Le speranze di una vita migliore, la consapevolezza dei diritti

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Le difficoltà delle persone che abitano la fascia trasformata; le storie di piccoli e grandi riscatti; la nuova vita di chi inizia a credere che un futuro migliore sia possibile; la consapevolezza che i diritti alla salute, all’istruzione, al lavoro equo e retribuito, non sono invisibili; il dialogo con e tra gli imprenditori; la responsabilità di pulire e mantenere pulito lo spazio che si frequenta; la lotta a chi inquina l’ambiente.

Il progetto TFT – Trasformare la fascia trasformata, sostenuto da Fondazione CON IL SUD volge al termine ed è tempo di bilanci che si misurano sul cambiamento reale, sulla qualità delle relazioni che in tre anni si sono create, incrementate, sviluppate in altre richieste, in esigenza di ascolto, in soluzioni spesso non facili.

La visita di Sarah Urbano e Anna Marino di Fondazione CON IL SUD è stata per il team di progetto, un momento immersivo di confronto e di racconto, in cui le intenzioni si sono trasferite nei fatti: nell’analisi di ciò che di buono è stato fatto, ma anche, con autocritica propositiva, di ciò che andrebbe migliorato, con emergenze territoriali frutto di un impegno testardo e costante nel perseguimento dell’obiettivo comune affidato nell’ultimo triennio agli enti partner del progetto – I tetti colorati, Cgil, L’altro diritto e Proxima con il supporto esterno della Caritas –: migliorare le condizioni di chi vive e lavora nella fascia trasformata sostenendolo nei bisogni quotidiani e nell’affermazione dei diritti che ogni essere umano ha.

Dalle parole ai fatti; con Urbano e Marino gli operatori hanno fatto visita ad una famiglia nigeriana, sostenuta nel trovare un luogo dignitoso dove vivere; un nuovo inizio per moglie e figli, mentre il marito rientra il fine settimana perché lavora nelle serre, distante ma più sereno sapendo la famiglia al sicuro. Ora la prospettiva è cambiata, quei bambini possono andare a scuola con continuità e la mamma vuole frequentare un corso che le permetta di imparare l’italiano per comunicare e per cercare un lavoro. L’isolamento delle donne culturale e sociale, le condizioni difficili in cui spesso vivono i lavoratori migranti, impiegati e, non di rado, sfruttati nelle serre, sono stati alcuni dei punti toccati anche nel trasferimento del team a Marina di Acate.
Basta allontanarsi di poco dai tracciati più trafficati dalle autovetture per piombare in sacche di mega discariche con rifiuti urbani e agricoli che superano l’altezza d’uomo. Anche se la sensibilità verso il rispetto dell’ambiente sta cambiando il percorso è ancora lungo. Il coinvolgimento di aziende e lavoratori sta dando piccoli frutti; ad Alcerito prosegue la raccolta differenziata nella comunità di famiglie che vive nella zona, anche i bambini sono coinvolti; prosegue l’azione di sensibilizzazione costante nelle scuole, operata anche attraverso piccoli laboratori con le famiglie.
C’è stato il tempo per incontrare Bira, lavoratore del Mali che è diventato un punto di riferimento per un’azienda che produce a rifiuto zero, piccoli frutti e che è stata anche supportata da Tft. Il ciclo produttivo, le politiche del lavoro, ma anche i contratti e le possibilità di integrazione, sono state al centro dell’incontro con Paolo Scollo e l’azienda Tirolallà, di recente, assieme a Bira, protagoniste di un approfondimento de Il Corriere. Gli incontri sono poi proseguiti e hanno coinvolto un gruppo di donne, lavoratrici di origine rumena, che avevano appena finito il turno di lavoro. Dal colloquio, è emerso non solo il lavoro fatto ma anche quanto c’è ancora da fare. Nuove richieste di aiuto, hanno reso ancora più evidente quanto il team di Tft sia organico nella comunità e quanta fiducia le donne ripongano negli operatori. In ultimo l’incontro con un padre ‘single’ rumeno assistito dalle varie componenti di progetto e che non appena era riuscito a trovare una casa dove potere vivere con i figli, ha avuto dei gravi problemi di salute. Nella sua storia, l’accompagnamento dei tre figli in una casa famiglia dove gli operatori non hanno mai perso di vista il contatto con il padre che ha lottato per mesi tra la vita e la morte, la speranza di ripresa dell’uomo che non è attualmente in condizioni di lavorare, la ricerca continua di soluzioni che possano migliorarne la vita e favorirne l’autonomia sono state raccontate con i semplici gesti della accoglienza e della gratitudine.

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