Banco di solidarietà Santa Croce, quando l’accoglienza non è solo casa
di gilda sciortino
Partire dai bisogni primari, quelli che vanno dagli alimenti al vestiario per arrivare alla casa, facendo anche da interfaccia sul fronte occupazionale. Sono 164 le famiglie che vengono quotidianamente assistite dai volontari dell’associazione Banco di solidarietà Santa Croce che, dal 2009, è una realtà conosciuta per andare concretamente in aiuto ai cittadini di Bisignano, in provincia di Cosenza.
«I nostri utenti sono persone bisognose, poveri, emarginati, disadattati, senza tetto», spiega il presidente, Mario Perri. «Parliamo di 3 o 4 componenti a famiglia, quindi in tutto circa 500 persone, ma si tratta di un dato che, soprattutto negli ultimi sei mesi, continua a crescere. Succede ora perché probabilmente il taglio del reddito di cittadinanza sta cominciando a fare sentire le conseguenze, evidenziando il problema di mancanza di lavoro che, purtroppo, dalle nostre parti si sente sempre molto».
Poco più di 10mila gli abitanti di questo piccolo comune calabrese dove, nel tempo, il fenomeno della disoccupazione, se prima riguardava principalmente la popolazione immigrata, ora coinvolge soprattutto i cittadini locali.
«Oggi chi ci chiede aiuto sono più calabresi che stranieri», prosegue Perri, «ma per noi non ci sono differenze, cerchiamo di essere un punto di riferimento per tutti. Come dicevano prima, facciamo da interfaccia tra chi cerca lavoro e gli imprenditori, soprattutto quelli agricoli perchè la nostra è una zona di grandi coltivazioni. Al momenti ci sono circa 4 industrie che si sono rese disponibili e ci fa piacere. Questo soprattutto per gli uomini. Le donne, invece, cercano di essere impiegate come badanti o nei servizi alla persona».
Importante il lavoro che viene condotto dai volontari, oltre un trentina quelli in campo ai quali, nel tempo, si sono aggiunte due famiglie aiutate dall’associazione, che due volte alla settimana collaborano nella distribuzione dei viveri insieme ai ragazzi del servizio civile. Un contributo che serve anche da esempio per altri.
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Un’ associazione, il Banco di solidarietà Santa Croce, nata dentro il percorso di Comunione e Liberazione che porta vivere la carità come esperienza di vita. Un esempio per fare qualcosa di ancora più concreto. L’idea era realizzare una casa di accoglienza per le donne ucraine che arrivavano in Italia. Un luogo utilizzato nell’ambito del Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI).
«Abbiamo chiesto alla diocesi di Cosenza-Bisignano e al parroco, Don Cesare De Rosis, di concederci in comodato d’uso gratuito l’ex casa canonica, abbandonata e fatiscente, della chiesa di Santa Maria de’ Iustitieris. L’abbiamo ristrutturata realizzando 11 posti letto», aggiunge il presidente dell’associazione, «e, grazie all’aiuto di Fondazione Con il Sud, abbiamo acquistato gli arredi, rendendo la struttura estremamente accogliente. Improvvisamente, però, abbiamo saputo che le ucraine non volevano scendere al di sotto di Roma, quindi abbiamo dovuto pensare a un diverso utilizzo della casa. Ci sembrava, quindi, logico mettere la struttura a disposizione per quei cittadini che arrivavano attraverso gli sbarchi. Del resto era tutto pronto. Ironia della sorte, però, non avendo esperienza pregressa, ci è stato impossibile averle affidata».
Così, oggi è il Comune che la gestisce, dando accoglienza a 10 migranti.
«Ciò che ci fa credere che siamo sulla strada giusta è che, quando chiediamo aiuto, la comunità risponde. È stato così nel momento in cui dovevamo ristrutturare la casa», conclude Perri «perché in tanti si sono messi a disposizione senza chiedere nulla. Un do ut des che arricchisce tutti. Prova ne è che, a gennaio, due nostri volontari ex insegnanti si metteranno a disposizione per fare doposcuola intanto a 14 ragazzi stranieri che frequentano la scuola media. Ovviamente ci auguriamo che aumentino i volontari per formare una squadra di maestri pronti ad accompagnare numerosi altri giovani lungo un pezzo della loro lunga vita»
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