L’analisi degli incendi nel Parco dell’Appennino Lucano
di centrogeomorfologia
PROGETTO – La conoscenza delle superfici percorse dal fuoco è un requisito di fondamentale importanza ai fini del progetto SPRINt, in quanto consente di:
- mettere a punto gli algoritmi per l’individuazione delle aree percorse tramite l’utilizzo di immagini da satellite;
- individuare la severità del fenomeno e la capacità di resilienza dei sistemi naturali interessati.
Le aree percorse, inoltre, rappresentano un’informazione importante per la calibrazione e validazione della Carta del Rischio di Incendio.
Da cosa siamo partiti?
Dalla raccolta, la catalogazione e lo studio degli incendi che hanno interessato l’area del Parco Nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese e dall’analisi dei dati geografici del Catasto delle Aree Percorse dal Fuoco disponibili dal periodo che va dal 2005 al 2018.
I dati raccolti ci hanno permesso di valutare il numero di incendi e la superficie totale (boscata e non boscata) percorsa dal fuoco.
Le osservazioni iniziali.
Da questa analisi preliminare è emerso che:
- il maggior numero di incendi è stato registrato negli anni 2007, 2008, 2017 e il 2011 (in ordine di rilevanza). Basti pensare che solo nel 2007 sono stati bruciati quasi 400 ettari di superficie;
- guardando le tipologie di superfici percorse dal fuoco, le superfici boscate sono state quelle generalmente più colpite.
I primi risultati.
L’analisi consente di affermare che:
- il fenomeno degli incendi, pur presente nell’area del Parco, è sufficientemente contenuto, con valori, in termini di numerosità, più bassi rispetto alla media regionale e con un trend, a partire dall’ultimo decennio, decisamente decrescente;
- la superficie media dei vari eventi calamitosi è decisamente contenuta a testimonianza del fatto che il sistema di lotta attiva, all’interno dell’area di interesse, risulta essere efficiente.
La concentrazione del fenomeno.
Dalle analisi emerge che:
- la distribuzione mensile degli incendi evidenzia un trend stagionale molto tipico delle regioni dell’Italia meridionale e delle aree del bacino del Mediterraneo, con picchi molto elevati nella stagione estiva. Il mese che presenta il numero maggiore di eventi è agosto, mentre è da rilevare che il mese di settembre risulta, nell’area di interesse, maggiormente rischioso rispetto al mese di luglio. Ciò è da mettere in relazione, probabilmente, sia con le condizioni di stress della vegetazione che con pratiche agro-silvo-pastorali non idonee;
- la concentrazione del fenomeno nella stagione estiva è da imputare soprattutto alle condizioni climatiche (temperature elevate e scarsa piovosità) che aumentano l’infiammabilità del combustibile favorendo l’innesco e la propagazione del fuoco.
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