Democrazia partecipata, depositato emendamento per migliorare la legge siciliana
di parliamentwatchitalia2
Nonostante i pochi giorni a disposizione, PWI martedì 9 luglio ha depositato la propria proposta, contenuta in un emendamento firmato anche dalla deputazione all’ARS del Movimento 5Stelle, che 10 anni fa aveva spinto per l’approvazione della norma. «A dieci anni dalla sua approvazione e alla luce del patrimonio di informazioni e di esperienze che in questi anni abbiamo raccolto, è indispensabile impegnarsi per migliorare la legge regionale», spiegano Francesco Saija e Giuseppe D’Avella di Parliament Watch Italia. «Questa esigenza, tra l’altro, è reale nei territori siciliani, come dimostrano le migliaia di adesioni alla raccolta di firme “Scriviamola Insieme”, che sostiene la nostra richiesta».
«Dall’audizione – aggiungono – è emerso che la legge sarà presto modificata con l’eliminazione delle sanzioni previste per i Comuni inadempienti. Riteniamo che l’eliminazione delle sanzioni indebolisca la legge regionale. Per far fronte a questo indebolimento, abbiamo individuato nuove condizioni in grado di permettere alle amministrazioni comunali e alla cittadinanza siciliana di attivare processi semplici, efficaci e realmente partecipativi».
La proposta di modifica della legge regionale siciliana sulla democrazia partecipata
Somme certe
La proposta avanzata da “Spendiamoli Insieme” è di fissare in 4,5 milioni di euro la quota disponibile per i 391 Comuni ogni anno, in linea con le assegnazioni degli ultimi anni. Si permette così ai Comuni di svolgere i propri processi di democrazia partecipata con la certezza delle risorse disponibili e non operando su calcoli parziali e somme presuntive, come succede oggi.
Somme vincolate
Si chiede, inoltre di mantenere l’obbligo di utilizzare le somme trasferite per attivare processi partecipativi e che sia vietato l’utilizzo per altre finalità, cosa ancor più necessaria nel caso in cui si eliminassero le sanzioni per i Comuni inadempienti.
Tempi certi
“Spendiamoli Insieme” propone inoltre di istituire la “Settimana della democrazia partecipata” (dal primo lunedì di marzo di ogni anno sino al venerdì della stessa settimana) obbligando i Comuni ad avviare i processi di democrazia partecipata dentro i giorni indicati. La “Settimana della democrazia partecipata” cancella l’indeterminatezza dell’avvio dei processi e li rende monitorabili, oltre a promuovere un aumento della conoscenza della legge grazie all’avvio contemporaneo di processi partecipativi in centinaia di Comuni e alle relative iniziative di comunicazione. La mancata conoscenza della legge è oggi, a tutti gli effetti, il principale punto debole della legge stessa.
Fasi certe
Si propone di istituire per legge le fasi in cui si deve sviluppare il processo di democrazia partecipata. Si tratta di: pubblicazione dell’avviso e presentazione delle proposte (fase che deve concludersi non oltre il 30 maggio); valutazione di ammissibilità delle proposte (si deve concludere non oltre il 30 giugno); presentazione e votazione delle proposte ammesse (entro il 30 ottobre); realizzazione delle proposte (entro il 31 dicembre dell’anno successivo). L’obiettivo è quello di impedire – come accade oggi – che, per una ragione o l’altra, si “salti” un “pezzo” del processo che è partecipativo e inclusivo solo se si sviluppa per intero e rispettando la ratio della legge. Importanti anche le scadenze fissate, oggi inesistenti.
Assemblee pubbliche
A ciò si aggiunge la proposta di far sì che i Comuni siano obbligati a realizzare 3 assemblee pubbliche durante il processo: la prima contestualmente alla pubblicazione dell’avviso, per informare la cittadinanza sulle modalità di partecipazione; la seconda, entro i termini previsti dall’avviso per la presentazione delle proposte, di co-progettazione così che i cittadini intenzionati a presentare una proposta incontrino i funzionari comunali e possano risolvere i propri dubbi; la terza, entro l’avvio della fase di votazione, per presentare alla cittadinanza le proposte ammesse al voto e le modalità di votazione.
Apertura dei processi alle persone minorenni
Tra le richieste c’è quella di introdurre in legge il limite di età per partecipare, fissandolo a 15 anni. La proposta si basa sul fatto che la partecipazione ai processi attivati grazie alla legge regionale sulla democrazia partecipata può essere una grande palestra di educazione civica per le persone più giovani. Inoltre, il loro coinvolgimento assicurerebbe nuova linfa, in termini anche puramente numerici, all’applicazione della legge. Le tempistiche immaginate con queste modifiche, peraltro, sono in linea con i calendari scolastici.
Informazione e supporto
Oggi la legge prevede che i Comuni debbano adeguatamente pubblicizzare tutte le fasi del procedimento sul sito istituzionale dell’ente. Soltanto 51 Comuni su 391 hanno però oggi una sezione dedicata alla democrazia partecipata nella home page del proprio sito web. Per questo si prevede l’obbligo di pubblicazione dei documenti relativi ad ogni fase del processo in questa apposita sezione, che dovrà essere presente in home page.
Infine, “Spendiamoli Insieme” propone che una quota, pari al massimo al 20% della somma disponibile per la democrazia partecipata, possa essere utilizzata, ove il Comune lo volesse, per investire sulla qualità dei processi partecipativi e sulla loro effettiva inclusività, ad es. individuando esperti facilitatori, per l’organizzazione di incontri pubblici, per l’utilizzo di strumenti informatici per la presentazione e la votazione delle proposte.
Step intermedio
«Questo set di proposte di modifica – conclude il team di “Spendiamoli Insieme” – è frutto del nostro lavoro di analisi e di ascolto sul funzionamento della legge effettuato dal 2021 ad oggi e rappresenta una soluzione a molti dei problemi fin qui riscontrati. Comunque rappresenta per noi uno step intermedio. Auspichiamo, infatti che prima o poi si arrivi alla scrittura di un testo di legge organico sul tema della partecipazione in Sicilia».
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