Solidarietà, bene comune : il ruolo strategico delle associazioni di volontariato

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La guerra in Ucraina, ed ancor prima questi due lunghissimi anni di pandemia, hanno risvegliato in noi il senso sopito e spesso nascosto della solidarietà.  All’indomani del lockdown ieri, e oggi nell’immediatezza del conflitto, di fronte a migliaia di persone inermi costretti alla fuga e devastati da bombe e paure, la massa solidale l’ho vista muoversi dapprima in silenzio,  poi sempre più “rumorosa”, fino ad emergere e, indifferentemente dal contesto di origine,  raggiungere tutti.
E’ stato difficile capacitarsi, nel XXI secolo, di essere dentro una pandemia mondiale, accettare le restrizioni e le misure necessarie al contenimento dell’emergenza sanitaria, ed è altrettanto incredibile trovarsi prossimi ad un fronte di guerra, finora visto soltanto come una realtà molto  lontana da noi.
Eppure, la  guerra, ce la siamo trovata come  “vicina di casa”,  all’improvviso, senza riuscire a capirne il vero perché, senza trovare un senso logico o razionale  allo scenario che si è aperto davanti ai nostri occhi. Terribile.
Succede, quindi, che di fronte  a cose apparentemente inspiegabili, scatta in ciascuno di noi il bisogno di “fare qualcosa”, di arginare il male e di passare  all’azione  concreta donando il proprio meglio.  Si innesca così  il meccanismo automatico della solidarietà.
Una solidarietà vera, istintiva, spontanea, spogliata di fronzoli e format obbligati, che è in fondo un modo corale di partecipare a quel qualcosa  chiamato BENE COMUNE. La macchina solidale è ovunque,  ancor più presente  in occasione di eventi estremi, cui i volontari sono da sempre, per loro natura e formazione, abituati a vivere.
Le iniziative locali, anche quelle collocate in realtà molto piccole territorialmente, sono state le scintille di una reazione a catena viva  e pronta ad animarsi ogniqualvolta se ne è presentata l’occasione. E le occasioni, nostro malgrado, non mancano mai.
Il volontariato ha da sempre  riempito un vuoto, colmato lacune e gap di emergenze sociali vecchie e nuove : indigenze, povertà, disperazione, guerre, migrazioni, un insieme di dinamiche articolate  e complesse, non sempre  facili da comprendere, ma che trovano nell’azione del volontariato una sponda amica, un filo conduttore di speranza e di riscatto. Un rapporto biunivoco, mai scontato, basato sul reciproco scambio.
Ogni singola esperienza vissuta all’interno di una organizzazione di volontariato, di qualsiasi natura essa sia, è il segno tangibile di una  costante e continua  crescita umana e personale ed è  il  valore aggiunto che rende migliore la nostra  società, intesa come il nostro BENE COMUNE.
Giovanna Sette

Cit. : “Bene comune” vuol dire coltivare una visione lungimirante, vuol dire investire sul futuro, vuol dire preoccuparsi della comunità dei cittadini, vuol dire anteporre l’interesse a lungo termine di tutti all’immediato profitto dei pochi, vuol dire prestare prioritaria attenzione ai giovani, alla loro formazione e alle loro necessità. Vuol dire anteporre l’eredità che dobbiamo consegnare alle generazioni future all’istinto primordiale di divorare tutto e subito.   Tratto dal libro “Azione popolare. Cittadini per il bene comune”  –  Prof. Salvatore Settis – EINAUDI, 2012

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