Un’opportunità per lo sviluppo. RuSH presentato alla Comunità di Capodarco
Il 17 novembre scorso “Ru.S.H. Rural Social Hub” è stato presentato presso lla Comunità di Capodarco a Grottaferrata. Un’occasione per discutere e approfondire i temi dell’agricoltura sociale e del riutilizzo dei beni confiscati alle mafie. Hanno partecipato all’incontro, insieme ai responsabili del progetto e della Nuova Cooperazione Organizzata che lo promuove, il fondatore della Comunità di Capodarco Don Franco Monterubbianesi, il professore Stefano Sepe dell’Istituto di Studi Politici San Pio V (che con la Fondazione con il Sud sostiene il progetto), la vicepresidente della Confederazione Italiana Agricoltura Cinzia Pagni, Ilaria Signoriello del Forum Nazionale Agricoltura Sociale e il vicepresidente della commissione agricoltura della Camera dei Deputati, nonchè primo firmatario della Legge sull’agricoltura sociale, Massimo Fiorio. Molti i temi sviscerati nel corso del lungo e vivace dibattito, iniziato proprio dalla presentazione delle motivazioni e degli obiettivi di RuSH, che si propone come un ambizioso progetto di innovazione sociale puntando all’individuazione di un modello atto a sviluppare, sul territorio regionale della Campania, il riutilizzo dei terreni confiscati attraverso teorie e prassi dell’agricoltura sociale. Per realizzare questo scopo si costruirà un rural hub, che nascerà sul bene confiscato “Alberto Varone” a Maiano di Sessa Aurunca, quale snodo fisico e virtuale di raccordo, promozione e informazione per le esperienze in essere o in divenire di agricoltura sociale e riutilizzo dei beni confiscati. Di queste stesse esperienze si farà un censimento e un monitoraggio su scala regionale, mentre si avvieranno anche una serie di interventi per il rafforzamento delle attività promosse dai diversi partner del progetto. Si è già strutturata una rete di collaborazioni con diversi soggetti sociali, culturali e istituzionali (dall’Istituto IRISS del CNR all’Unità di Ricerca sulle Topografie Sociali dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, dal consorzio di comuni Agrorinasce che promuove il riutilizzo dei beni confiscati nel casertano a diverse scuole, associazioni, imprese e start up) sì da definire un vero e proprio network per la promozione dei diversi settori di intervento del progetto. “Il nostro primo obiettivo” ha spiegato il Presidente di NCO Giuliano Ciano “è determinare un modello di sviluppo, sostenibile e inclusivo, che investa sul bene relazionale. Si deve puntare ad un rituilizzo dei terreni confiscati che, per il tramite dell’agricoltura sociale, ponga al centro le persone, innanzitutto quelle svantagggiate, quelli che ancora troppo spesso sono considerati gli ultimi, e che invece ci insegnano la necessità di partire sempre dal riconoscimento e dall’attualizzazione dei diritti”. Su queste considerazioni hanno concordato tutti gli altri intervenuti, e Ilaria Signoriello ha ricordato come sia proprio questo l’asse lungo il quale si è sviluppato, in questi anni, il percorso di intervento del Forum Nazionale di agricoltura sociale , ed è in questa prospettiva di lungo periodo che il progetto RuSH diventa un’importante opportunità. Considerazione ripresa anche dalla vicepresidente della Cia Cinzia Pagni, che, data la valenza dell’iniziativa, ha pure lanciato la sfida di pensare, in futuro, ad estendere l’ambito di intervento del progetto oltre i confini della Campania, assicurando l’interesse e il sostegno della sua organizzazione. Sostegno che l’Istituto San Pio V ha concretamente assicurato riconoscendo in questa ricerca azione, ha ricordato il professore Stefano Sepe, una reale opportunità di concretizzare il principio di legalità, di generare competenze, di sviluppare un’educazione alla partecipazione civile, strumenti che rappresentano il primo antidoto alla criminalità organizzata. “L’Istituto San Pio V, su spinta dell’Osservatorio sulla Legalità (OSLE) coordinato dal Professore Giuseppe Acocella, e con il pieno sostegno del Presidente dell’Istituto il professore Antonio Iodice” ha ricordato Sepe “ha allora accettato l’innovativa sfida di un progetto che unisce teorie e prassi, studio e intervento, nella prospettiva di fare dei beni confiscati alle mafie una reale opportunità per lo sviluppo”. In questo senso, ha aggiunto l’onorevole Massimo Fiorio, è estremamente importante che si punti sull’agricoltura sociale che “rappresenta il vero futuro dell’agricoltura in Italia e per questo necessita di una definizione non solo normativa, ma anche di modelli operativi di intervento”. Tra gli scopi del progetto Rush anche quelli di definire nuovi percosi di turismo responsabile ed esperienzale, obiettivo sottolineato dal fondatore di Capodarco, Don Franco Monterubbianesi, che con la Cia, quella stessa sera, ha presentato un altro progetto destinato a incrociarsi strettamente con RuSH: il “turismo dei valori” che costruisce un percorso di ospitalità in alcune realtà di agricoltura sociale in Italia. Don Franco ha sottolineato come “in un momento in cui il welfare viene distrutto da un modello di sviluppo neoliberista” sia necessario, ancora una volta, tornare a progettare, sognare e realizzare “un’utopia che si fa storia, proprio come è stato per la Comunità di Capodarco”. Gli intensi lavori dell’incontro si sono quindi conclusi con l’auspicio che anche RuSH possa concretamente sostenere un’utopia della realtà: quella delle terre di camorra che diventano terre di Don Peppe Diana, terre di incontro, accoglienza, reciprocità. In un’epoca che erige nuovi muri e respinge chi cerca aiuto, allora, il progetto RuSH vuole rappresentare un segno di contraddizione, chè, come ha insegnato Don Peppe Diana “L’esigenza primaria è stata per noi una grande e sofferta riflessione: essere segno di contraddizione. In questa realtà c’è bisogno che qualcuno inizi a essere segno di rottura, di contraddizione, e quindi una forma di denuncia…. ecco il ruolo della legalità: educare anche a essere segno di contraddizione”.