Così trasformiamo la posidonia sulle spiagge in materiale ecosostenibile
di rinnova
Volete conoscere il processo che Rinnova, realtà formata da esperti nel campo dell’ecologia marina, sta attuando all’interno di Start-UpBelice, per trasformare la Posidonia in una risorsa importante per progetti di ingegneria ambientale?
Si è conclusa la fase di sperimentazione che ci ha portati alla trasformazione di alcuni campioni pianta marina endemica presente solo nel Mediterraneo, che normalmente protegge le coste dall’erosione ma che in molte aree si deposita lungo la battigia rendendo poco piacevole la fruizione delle spiagge per i bagnanti: grazie al lavoro di prototipazione compiuto in questi mesi, siamo pronti per la realizzazione di biostuoie che potranno essere utili alla protezione delle dune della Riserva del Belice, minacciate da un lento ma pericoloso processo di erosione; in più, saranno sviluppati dei bio-compositi a base di Posidonia utili per altri servizi di orientamento all’informazione sulle specie presenti all’interno della riserva
Il processo è partito dalla pulizia in loco della Posidonia grazie ad un setaccio rotativo: è così che il contenuto salino e la frazione sabbiosa restano sulle spiagge in modo da non alterare gli equilibri sedimentari delle zone di intervento.
Parte integrante del processo di pre-trattamento è un sistema di lavaggio ad acqua dolce a cui segue la fase di essiccazione. Affinché il prodotto sia infatti utilizzabile per la produzione di materiale tessile da impiegare nei settori green (bioingegneria, bioedilizia…), è necessario ridurre il tasso di umidità. Il materiale viene sottoposto ad essiccazione in un deumidificatore a ciclo frigorifero con recupero degli estratti liquidi, macchinario che, lavorando ad una temperatura massima di 35°, permette nel giro di poche ore di raggiungere il tasso di umidità desiderato.
I residui ottenuti sono poi destinati alla successiva fase di lavorazione che avviene mediante linea produttiva Airlay, tecnologia innovativa di controllo delle pressioni di processo che permette la coesione meccanica delle fibre favorendo la formazione e il consolidamento e garantendo perfetta uniformità di distribuzione delle fibre sia longitudinalmente che trasversalmente. Una volta che le fibre sono state ben miscelate subiscono un processo di termo-formazione in cui calore e pressione permettono l’adesione delle fibre tra loro. In questo modo è anche possibile stabilire lo spessore del prodotto finale e la sua grammatura (da 150 a 3.000 g/mq). Al termine di questa linea di produzione si ottiene quindi un “tessuto non tessuto”/feltro in fibra naturale.
In seguito il feltro viene sottoposto ad un operazione di resinatura che può essere di due tipi: per colata, in cui viene appunto colata della resina sul feltro precedentemente predisposto in apposita forma; e sottovuoto, in cui tramite un meccanismo di aspirazione dell’aria avviene l’infusione della resina che viene adsorbita dal feltro stesso. Il risultato, una volta terminata la reazione esotermica della resina, è un biocomposito rigido capace di resistere alle sollecitazioni meccaniche.
Seguiteci per scoprire come questa nuova frontiera legata all’innovazione ambientale troverà applicazione all’interno della Riserva Naturale Orientata Foce del Fiume Belice e dune limitrofe!
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