Nati il 4 Luglio: Teverolaccio, la nascita di una Comunità
di slowfoodcampania
Nati il 4 luglio
Il 4 luglio 2017 è una data che resterà impressa nella storia del Casale del Teverolaccio. Dopo la cerimonia di consegna del Premio “Don Peppe Diana” a Casal di Principe, il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, compie ancora qualche chilometro e raggiunge il Teverolaccio a Succivo.
È una serata intima, tra pochi amici della rete delle organizzazioni locali Geofilos Legambiente e la Cooperativa Sociale Terra Felix. Ed è qui che Carlin ci anticipa il progetto che solo l’anno successivo avrebbe rivelato a Terra Madre: la nascita delle Comunità Slow Food, ovvero il riconoscimento all’interno dell’associazione di tutti quei gruppi di persone che, con un progetto o in un territorio, tutelano e preservano la biodiversità. Gli sembra assolutamente in linea con quanto ascolta e vede al Teverolaccio e che – con il progetto Teverolaccio Rural Hub – assumerà la sua nuova forma.
I diritti del cibo
Antonella Mignacca, responsabile dei progetti di Comunità per Slow Food Campania, così racconta cosa sono e come nascono: “Il cibo è un bene comune e in quanto tale non può essere lasciato in mano al mercato o a politiche troppo lontane dalle persone. Slow Food da sempre ha intuito che i cambiamenti di paradigma potevano avvenire solo valorizzando qui luoghi, le comunità, dove possono essere reinventate forme di convergenza tra natura, produzione e cibo e il territorio.
Nell’ultimo congresso internazionale del 2018, la nostra associazione ha rilanciato l’idea di comunità allargandola alle nuove tematiche portate al congresso come migrazione e crisi climatica. È con lo strumento delle comunità che l’Associazione prende nuove forme: oltre alle comunità che nascono intorno alla tutela di un prodotto, in questi due anni abbiamo visto nascere in Campania diverse comunità tutte impegnate su temi e obiettivi specifici, un esempio è la Comunità Africana costituita da giovani attivisti che promuovono l’integrazione e lo sviluppo dei paesi di origine o la Comunità del Monte Mutria nata nelle area appenninica del beneventano in cui diversi attori fanno rete per valorizzare le produzioni locali.
Cos’è una Comunità Slow Food
Ci troviamo spesso, davanti a persone comuni che si ritrovano insieme a dover dare risposta ad un bisogno che investe direttamente il proprio territorio. In questa pandemia ogni comunità ha attivato in maniera spontanea delle forme di aiuto per chi ne aveva bisogno. Raccolta e ridistribuzione di cibo utilizzando spesso prodotti spesso provenienti dai campi dei contadini della rete Slow Food, attivazione di micro filiere risultate prove concrete di modelli di filiera innovativa del cibo in cui produttori e commercianti mettevano a disposizione spazi o prodotti senza nessun ricarico ma come reciproca solidarietà favorendo l’incontro tra piccoli produttori che avevano problemi di invenduto e consumatori che avevano difficoltà di approvvigionamento.
Energia ed entusiasmo si traducono in azione concrete, le motivazioni sono forti e non basta più aspettare fare insieme è la cosa più logica. Mettersi in cammino stando fermi nei nostri territori diventa la cosa più rivoluzionaria. Le persone hanno bisogno di “luoghi” dove esercitare pratiche partecipative e trasformative, luoghi inclusivi dove ognuno faccia la propria parte per l’unico futuro che abbiamo dentro e fuori l’associazione”.
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