S.O.S. la ricerca a sostegno della filiera dell’olio
di ageragroalimentarericerca
Stanno lavorando ormai da tre anni per correre in soccorso ai produttori di olive. E salvaguardare gli interessi dei consumatori. Sono i ricercatori del progetto S.O.S. (Sustainability of the Olive oil System) capitanati dall’Università di Bari “Aldo Moro”.
Numerosi e positivi i risultati raggiunti. Hanno individuato un sistema ottico semplice e veloce per determinare, direttamente al frantoio, l’ottimale tempo di raccolta. Oppure nuovi materiali per aumentare la durata di conservazione dell’olio. E ancora un processo di vera economia circolare per estrarre dalle acque di lavorazione preziose molecole (antiossidanti) che fanno bene alla nostra salute. E questi sono solo alcuni esempi.
Il recupero della biodiversità: lotta alle malattie e migliore qualità dell’olio
I ricercatori di S.O.S. hanno attinto all’enorme ricchezza offerta dalla biodiversità che caratterizza l’olivicoltura italiana, che vanta la presenza di oltre 500 cultivar. E qui hanno trovato alcune varietà non coltivate che presentano interessanti caratterische di resistenza e/o tolleranza a diverse malattie.
All’interno della cultivar Ottobratica, una delle varietà più importanti della Calabria, sono stati individuati 2 cloni (Calipa e Cannavà) con un buon livello di tolleranza verso la “lebbra degli olivi”. Una grave malattia che provoca la marcescenza delle olive e che da qualche anno si sta diffondendo al di fuori dei territori del Sud Italia.
E il recupero della biodiversità permette di migliorare produttività e qualità dell’olio calabrese. Lo ha scoperto il Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. I cloni ‘Calipa’ e ‘Cannavà’, insieme alla “Tonda di Filocaso” possiedono caratteristiche genetiche che conferiscono alle piante produzioni elevate, costanti e con oli di un elevato standard qualitativo.
Sul sito di progetto puoi scoprire tutti gli obiettivi e i risultati raggiunti dai ricercatori di S.O.S.
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