Osare per offrire un servizio che fa la differenza
di gilda sciortino
La pandemia ha sicuramente messo alla prova tutti, ma per chi lavora con e nell’emergenza è servita come banco di prova per verificare la capacità di fare squadra ed essere veramente utile. Un test non solo dal punto di vista organizzativo, ma anche umano, come quello che ha avuto la capacità di superare l’’associazione “Pubblica Assistenza Paceco Soccorso Odv“, guardando nell’immediatezza ma anche in prospettiva le situazioni in cui era richiesta la sua presenza.
In tutto 150 i volontari che ruotano nell’associazione, una trentina tra soci sostenitori, volontari attivi, occasionali e dipendenti di questa realtà che opera a Trapani e in tutta la provincia, facendo capo all’Anpas, quindi alle Pubbliche Assistenze.
«Il Covid ha stravolto anche il nostro modo di guardare avanti – spiega la presidente Rosanna Di Maggio – perché ha dato una svolta a tutto ciò che prima consideravamo normalità. Diciamo che, anche se non più grave come prima, il Covid non è finito, infatti le ospedalizzazioni ci sono sempre, ma la popolazione crede che sia come una normale influenza, magari è anche stanca, e ha abbassato il livello di guardia. La nostra associazione, grazie a una convenzione sottoscritta con l’Asp di Trapani, si occupa di emergenza ospedaliera rispondendo alle richieste come quelle relative alle provette da prelevare e portare nei laboratori, ai campioni istologici, ai referti e agli screening, interagendo con le farmacie dei nosocomi. Parlo di emergenza perché i centri trasfusionali sono solo a Marsala e a Trapani e le sacche del cosiddetto “oro rosso” devono essere trasportate in tutta la provincia. Noi facciamo la spola».
Una grande responsabilità che richiede professionalità. Ma anche grande umanità, quando si tratta di occuparsi delle dimissioni dagli ospedali. Oltre 800 quelle effettuate l’anno scorso da quelli di Marsala, Alcamo, Castelvetrano, Mazara e Trapani; 83 quelle del solo gennaio 2021.
«Abbiamo, anche in questo caso, una convenzione con l’Asp per le dimissioni di pazienti positivi ma clinicamente guariti. Il Ministero della Salute ha stabilito che coloro i quali non hanno più necessità di ricevere cure in ospedale, devono tornare al proprio domicilio e, per evitare di nuovo il diffondersi della pandemia, viaggiare in contenimento protetto. Noi – prosegue la presidente – abbiamo il sistema di sanificazione necessario, quello di qualità che garantisce il non diffondersi del virus. Tutto questo richiede grande sensibilità perché, chi si ammala di Covid, viene abbandonato dai familiari, soprattutto se anziani. Noi li preleviamo e portiamo nei Covid Hotel dove vengono accuditi. Solo chi ha vissuto la realtà può capire il dramma di queste persone. Il fatto che la convenzione sia stata prolungata a giugno 2023 dimostra che siamo ancora in stato di allerta».
Un impegno che lascia il segno dal punto di vista umano. Quali sono gli aspetti positivi e quelli negativi?
«La cosa brutta del nostro lavoro è quando muoiono persone che conosci, ma anche le critiche negative di coloro che, se vedono per esempio un mezzo nuovo, credono che abbiamo ricevuto chissà quanti finanziamenti, mentre è tutto frutto dei nostri sacrifici. L’aspetto positivo è, invece, costituito dalla gente che ti vede, ti riconosce e ti sorride, ti bacia le mani e ti dice che siamo i loro angeli».
Un lavoro quotidiano che non prevede soste, che non ha pause festive, che non permette scoraggiamenti. Quando, infatti, viene riconosciuto e premiato da chi si accorge della qualità del servizio offerto, dà modo di dimenticare la stanchezza, inevitabile per un servizio di questo genere.
«Grazie, poi, al progetto “Paceco Soccorso – Volontariato 2021” – dice ancora la Di Maggio – abbiamo potenziato le attività dell’associazione permettendoci 14 ragazzi di servizio civile, 10 sanitari e 4 di protezione civile, risorsa infinita perché ognuno di loro, nella sua unicità sta dando una grande mano di aiuto all’associazione sia dal punto di vista di operatività sia per strutturare il sito, progettare le applicazioni per le prenotazioni, definire la carta dei servizi. Ragazzi meravigliosi. Anche grazie a loro osiamo vincendo le sfide contro noi stessi».
Particolare l’attenzione dedicata ai più giovani.
«Abbiamo anche un piccolo gruppo di giovanissimi. Li chiamo “Piccoli volontari crescono”, hanno tra i 15 e i 16 anni, la maggior parte di essi sono figli degli operatori in servizio attivo e stanno crescendo con l’idea che fare del bene è fondamentale per tutti. Con il progetto “Mare Mio”, per esempio, hanno distribuito porta cicche in spiaggia, ma hanno partecipato anche alle attività di clown terapia, come anche ai momenti di aggregazione che li hanno visti protagonisti cucinando per i più grandi. Tutto molto divertente, ma anche altamente istruttivo».
Un percorso, quello compiuto in questi anni, nel quale che ruolo ha la sinergia con altre realtà del territorio?
«Questo aspetto chiama in causa la nostra parola d’ordine che è “osare”. Lo dico perché, attraverso la collaborazione con le associazioni di tutta la rete Anpas, ci siamo lanciati in quella che è diventata un’avventura emozionante per tutti. Due anni fa mi hanno chiamato, chiedendomi se volevamo occuparci dell’assistenza sanitaria di una grossa produzione cinematografica americana che girava a Cefalù, Segesta, Castellammare, Siracusa, Erice e San Vito. Appena ho capito di cosa si trattava, ho chiamato tutta la nostra rete di pubbliche assistenze, trovando medici, infermieri e volontari che potessero essere di aiuto durante tutte le riprese, per esempio curando chi si slogava una caviglia o subiva il caldo di quei mesi. In tutto 4 mesi di programmazione per 4 giorni di riprese. Non un gioco. È stata la dimostrazione che la rete è fondamentale e che da soli non si va lontano. Abbiamo osato perché non tutti avrebbero accettato a occhi chiusi. Risultato? Oltre alla soddisfazione di avere a che fare con una realtà importante, grazie a questo lavoro abbiamo comprato due fuoristrada, uno dei quali è andato a Gorizia a soccorrere la popolazione ucraina che entrava in Italia».
Osare anche rispetto a cosa offrire al territorio.
«Con il 5X1000 abbiamo comprato 4 biciclette -conclude la presidente dell’associazione “Pubblica Assistenza Paceco Soccorso Odv” – che serviranno per andare in avanscoperta, durante le manifestazioni, laddove i mezzi non possono entrare facilmente, per esempio nel centro storico. Abbiamo anche due monopattini che usiamo allo scopo. Tutto questo per dire che, troppo spesso si preferisce continuare a mettere in campo interventi che già offrono altri, mentre dovremmo capire cosa manca e rischiare. Osare per essere veramente efficienti e utili».
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