Avis Campanedda, in estate riparte la battaglia per la raccolta sangue

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L’inizio dell’estate in Sardegna ripropone il solito, annoso problema. No, non parliamo degli incendi, bensì della disponibilità di sacche di sangue negli ospedali dell’Isola. Regolarmente, in questo periodo, scatta l’allarme rosso perché, nonostante gli arrivi di tanti turisti, nei centri di raccolta e nelle autoemoteche si registra un evidente calo di donatori. Ed è proprio ora che le associazioni di volontariato del settore devono raddoppiare gli sforzi. È il caso, per esempio, dell’Avis comunale di Campanedda, a Sassari. «Abbiamo aperto la nostra sede nel 2005», racconta Loreta Loi, dal febbraio 2015 presidente dell’Avis Campanedda. «Siamo una delle 34 distribuite in questo territorio, forse la più piccola per numero di abitanti ma certamente la più estesa: comprende nove borgate della municipalità della Nurra, compresa quella dell’Argentiera. Praticamente arriviamo alle porte di Alghero, dunque parliamo di case sparse in campagna».

Al 31 dicembre 2022 risultavano in tutto 250 soci, tra fondatori e donatori, ai quali si aggiungono 30 collaboratori a prestazione che aiutano solo ed esclusivamente nel servizio del 118 emergenza-urgenza. Tra le attività svolte, naturalmente, spicca la raccolta sangue, che viene fatta mensilmente e disgregata nelle borgate di Campanedda, Palmadula, Stintino e Bancali. Poi il trasporto di infermi, malati e anziani nei centri ospedalieri più vicini, per visite di controllo o analisi, con l’ausilio dei due mezzi di trasporto acquistati dall’associazione. «Organizziamo anche eventi pubblici per sensibilizzare la popolazione alla raccolta sangue. In particolare, ci rivolgiamo a bambini e ragazzi», sottolinea la presidente Loi. «L’ultima festa è stata proposta poco prima della pandemia. Poi, come tutti, ci siamo dovuti fermare. In occasione del carnevale, per esempio, eravamo tutti mascherati ma ne abbiamo approfittato per spiegare l’importanza della donazione del sangue, le modalità, le finalità e il percorso del sangue dal donatore al ricevente. In futuro porteremo nelle scuole questa campagna di informazione. A tre anni dalla comparsa del Covid, stiamo pensando di riprendere con l’organizzazione di eventi. Certo, come per tutte le associazioni, la nostra attività è stata frenata e complicata enormemente negli ultimi tre anni. Tuttavia, la nostra associazione ha registrato una crescita esponenziale che è stata sottolineata anche dall’Avis nazionale. Oggi raccogliamo 300 sacche di sangue all’anno (il massimo è stato raggiunto qualche anni fa: 361, quasi una al giorno). Siamo legati più al numero dei donatori prenotati che alla disponibilità dell’autoemoteca: vogliamo evitare spese eccessive a carico dell’associazione. Da vicepresidente vicario dell’Avis provinciale di Sassari, conosco bene i costi del medico e degli operatori. Se ci sono poche prenotazioni, le dirottiamo in altre strutture».

Non mancano le difficoltà. «Sono prevalentemente di natura burocratica. Le modalità di iscrizione al Runts ci stanno facendo impazzire. Perciò preferiamo concentrarci sui progetti. Vorremmo aprire un centro prelievi nella zona da noi servita, per evitare a tanti anziani o a persone che non hanno la patente di guida di arrivare sino a Sassari con i mezzi pubblici. Basterebbe avere a disposizione un infermiere, che può andare anche a domicilio. Siamo legati alle autorizzazioni di Regione, Comune e Asl di Sassari. Stiamo mettendo tutti i tasselli a punto, per offrire un servizio sempre più efficiente per chi vive fuori città. Vorremmo avere anche una postazione di emergenza-urgenza tutto l’anno: per il momento è operativa soltanto d’estate. Anche in questo caso siamo legati alle risorse finanziarie. Ma non abbiamo perso le speranze», conclude Loreta Loi.

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