A Misiliscemi la pubblica assistenza ispira un processo virtuoso di integrazione
di gilda sciortino
Fresca, effervescente, dinamica anche dal punto dello sprint mentale, “Il Soccorso Odv”, piccola realtà di pubblica assistenza dell’hinterland trapanese, si è conquistata il ruolo di associazione di volontariato per eccellenza di un territorio di poco più di 8mila abitanti. Una storia particolare, la sua, in quanto i suoi 25 anni di vita sono veramente tanti se li mettiamo a confronto con l’età del Comune in cui ha la sua sede sociale. Misiliscemi è stato, infatti, istituto nel 2021 per distaccamento della città di Trapani con un consiglio comunale eletto solo nel novembre 2022.
«Nasciamo 25 anni fa per sopperire alla mancanza di assistenza sanitaria specialmente durante la notte, quando non c’erano ambulanze – racconta il presidente, Pino Aceto -. Nel tempo ci siamo evoluti attraverso attività di varia natura, dalla protezione civile ai servizi socio-sanitari più generali, facendo anche una grande attività di informazione e formazione della cittadinanza. Siamo, infatti, presenti sui social – Facebook, Instagram e anche Tik Tok – così come su Youtube dove abbiamo un canale nel quale i nostri giovani pubblicano dei clip con foto e documenti dal titolo “centoventiminuti di…”. Molto seguito. Non ci facciamo mancare neanche il blog».
Un servizio capillare, quello offerto da questa realtà di volontariato impegnata nel sostegno agli sbarchi di migranti nel Porto di Trapani, come anche nelle attività di antincendio boschivo e di monitoraggio per i rischi di natura idrogeologica, mettendo a disposizione i propri mezzi e la professionalità di circa 40 operatori volontari per i quali il dare conta molto più del ricevere.
Un servizio, quello prestato, tanto particolare da essere stato considerato un modello.
«Siamo stati di ispirazione per un processo virtuoso di integrazione di giovani migranti – prosegue il presidente – che abbiamo potuto realizzare anche grazie all’aiuto che ci ha dato Fondazione CON IL SUD nel 2015. Possiamo, però, dire con orgoglio che il progetto non si è mai concluso, anzi è stata un’opportunità che ci ha consentito di guardare avanti integrando in associazione giovani migranti. Ne sono rimasti tre, selezionati nei centri di accoglienza dopo una loro disponibilità, che oggi sono soccorritori integrati nel nostro team. Lavorano con noi nell’accoglienza a tutti i migranti che arrivano a Trapani, una frontiera sulla quale sbarcano direttamente o arrivando da Lampedusa. Un progetto che ci è stato riconosciuto quale modello perché siamo stati i primi a realizzarlo in rete insieme ad altre associazioni. La presenza di questi tre giovani nella nostra associazione ci permette di guardare a esperienze culturali differenti, capaci di arricchirci come persone e come volontari».
Un’attività costante e in crescita che si sostanzia in circa settecento servizi ordinari all’anno con l’ausilio di sei ambulanze, otto autovetture, di un mezzo speciale per il trasporto dei pazienti diversamente abili, di tre fuoristrada, un modulo AIB, con una percorrenza media annuale che supera il mezzo milione di chilometri. Glorioso e ricordato da molti anche il servizio di assistenza prestato al Trapani Calcio per ben undici anni, sino al fallimento della società.
«Non solo assistenza, però, ma anche e soprattutto la creazione del piano sanitario per lo stadio – dice ancora Aceto -. Più recentemente, invece, siamo reduci da un’esercitazione di protezione civile che abbiamo realizzato per il secondo anno in una struttura abbandonata, un ex Centro Sociale a Salinagrande, in una contrada di Misiliscemi, che abbiamo acquisito e che stiamo pian piano ristrutturando con le nostre forze. Abbiamo lanciato anche un crowdfunding per condividere questo progetto con la comunità ( https://www.gofundme.com/f/restaurare-la-sede-sociale-il-soccorso-odv). Da qualche anno abbiamo deciso di creare un momento di incontro con la cittadinanza che abbiamo intitolato “Orange Springs”, un appuntamento che cade nel primo weekend utile dopo l’equinozio di primavera secondo un’idea di riequilibrio tra i nostri ideali e quelli del territorio».
