Immaginare la città. RigenerAzione a Sant’Elia
di sardegnateatro
Valorizzazione dell’esistente e emersione delle potenzialità: entrare in relazione con le famiglie e tutta la comunità locale, per far emergere progettualità, competenze, sogni.
Su anagata – la rivista di Sardegna Teatro – abbiamo intervistato Claudio Zasso, coordinatore della proposta progettuale RigenerAzione presentata dalla cooperativa sociale La Carovana.
Cosa si intende per rigenerazione urbana in questo contesto?
Per circa 50 anni, il quartiere di S. Elia ha visto alternarsi molte promesse d’intervento: piani territoriali, masterplan, contratti di quartiere, iniziative sociali si sono succeduti in maniera spesso sterile o frammentata e ciò ha comportato un’estrema sfiducia della cittadinanza e il rifiuto a credere agli interventi calati dall’alto e non rispondenti ai bisogni sentiti (ben differenti da quelli “percepiti” da terze persone) che gli abitanti denunciano molto chiaramente: abitazioni, lavoro, spazi comuni.
Il progetto RigenerAzione è nato a partire da una forte esigenza di trasformazione socio-economica della popolazione che da anni è marginalizzata in questo quartiere periferico, che in alcuni luoghi si mostra fortemente degradato, ma anche dall’occasione di cambiamento che in questi anni sta coinvolgendo quest’area (ricostruzione dello stadio adiacente al quartiere da parte della Società Cagliari Calcio e alle opere pubbliche: parco degli anelli, pista ciclabile, ecc.) e dalla necessità di orientare le opportunità occupazionali degli abitanti del quartiere di S. Elia.
Quali obiettivi uniscono le organizzazioni che curano il progetto?
A seguito di numerosi incontri, cui hanno partecipato anche realtà che non saranno direttamente coinvolte in questa prima fase del processo (ma che hanno dato un contributo significativo alla lettura del contesto), finalizzati alla condivisione di un’idea generale e di linee d’intervento, è stata costituita una partnership composta da diversi soggetti: La Carovana, CIPM, Cooperativa Sant’Elia 2003, Eutropian, IKnoForm, Università degli Studi di Cagliari e Teatro di Sardegna.
Lo spirito fondante è quello di aumentare le possibilità di generare il processo di cambiamento e di dare risposte funzionali grazie all’intervento di realtà differenti fra loro: organizzazioni del mondo della cultura, dell’imprenditoria, della cooperazione sociale, della mediazione culturale, associazioni di cittadini residenti, insieme con i servizi istituzionali, cercheranno – in un’ottica sistemica- di stimolare processi partecipativi e cogliere tutti i feedback che il territorio vorrà restituire per poter dare risposte creative e variegate, dove di volta in volta verranno messe a disposizione le competenze più funzionali.
Quale azione darà inizio al coinvolgimento degli abitanti del quartiere?
La prima fase del progetto sarà caratterizzata da una serie di azioni svolte sul territorio finalizzate alla valorizzazione dell’esistente e all’emersione di tutte le potenzialità latenti, sia in riferimento alla partecipazione attiva dei residenti di Sant’Elia nella rivitalizzazione sociale del quartiere, che al miglioramento del livello occupazionale.
Si procederà secondo un modello di “gemmazione” dei contatti (facilitati dalle associazioni locali già inserite nella partnership o in una rete le cui basi sono già state poste in essere) proprio della ricerca-azione partecipata, che avrà l’intento di catalizzare quel processo di relazione che diviene allo stesso tempo veicolo e strutturazione delle azioni successive. Un’équipe di community manager e mediatori culturali, a partire dal contatto con una serie di testimoni privilegiati che faciliteranno i contatti successivi, proporrà interviste informali (ai limiti della chiacchierata, ma con una traccia preimpostata) a una serie di famiglie, con l’obiettivo di entrare in relazione con la comunità locale, ma anche di far emergere progettualità, competenze, sogni, parte dei quali potranno essere supportati nelle fasi successive.
Come cambierà Sant’Elia?
La sfida che ci proponiamo è superare l’idea di Sant’Elia come luogo di degrado fisico degli spazi pubblici e privati, mancanza di occupazione e scolarizzazione, carenza di connessioni, percezione di insicurezza, impotenza, apatia e attesa salvifica delle “istituzioni”, mancata integrazione sociale, ecc.; introducendo un concetto di rigenerazione urbana che andrà a impattare l’intera città di Cagliari: città inclusiva, partecipata e sostenibile. L’obiettivo principale è pertanto stimolare una visione urbana integrata e strategica, che tenga conto del fabbisogno sociale di inclusione, creazione di comunità, valorizzazione delle competenze, offerta e allocazione delle opportunità lavorative, oltre alla valorizzazione del paesaggio e del territorio, immaginando la città di Cagliari come città diffusa e il policentrismo come concetto di riorganizzazione urbana. L’intervento non avrà dunque solo la finalità di ricollegare S. Elia a un Centro più o meno “lontano” (geograficamente e culturalmente) ma quella di creare ponti, collegamenti (reali e virtuali), scambi, proposte con le altre aree policentriche di Cagliari e del resto dell’Europa.
Intervista a cura di Ambra Floris
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