??VALORIZZAZIONE PRODOTTI NON LEGNOSI: ANALISI E RIFLESSIONI A CONCLUSIONE DEL CORSO
di wwfsannio
LA RACCOLTA DEI PRODOTTI FUNGINI E VEGETALI DEL SOTTOBOSCO.
Si è conclusa l’azione 16295 del progetto Sve(g)liamo la dormiente riguardante la formazione tesa a valorizzare i prodotti secondari del sottobosco nell’area del Taburno-Camposauro. L’azione si è articolata in due macroaree incentrate sulla conoscenza di funghi e piante, a cui sono state dedicate rispettivamente tre giornate nell’autunno 2021 e tre nella primavera 2022.
L’azione ha avuto l’obiettivo di valorizzare, in un’ottica sostenibile e rispettosa, i prodotti secondari del bosco. Secondari perché la prima risorsa è sostanzialmente identificata come materiale legnoso mentre, sotto il punto di vista tecnico, gli altri prodotti “raccoglibili”, come funghi, piante ma anche molluschi e anfibi, sono considerati prodotti accessori, difficilmente quantificabili, spesso intermittenti per la loro presenza e quindi non principali nell’inquadramento economico degli ecosistemi forestali.
Risorse pregiate ma delicate
Tali prodotti, soprattutto i miceti, sono soggetti ad intensa ricerca dato l’alto valore che aggiungono nell’aromatizzare un pasto. Tuttora, la frenesia nella raccolta di alcune di queste specie surclassa le regole di buonsenso atte a sopravvenire la degradazione degli ambienti boschivi. In altri casi, come per molte specie di piante, l’utilizzo è diventato desueto portando nel dimenticatoio molte tradizioni che legavano le popolazioni rurali agli ambienti naturali della montagna. In altri casi la raccolta è concentrata solo su poche specie, quando invece sarebbe possibile sfruttarne altre estremamente abbondanti ed in alcuni anche invasive.
Giocando nello squilibrio tra eccessi nei comportamenti dei raccoglitori ed inesperienza sulle potenzialità della biodiversità sfruttabile, abbiamo pensato di sviluppare dei corsi per far approcciare i cittadini più volenterosi alla raccolta di questi prodotti, tentando anche di coinvolgere persone, enti ed associazioni presenti sul territorio. All’inizio si è pensato di svolgere delle lezioni teoriche in classe e poi di integrare con visite in campo. Poi, il Covid-19 ci ha limitato nelle nostre scelte costringendoci ad evitare eccessive aggregazioni ed evitare gli spazi chiusi, indirizzandoci solo verso giornate di campo in cui abbiamo programmato i corsi in formato di micro-lezioni itineranti. Abbiamo selezionato poche informazioni, le fondamentali, le abbiamo spiegate e le abbiamo applicate subito in luogo. Parallelamente abbiamo accompagnato il tutto con riconoscimenti tassonomici e consigli sull’identificazione. A nostro modo di vederla, osservando le reazioni della gente, le domande, i sorrisi ed in alcuni casi anche lo stupore, è stato un bel successo.
La cronaca delle 6 giornate
Per le attività svolte per i funghi abbiamo distribuito le attività in più aree dell’areale del Taburno Camposauro. La prima giornata si è svolta a settembre nelle faggete nei dintorni della piana del Camposauro dove la raccolta di specie fungine non è stata abbondante ma si è riusciti a sopperire con raccolte provenienti dai non vicinissimi monti Aurunci, destando l’interesse dei cittadini verso specie buone commestibili delle quali si ignorava la presenza.
Il secondo appuntamento, svoltosi a distanza di una settimana, è stato svolto nella foresta demaniale del Taburno, con il permesso della Regione Campania. Un luogo sorprendente per bellezza e per le specie presenti. Alla stessa maniera delle uscite precedenti, i “corsisti” hanno avuto grande piacere di scoprire nuove specie di fungi, capire come raccoglierle e percepire la diversità del mondo che li circondava. Dal punto di vista formativo siamo riusciti a far vivere nuove esperienze ed incrementare la conoscenza.
