Gli sportelli legali di Antigone al tempo del coronavirus

Il Dpcm dell’8 marzo scorso è intervenuto improvvisamente con misure di isolamento che hanno riguardato anche quel luogo già isolato che sono le carceri. Da un giorno all’altro le persone detenute hanno visto la loro vita sospendersi nell’immobilità. I colloqui con i famigliari, l’accesso dei docenti scolastici, le attività organizzate dai tanti volontari che ogni giorno varcavano le soglie degli istituti sono stati sospesi. Anche i volontari di Antigone che entravano per fornire assistenza legale ai detenuti sulle questioni penitenziarie sono stati costretti a casa. Ciò coincideva con uno dei momenti più tragici della storia penitenziaria italiana: quello delle rivolte che, nei giorni attorno al decreto, hanno causato la morte di 14 detenuti. I parenti, all’esterno, spaventati dalle scarse notizie che li raggiungevano, si sono rivolti numerosi ad Antigone. Nei giorni seguenti, dopo l’approvazione delle norme volte ad ampliare l’accesso alla detenzione domiciliare, le richieste sono diventati più puntuali e mirate sull’elaborazione delle istanze. Gli esperti di Antigone, non potendo continuare il loro lavoro in presenza, si sono organizzati in rete, mettendo insieme le forze che ordinariamente lavoravano nelle carceri di Pozzuoli, Bari e Roma, creando un super-gruppo di circa 60 persone che potesse attingere allo stesso archivio di casi. Dopo una prima fase di intenso lavoro di coordinamento con video-riunioni ed elaborazione di modulistica, l’attività di sostegno legale è andata a regime con grande successo.