Al “Ceri Wine Festival” di Cerignola i prodotti liberati dalla mafia di Terra Aut

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Ci saranno anche i prodotti realizzati sul bene confiscato alla mafia “Terra Aut” alla prima edizione di “Ceri Wine Festival”, in programma ???????̀ ?? ?????? a Cerignola in piazza Matteotti. Promosso da il Titolo e Safarà, ha come scopo la valorizzazione del territorio e delle aziende che investono e credono in una vera e propria rinascita economica e culturale. Come la cooperativa sociale Altereco, che gestisce in agro di Cerignola un terreno confiscato alla criminalità organizzata che vede impegnati migranti tolti dalle maglie del caporalato, persone che vengono dal circuito della giustizia riparativa, ex-detenuti. Confetture di uve e ciliegie, zucchine grigliate sott’olio d’oliva, vino “Rosso Libero – Michele Cianci”, patè di cime di rapa, passata di pomodoro biologica, olive Bella di Cerignola. Sono alcuni dei prodotti che nascono dalle attività di agricoltura sociale che in questi anni hanno trasformato un simbolo della mafia in avamposto di legalità, lavoro, sviluppo, economia. Un sogno di agricoltura sociale diventare ancora più forte grazie al progetto  “Il fresco profumo della libertà”,  selezionato nell’ambito della quarta edizione del Bando Beni Confiscati alle mafie 2019, promosso dalla Fondazione CON IL SUD insieme alla Fondazione Peppino Vismara.

Grazie al progetto, infatti, la struttura che fino a pochi mesi fa era inutilizzabile e diroccata ha ormai preso le sembianze di un B&B, una struttura ricettiva capace di accogliere turisti, visitatori e pellegrini. E nello stesso immobile trova spazio anche la Bottega Solidale per la produzione e la vendita di prodotti a km 0. La Bottega Solidale ospiterà anche altri prodotti etici e solidali realizzati da diverse realtà del territorio e al suo interno sarà avviata la progettazione di una etichetta partecipata per favorire vendita e commercializzazione dei prodotti. Nel corso della serata, dunque, sarà possibile degustare e conoscere alcuni prodotti realizzati da Altereco anche grazie al lavoro di Catalin, Nastasi, Mamadou e Nino che si prendono cura della terra così come, con molta probabilità, la terra si prende cura di loro. Sempre in un’ottica di “l’agricoltura riparativa”, che permette di recuperare il tempo perduto curando la terra e di conseguenza curando quanti sono coinvolti in questo processo di reintegrazione sociale e lavorativa.

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