La terza giornata si è svolta invece in Via Rosato, nel territorio di Cautano nel mese di Ottobre, dove anche si è potuto rinvenire grandi quantità di specie differenti di funghi ed al quale è stato possibile associare un pranzo presso L’Antico Rifugio del Tasso gestito dall’amico Giovanni Auriemma.
Finito il periodo dei funghi l’attenzione è passata alle piante. Nonostante il livello di allerta sulla pandemia fosse drasticamente diminuito si è comunque continuato e pensare che il formato di didattica in loco fosse la soluzione migliore per far appassionare le persone all’attività della raccolta. Di conseguenza, con la collaborazione del gentilissimo Giovanni Auriemma, abbiamo riproposte le attività di lezioni itineranti nei pascoli che circondano L’Antico Rifugio del Tasso in via Rosato, alle pendici del massiccio del Camposauro.
Per attuare il corso si è fatto riferimento a due persone di elevata professionalità e passione rispetto al mondo delle erbe e che conoscono bene le piante del territorio. Francesca Gerardo ed Aurelia Palmieri, entrambe socie del CAAT (Cultura, Arte, Ambiente e Territorio), oltre ad offrire la loro collaborazione si sono appassionate all’attività che pensavamo di compiere ed hanno dato il meglio di loro. Francesca ha fatto capire ai corsisti l’importanza delle erbe nel contesto storico e sociale del territorio sannita mentre Aurelia ha mostrato impegno e talento nel riconoscere le piante e nello spiegare i loro usi. Durante le tre giornate abbiamo osservato un certo aumento di interesse, a comprova, molti iscritti del primo giorno di corsi hanno voluto replicare l’esperienza.
Un’occasione di sviluppo locale
Per quello che abbiamo visto, per la partecipazione e per le adesioni rispetto alle attività proposte, questo tipo di azioni possono seriamente diventare un volano per il territorio del Taburno Camposauro che soffre di una seria carenza in termini di esperienze naturalistiche legate alla conoscenza delle specie, alle loro caratteristiche ecologiche e perché no, quando possibile, al loro sfruttamento responsabile. C’è da fare attenzione a quanto detto fino ad ora, quello che è stato proposto durante questi tre anni, nell’ambito del progetto Sve(g)liamo la Dormiente, non è di certo una soluzione rispetto a diverse problematiche sociali presenti sul territorio. Emigrazione, mancanza di lavoro non si risolvono raccogliendo piante e fungi in bosco ma, con un approccio legato a tante attività con collaborazioni ed esperienze, una via si può trovare. In questa attività abbiamo instaurato solidi legami: con la Regione Campania ed i suoi dirigenti, Flora Della Valle ed Aniello Andreotti, che ci hanno permesso di studiare i funghi della Foresta Demaniale del Taburno; con l’Ente Parco del Taburno-Camposauro che ha dato il benestare e ci ha permesso di effettuare giornate studio nel suo areale. In particolare, il Presidente dell‘Ente Costantino Caturano che si è mostrato disponibile a condividere quanto sta facendo ed ha incentivato l’attività con le sue idee. Un ringraziamento forte va all’ASL di Benevento ed ai suoi Micologi. In particolare, la dottoressa Silvana Malva che ha messo a disposizione le conoscenze del centro di riferimento della rete regionale degli ispettorati micologici della Regione Campania sulla raccolta dei funghi epigei. Nella rete che si è creata e che include anche altre associazioni partner del progetto, singole persone o ristoratori, ognuno ha fatto il suo, chi per dovere e chi per piacere, e nessuna sovrapposizione si è creata tra le diverse figure, lasciandoci anche immaginare che abbiamo dato la possibilità di rafforzare alcuni legami tra le altre figure. Un po’ come succede negli ambienti naturali, quando una rete di interazioni si arricchisce di più attori gli ambienti diventano più stabili. Oggi, con quanto abbiamo riscontrato dalle nostre attività, possiamo dire con certezza che qualcosa di bello lo abbiamo fatto.
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