandosi perlopiù di persone recluse non definitive. Il quadro degli interventi perciò, può essere rappresentato tenendo in debito conto le singole posizioni giuridiche. I detenuti in custodia cautelare, gli appellanti e i ricorrenti che si sono rivolti allo Sportello hanno chiesto di essere informati meglio e di più sulle istruttorie in corso, sull’ottenimento della certificazione di tossicodipendenza, della misure sostitutive e quelle custodiali. E’ anche vero che esistono detenuti con posizioni miste a cui sono state fornite parimenti informazioni su cumuli di pena e scorpori.
Molte delle domandine pervenute allo Sportello denunciano le cattive condizioni di detenzione: poco lavoro, attività trattamentali inesistenti, diritto alla salute e alle cure violato, necessità di trasferimenti per motivi familiari e di studio.
Le aree di maggiore criticità, dopo quasi un anno di attività dello Sportello, sono rappresentate dalla vita quotidiana detentiva povera e carente di alternative trattamentali e lavorative e soprattutto dalle lungaggini rispetto a visite e interventi chirurgici che violano sistematicamente il diritto alla salute. A questo proposito abbiamo lavorato duramente per sbloccare alcuni casi delicati. Uno tra questi ha coinvolto un detenuto di origine calabrese ristretto in A.S. ( Alta Sicurezza) alle prese con problemi di calcolosi renale. Dopo più di un anno dalla visita effettuata all’interno della CC di Bari, in cui gli veniva diagnosticata la calcolosi, e a distanza di molti mesi dal prericovero, quest’uomo non veniva più chiamato né messo nelle condizioni di sapere quando sarebbe stato operato. Nel frattempo gli venivano somministrati quotidianamente antidolorifici. Ilnostro team ha sollecitato a mezzo mail la Direzione e l’Area sanitaria senza ottenere grandi risultati perché, a loro dire, il problema erano le lunghe liste d’attesa del Policlinico. Abbiamo deciso di contattare il Garante dei diritti delle persone ristrette e con il suo staff intrapreso un percorso volto alla risoluzione del caso.
In carcere, inoltre, micro problemi tendono a diventare macro se non gestiti correttamente e per tempo. Il nostro team laddove è la persona ristretta ad indicarcelo, tiene i contatti con i difensori della stessa perché i nostri operatori affianchino i legali in casi specifici.
Negli ultimi tre mesi abbiamo visto incrementare le domande per art. 35 ter Op. Ad oggi sono circa otto le istanze preparate per trattamenti inumani e degradanti. Mentre due sono state le istanze di trasferimento per motivi famigliari ed una per diritto allo studio.
Gli stranieri che si sono rivolti allo Sportello sono pochi. La popolazione detenuta straniera è esigua e le richieste pervenute hanno riguardato casi in cui le persone lamentavano pochi contatti con l’avvocato, la necessità di autorizzare a colloquio i conviventi e simili.