Per poi sviluppare la sensibilità nei confronti dell’ambiente, periodicamente prende vita “Orange bike”, attività di promozione dell’uso della bicicletta che, attraverso una passeggiata su due ruote, sensibilizza facendo conoscere l’associazione. Senza dimenticare i corsi tutt’ora attivi “BLS Healthcare Provider” di American Heart Association, di cui la “P.A. Il Soccorso” è dal 2016 un Training Site affiliato al “Centro Internazionale di Formazione Tecnici del soccorso”. “I’ve got a friend in me”, invece, è il progetto promosso nel 2018 insieme alla Cooperativa “Badia Grande” per portare avanti un corso sul primo soccorso rivolto agli ospiti di un centro di accoglienza.
Un territorio difficile quello in cui operate?
«I problemi sono quelli legati a una condizione di rischio per dissesto idrogeologico. L’anno scorso, per esempio, siamo stati coinvolti in una terribile alluvione causata dall’ esondazione di un torrente che ha distrutto parte del territorio, una contrada chiamata Farinagrande e, con essa, questa nostra sede che stiamo ristrutturando perché allagata. Danni che non ci ripaga nessuno. Facciamo tanta vigilanza proprio per la presenza dei torrenti, ma anche molta informazione alla cittadinanza sulle tematiche di protezione civile e di primo soccorso. Fortunatamente la città accoglie tutto con favore, ma la fatica è tanta».
Facile diventare operatori della vostra associazione?
«Assolutamente si, ma abbiamo difficoltà nel trovare nuove risorse perché i giovani sembrano non essere attratti da tematiche di carattere sociale e legate al volontariato. Da settembre a ottobre di ogni anno lanciamo la campagna di adesione per i nuovi soci e le nostre porte, allora come sempre, sono aperte a tutti. Abbiamo anche programmi di comunicazione particolari che abbiamo scritto e portiamo in giro, come “La mano sul cuore”, tenendo corsi nelle aule scolastiche o dove vengono richiesti sul primo soccorso. Con l’Orange Mob, infine, invadiamo le piazze e in 15 minuti installiamo stand dove, con manichini e al ritmo di “Stayin‘ Alive”, invitiamo a unirsi a noi per conoscerci meglio. Per fortuna il volontariato è fatto di passioni, ma dico anche che purtroppo l’entusiasmo degli inizi può essere momentaneo».
Una realtà che conosce bene il valore dell’impegno e della professionalità ponendosi grandi obiettivi, consapevole dell’importanza della memoria come quella che fa guardare alle sue origini. A dare vita all’associazione, infatti, 25 anni fa, è stato Giuseppe Aceto, padre dell’attuale presidente, la cui storia si lega a quella del territorio perché fu soccorritore e sopravvissuto al terremoto di Gibellina, in seguito al quale decise di fondare l’associazione.
Era, infatti, la notte del 15 gennaio, quando una scossa di magnitudo 6.1 colpì la Valle del Belice tra Agrigento e Trapani, causando danni gravissimi ai comuni di Gibellina, Salaparuta, S. Ninfa, Montevago, Partanna, Poggioreale e Santa Margherita Belice che, all’epoca, non erano classificati sismici. Nel video https://youtu.be/1jobo4J_xTc la sua storia, quella del terremoto, degli abitanti sopravvissuti in ogni Comune, per un viaggio ricco di emozioni sia per chi la storia la conosce bene sia per quanti non ne hanno mai sentito parlare e grazie a questo documento possono non vedere svanire la propria memoria.
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