Valle del Simeto, una “mappatura di comunità” per orientare lo sviluppo
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Una istantanea del territorio della Valle del Simeto per mettere in rilievo fragilità, bisogni e potenzialità da utilizzare in un’ottica di sviluppo. Questo, in estrema sintesi, il significato della “mappatura di comunità 2.0”, una sorta di intervista alla popolazione degli undici comuni simetini (Centuripe, Catenanuova, Regalbuto e Troina in provincia di Enna; Adrano, Belpasso, Biancavilla, Motta Sant’Anastasia, Paternò, Ragalna, Santa Maria di Licodia in provincia di Catania), riuniti nel “Patto di Fiume Simeto” insieme alla rete di cittadini e associazioni del Presidio partecipativo e all’Università degli Studi di Catania. “La mappatura è una macro azione del Progetto ‘ReCap, Reti Capacitanti nella Valle del fiume Simeto’, finanziato dalla ‘Fondazione Con il Sud’ che si pone gli obiettivi di potenziare la rete di associazioni, favorire l’inclusione sociale mediante laboratori rivolti alle scuole e creare un soggetto con caratteristiche imprenditoriali che si occupi di sviluppo locale”, dichiara Medea Ferrigno, coordinatrice del progetto ReCap.
Ascoltare i bisogni del territorio
La mappatura di comunità – la seconda nei comuni della Valle del Simeto, dopo l’esperienza del 2009 –, curata dal Presidio partecipativo del Patto di Fiume che è il soggetto responsabile di ReCap, sta vivendo in questi giorni la fase finale nelle scuole degli undici comuni. L’attività impegna giovani progettisti che si interfacciano con gli studenti e, da giugno in poi, con i cittadini ed i referenti di altri ambiti della società, operatori socio-economici, parrocchie, associazioni, che verranno raggiunti mediante il porta a porta o con eventi pubblici. La mappatura è svolta con il supporto del DICAr (Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura dell’Università di Catania) nell’ottica di un corretto approccio metodologico che si avvale sia di mappe cartacee, sia di tecnologia sperimentale per il crowdmapping. Alla conclusione dell’attività, i dati raccolti verranno consegnati ai sindaci per meglio orientare i progetti e gli investimenti futuri, che, se attuati, saranno in linea con le reali aspettative dei cittadini della Valle del Simeto.
Più aggregazione, meno mafia
“Gli studenti hanno raccontato il territorio tramite i loro occhi”, aggiunge Medea Ferrigno. “Hanno parlato delle cose belle del posto in cui vivono, ma anche delle cose che belle non sono o che potrebbero diventare tali se riqualificate. Hanno raccontato di posti abbandonati, di luoghi che ritengono poco sicuri e di luoghi che li incantano. Poi abbiamo posto la domanda: Qual è la cosa che vorresti che ci fosse e che, invece, non c’è? Per le risposte abbiamo utilizzato i post-it, strumento che ha permesso ai ragazzi di condividere con noi pezzettini delle loro visioni. Sono uscite fuori risposte semplici come la richiesta di luoghi di aggregazione per i giovani, ma anche richieste importanti, come ad esempio ‘meno mafia’. Si tratta di post-it con una indicazione sintetica, ma che raccontano un disagio sociale che i ragazzi colgono e vivono”.
Musica per favorire l’inclusione
Nel pomeriggio del primo giugno la valle raccontata con gli occhi degli studenti vivrà l’atto finale con una festa che si terrà nel Centro culturale polivalente “Villa delle Favare” di Biancavilla. In quell’occasione il Presidio partecipativo continuerà a svolgere l’attività di mappatura e presenterà i lavori degli studenti sul progetto dell’Ecomuseo. Conclusa la mappatura, per il progetto ReCap si apriranno ad ottobre i laboratori che dureranno esattamente un anno scolastico. Ne verranno attivati diversi fra i quali quelli di cucina, di educazione ambientale, di fotografia e creazione video, di musica in collaborazione con la Fondazione “La città invisibile” che, con la sua orchestra “Falcone Borsellino”, opera da tempo nei quartieri a rischio di Catania e che sarà chiamata a formare una orchestra anche nei comuni della Valle del Simeto.
Restare per cambiare verso alla Valle
Il progetto ReCap, che deriva da “reti”, con il chiaro significato di creare connessioni, e “capacitanti”, che contiene in sé l’idea dell’attivismo di cittadini protagonisti dello sviluppo, sposa la visione di fondo del “Presidio partecipativo del Patto di Fiume Simeto” nella direzione di uno sviluppo sostenibile che inizi dal basso e che abbia come riferimento il metodo della partecipazione civica per sviluppare una progettualità a beneficio delle istituzioni locali, ponendosi come obiettivi l’economia circolare, l’inclusione sociale e la solidarietà. Il Presidio mira anche a far nascere un soggetto imprenditoriale che si occuperà dello sviluppo territoriale e a creare un Ecomuseo, un patto nella comunità per prendersi cura del territorio e delle sue peculiarità, per tutelarlo, valorizzarlo e farne un luogo in cui si produca cultura. Insomma, la Valle del Simeto non più come luogo dal quale fuggire per cercar fortuna altrove, ma, al contrario, dove rimanere per viverci con l’obiettivo di cambiare verso alla sua storia.
Pietro Nicosia (Leggi l’articolo)