Le aree di espansione naturale delle foreste
di centrogeomorfologia
Man mano che si procede con le attività di SPRINt, emergono ulteriori output, non ipotizzati nella fase iniziale, che risultano di notevole interesse sia per la pianificazione territoriale e sia per l’implementazione delle procedure metodologiche del progetto stesso. Uno di questi riguarda l’analisi del grado di espansione naturale delle foreste, un dato connesso allo spopolamento e all’abbandono colturale.
Cosa s’intende per espansione naturale delle foreste? Le superfici forestali possono subire ampliamenti più o meno ingenti e repentini in virtù di alcuni fattori naturali o antropogenici. Negli ultimi decenni, le foreste europee, soprattutto quelle dei paesi centro-orientali e del bacino del Mediterraneo, hanno registrato un’espansione sostenuta. In particolare, per l’area Mediterranea, le cause sono da ricondurre a motivi socio-economici, quali lo spopolamento, l’abbandono colturale e la riduzione della pressione zootecnica.
La metodologia di studio. Ai fini della realizzazione della Carta del Rischio di Incendio siamo partiti dall’analisi della cartografia esistente e, in particolare, della Carta Forestale della Regione Basilicata. La Carta, pubblicata nel 2004 sulla base dei rilievi operati nel 2003, rappresenta ovviamente una “fotografia” relativa all’anno di redazione. Si è deciso, dunque, di analizzare i dati dell’espansione forestale registrata nel Parco Nazionale Appennino Lucano-Val d’Agri-Lagonegrese a partire dal 2003 e fino al 2019, sfruttando le potenzialità del telerilevamento nei settori:
- LULC (Land Use/Land Cover): Uso/Copertura del Suolo
- LULCC (Land Use/Land Cover Change): Cambiamenti di Uso/Copertura del Suolo
Con l’utilizzo di immagini Landsat 5 TM, relative al 2003, e Landsat 8 OLI, per il 2019, è stato possibile testare e validare due diverse metodologie di Change Detection, ovvero un processo che misura il modo e l’intensità con cui le caratteristiche di una determinata area sono cambiate in un prefissato arco temporale. La metodologia che ha mostrato risultati più incoraggianti è conosciuta come “post-classification”, consistente nella realizzazione di Carte di Uso del suolo nel periodo di interesse e nella valutazione dei cambiamenti da una tipologia di uso all’altra.
Figura 1 – Immagini da satellite utilizzate per l’individuazione delle aree di espansione forestale nel periodo 2003-2019
I risultati. L’annual change rate (il tasso annuale d’incremento) del Parco è di circa 199 ettari annui. Dal 2003 al 2019, infatti, l’area ha registrato un incremento delle superfici forestali pari a 3.393,5 ettari con un tasso del 3.3%. Si tratta di un valore più basso rispetto a quello regionale, che si aggira intorno al 6%.
L’espansione forestale del Parco può essere riconducibile allo spopolamento? L’estensione delle foreste è spesso riconducibile al fenomeno dello spopolamento e al conseguente abbandono colturale, testimoniato dalla riduzione, negli ultimi decenni, della SAU (Superficie Agricola Utilizzata). La ridotta espansione forestale del Parco lascerebbe presupporre che quest’area abbia registrato un minor indice di spopolamento rispetto al resto del territorio regionale. Tuttavia, analizzando i dati ISTAT sul trend della popolazione dei comuni dell’area Parco, emerge che questi territori- ad eccezione di alcuni comuni- hanno sofferto delle stesse dinamiche di abbandono colturale e spopolamento rurale che riguardano l’intera Basilicata. In conclusione, il minor tasso di ricolonizzazione forestale rispetto a quello regionale non è tanto da rapportare a dinamiche della popolazione quanto alla percentuale di superficie del Parco coperta di boschi che è oltre il 70%, tale da non permettere un’espansione più consistente. Basti pensare che già nel 2003 l’indice di boscosità del Parco era più del doppio rispetto a quello regionale.
Figura 2 – Esempi di espansione forestale in alcune aree del Parco, rispetto alla Carta Forestale della Regione Basilicata, realizzata nel 2003
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