Per l’8 marzo uno spot da “favola”
di gilda sciortino
C’era una volta, anzi più volte, una bellissima ragazza innamorata di un meraviglioso principe che un giorno lanciò un incantesimo che non le permetteva di vedere la realtà delle cose. Tutti gli amici le facevano domande che non capiva e le raccontavano fatti che, per colpa del maleficio, non riusciva a vedere. Le chiedevano perché sei infelice? Lei rispondeva che non era vero, che lei era tanto felice. sei infelice, le rispondeva che non era , che era molto felice.
Ha, così, inizio, quella che in molto casi sarebbe una favola che si dovrebbe concludere con il classico “e vissero tutti felici e contenti”, invece questa è una storia che accomuna moltissime donne vittime di violenza. Donne che, pur di non ammettere a se stesse che vivono e dormono con un orco, preferiscono pensare di vivere in un sogno. Dal quale, però, non tutte riescono a svegliarsi.
Da questa considerazione, ma anche grazie all’esperienza di un lavoro che va avanti dal 2008, “Le Pleiadi ODV” di Alcamo, ha realizzato e diffuso u nelle classi elementari e medie dell’Istituto “Mirabella” del comune trapanese, uno spot che si realizza anche grazie a Fondazione CON IL SUD nell’ambito del bando che sta sostenendo direttamente le ordinarie attività di 152 organizzazione di volontariato del Sud.
Invece di aspettare il 25 novembre, Giornata nazionale contro la Violenza sulle donne, quale migliore occasione per ricordare, attraverso i dati del Servizio Analisi Criminali del Dipartimento Della Pubblica Sicurezza Direzione Centrale Della Polizia Criminale, che al 6 marzo 2022 13 delle 46 vittime di omicidio sono donne, 12 delle quali uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 8 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner.
Passano, poi, da 26 a 20 i delitti commessi in ambito familiare/affettivo. Rispetto allo stesso periodo del 2021, risulta in flessione anche il numero di omicidi commessi dal partner o ex partner, che da 15 scendono a 8, nonché quello delle relative vittime donne (da 13 a 8).
«Dopo l’esperienza positiva del video “La mia regina”, realizzato per il 25 novembre 2020 – spiega l’avvocato Elisa Palmeri, presidente dell’Onlus “Le Pleiadi” – abbiamo deciso di continuare ad adottare un linguaggio diverso. Non ne possiamo più di parlare di femminicidi attraverso i soliti convegni e le iniziative che snocciolano solo dati, senza offrire risposte concrete. Volevamo fare entrare le persone nella storia di una violenza, in quel meccanismo che non vede mai le donne affermare che vivono con un orco. Dicono tutte che si tratta di una persona buona, che il litigio è avvenuto per cause poco importanti. L’acquisizione della consapevolezza è un processo molto lungo. Bisogna comprendere che non esistono raptus, non c’è nessuna malattia; è un problema del maschio che deve esercitare la sua forza sulla donna, che lui vede sempre e solo come un oggetto, il prolungamento del suo corpo».
Un lavoro costante, quello portato avanti dall’associazione, che dal 2019 ha accolto le richieste di una cinquantina di donne, dando loro aiuto attraverso il semplice dialogo telefonico, incontrando la psicologa o la legale dello sportello, ma anche inserendole in una casa a indirizzo segreto nei casi – non pochi assolutamente – in cui lei e i suoi figli rischiano la vita. .
«Per noi la soluzione della casa a indirizzo segreto non dico che sia una sconfitta – aggiunge la presidente – ma è una scelta dolorosa perché, ad andare via da casa dovrebbe essere l’uomo. Da quando c’è il Codice Rosso, però, fortunatamente i provvedimenti cautelari sono diventati molto più efficaci , ma anche più facili da ottenere, consentendo alla donna di non essere sradicata dal suo ambiente. Al fine di essere ancor di più concreti, abbiamo firmato un protocollo d’intesa con l’Ordine dei Commercialisti per dare modo alle donne di sapere quali sono i benefici ai quali fare riferimento per riprendere in mano praticamente la loro vita»
Fondamentale questo passo perché, nella maggior parte dei casi, la donna viene ricattata in quanto non ha lavoro e disponibilità economiche per lasciare la casa insieme ai propri figli.
«È un percorso composto da tante tappe che ci rende felici quando, come nel caso di una donna che anni fa venne accompagnata da alcune amiche, perché subiva violenze di ogni genere da ben 23 anni, dal silenzio che l’avvolgeva ha pian piano ricominciato a respirare, decidendo alla fine di raccontare apertamente la sua storia affiiché potesse essere d’esempio per tante altre donne. Questi sono i successi ai quali tendiamo perché le donne possano un giorno svegliarsi da quell’incantesmo che solo loro possono rompere».
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