Con “Digit@l Avis” la cultura del dono “aggancia” i più giovani
di gilda sciortino
Parlare di sangue e della cultura del dono utilizzando un linguaggio più adatto a raggiungere i giovani. È, infatti, con il progetto “Digit@l Avis” che l’Avis comunale di Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa, punta a coinvolgere le nuove generazioni facendo breccia nel loro cuore per avvicinarli a un mondo che, se non conosciuto, può non risultare affascinante.
«Grazie a questo progetto abbiamo digitalizzato l’Avis, promuovendo la donazione del sangue partendo da specifici temi che attengono al nostro mondo – spiega Benedetta Restia, pedagogista, responsabile dell’intervento sostenuto da Fondazione CON IL SUD -. Ogni mese lo dedichiamo a un tema e lo affrontiamo pubblicando ogni martedì un approfondimento, per poi concludere la nostra riflessione il confronto che ne nasce con un video. Solo per fare qualche esempio, gennaio lo abbiamo dedicato alla nutrizione, per esempio parlando di obesità e anoressia. Febbraio sarà il mese del bullismo, mentre marzo dell’endometriosi perché ci sarà la Festa della Donna. Cerchiamo di essere attuali e parlare un linguaggio comprensibile da tutti».
Un lavoro quotidiano, quello che portano avanti i volontari della sezione ragusana dell’Avis, puntando sempre di più alle nuove generazioni.
«Lavoriamo per fare capire che il dono del sangue non consiste solo nel farsi le analisi – afferma Maria Concetta Cilia, pezzo portante della segreteria –, ma nell’aiutare chi ha bisogno. Il nostro obiettivo è coinvolgere almeno 50 giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni, fascia molto complicata da coinvolgere. Succede con più facilità quando nelle loro famiglie ci sono già dei donatori. Sul territorio, così come nelle scuole, non è semplicissimo anche perché spesso manca la collaborazione proprio da parte di direttori didattici e insegnanti».
In tutto 901 i soci con cui si è chiuso il 2022, mentre sono state 1249 le sacche, tra sangue e plasma, raccolte lo scorso anno. Dai 25 ai 40 anni l’età media dei soci, mentre dai 40 ai 60 quella dei donatori.
«Rispetto all’anno scorso – aggiunge la Cilia – abbiamo avuto solo 5 diciottenni che si sono avvicinati all’Avis, contro gli 80 degli anni precedenti, La pandemia ha creato non pochi problemi anche di accesso nelle scuole, dove ancora abbiamo qualche difficoltà a fare ingresso. Non sappiamo del tutto perché. La verità è che i giovani vanno stuzzicati costantemente, non solo un giorno ogni tanto. Hanno bisogno di costanza per innamorarsi dei nostri messaggi, quindi anche rispetto alla donazione del sangue».
Prezioso in questo processo, il progetto “Digit@l Avis”.
«Lo dimostra il fatto che la pagina Instagram dedicata sta avendo grande successo – conclude la Restia -. È un percorso lungo, ma pieno di soddisfazioni. Importante, per noi, insistere con le scuole anche perché, attraverso i ragazzi, possiamo raggiungere gli adulti, i genitori. Un intervento che, alle elementari parla di apparato circolatorio legato al programma di scienze che i bambini seguono, alle medie di gruppi sanguigni, mentre alle superiori di pressione arteriosa per poi introdurre e raccontare il mondo Avis e il concetto di volontariato connesso. È una crescita comune che parla all’intera comunità».
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