Con Trinart l’arte narra la voglia di contaminarsi

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Era il 2011 e durante un tragitto in macchina per accompagnarli  in uno dei centri di accoglienza per  migranti del territorio di Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani, alcuni di questi giovani ospiti espressero  una semplice riflessione sulla necessità di avere un luogo fisico nel quale potere esprimere le proprie capacità, artistiche ma non solo.

Il luogo c’era, si trovava nella contrada di Fraginesi ed era la tipica casa di villeggiatura che in inverno non veniva sfruttata se non per qualche fine settimana, così ecco l’avvio di un periodo di rodaggio che ha animato la comunità con mostre fotografiche, cene multietniche, incontri d’arte e occasioni per confrontarsi tra le tante culture che frequentano il territorio anche grazie alle vicine strutture di accoglienza nelle quali risiedono profughi e rifugiati. Nel 2016, il passo in avanti con la naturale costituzione dell’associazione Trinart”, nome che porta nel cuore la Trinacria e l’amore per l’arte, esprimendo pienamente il concetto di incontro e contaminazione.

Se io fossi Giufà

«Le parole per noi sono molto importanti – afferma la  presidente, Alessandra Puccio – e lo dimostra la partecipazione costante ai laboratori di narrazione. All’ultimo che si è appena concluso hanno partecipato in tutto 20 ragazzi di età compresa tra i 15 e i 19 anni.  Cinque erano stranieri e venivano anche dal Bangladesh e dal Guatemala. Ulman, per esempio, aveva 15 anni, era originario del  Gambia e veniva dalla comunità di Trappeto.  Grazie a ognuno di loro abbiamo imparato tantissimo. Un laboratorio di racconti autobiografici  durante il quale, quando abbiamo chiesto quale fosse l’esperienza più importante della loro vita, tutti hanno risposto parlando delle relazioni con le sorelle, i nonni, la famiglia.  Storie uguali a quelle di tutti gli altri ragazzi di qualsiasi latitudine e longitudine, con i loro sentimenti, gli amori, le delusioni, i tradimenti. Ci insegnano continuamente quanto dovrebbe essere importante rallentare per guardarci attorno e  dare valore alle nostre e altrui esperienze».

Narrazione che ha coinvolto anche i più piccoli.

«Un risultato incredibile è stato il laboratorio di racconti su Giufà, personaggio letterario della tradizione orale popolare siciliana – prosegue la Puccio –  con i bambini che hanno giocato il ruolo di illustratori. Hanno partecipato quelli delle quinte classi della scuola elementare “Pitrè”, ognuno dei quali ha illustrato la propria storia realizzando un  libretto che ha portato a casa. Energia allo stato puro».

Quando si parla di bambini si pensa subito ai genitori e, se la mente va alle mamme, la prima idea da cui partire per coinvolgerle in attività di condivisione è la cucina, collante  di una comunità che oggi subisce le influenze di tante culture. Tra le tante attività organizzate negli anni, infatti, come dimenticare il corso di cucina tradizionale siciliana dedicato alla creazione delle arancine. È stato realizzato presso lo Sprar di Balata di Baida e ha prodotto un’arancina ganese veramente speciale, reale frutto di contaminazione culturale. Nel 2021, invece, in leggera fuoriuscita dal Covid, a dare modo ai castellamaresi di assaporare nuovi gusti sono state le donne africane che hanno animato e colorato la piazza del Comune con le pietanze tipiche dei loro rispettivi Paesi.

Un percorso che sottolinea l’importanza di scambiarsi anche sollecitazioni artistiche. “Trinart”, infatti, utilizza l’arte come mezzo di comunicazione, creando opportunità per favorire l’incontro tra stranieri e italiani. In tutto 23 gli artisti che hanno frequentato quella che è diventata anche una residenza d’artista inserita nella “Street Art in Sicilia – Guida ai luoghi e alle opere” di Mauro Filippi, Marco Mondino e Luisa Tuttolomondo (Dario Flaccovio Editore).

La natura tra le mani

«Sino a oggi gli artisti di street art che abbiamo ospitato sono stati 23 artisti e provenivano  da ogni parte del mondo – spiega Simona Nasta, vice presidente dell’associazione e curatrice dei progetti  artistici   – tenendo sempre presente che, alla base di tutto, c’è il concetto di  bene comune. Quanti sono gli spazi che non vengono utilizzati, come la nostra residenza, prima che decidessimo di farne la sede dell’associazione? La scelta che faccio rispetto agli artisti  è sempre in base alla loro condivisione dei nostri principi.  Ad agosto, per esempio, verrà la “Compagnia Fraternal“, un gruppo teatrale bolognese che condividerà con noi il suo percorso artistico. Sarà possibile assistere al suo spettacolo, ma soprattutto si potrà incontrare per comprendere sino in fondo il processo artistico che la anima.  Un altro elemento al quale teniamo è che gli artisti da noi ospitati abbiano e portino un tipo di arte non commercializzabile. È ciò che fa la differenza e che ci rende orgogliose di  esistere in questo territorio».

 

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