Per l’evento “Fuori la Voce” del Progetto “Pazzi per la Radio 2” Radio 180 e La Compagnia dei Rozzi con TSO: Tutto Sotto Osservazione
Grande successo di pubblico per lo spettacolo TSO: TUTTO SOTTO OSSERVAZIONE, performance teatrale ispirata alla storia del maestro elementare Franco Mastrogiovanni. L’iniziativa realizzata all’interno del progetto “Pazzi per la radio 2 – Fuori la voce” è stata organizzata dall’Odv Radio 180 – Cambia la Musica, ed è stata portata in scena da La Compagnia dei Rozzi con la regia di Federica Suraci. L’evento che si è svolto mercoledì 8 giugno presso il DAM Unical, ha coinvolto un nutrito pubblico che in religioso silenzio e con forte commozione, hanno assistito al dramma di un uomo che sottoposto a TSO (trattamento sanitario obbligatorio) dopo 4 giorni di agonia in un letto di contenzione, è morto.
Le maschere di morte e autorità si aggiravano spettrali nelle atmosfere cupe del tormentato viaggio di Mastrogiovanni. Quattordici stazioni per resuscitare nel ricordo.
Durante il ricovero è stato legato mani e piedi a un letto senza un attimo di libertà, mangiando una sola volta all’atto del ricovero e assorbendo poco più di un litro di liquidi da una flebo. La sua dieta per tre giorni e mezzo sono stati i medicinali (En, Valium, Farganesse, Triniton, Entumin) che dovevano sedarlo. Sedarlo rispetto a che cosa non è chiaro, visto che il maestro non aveva manifestato alcuna forma di aggressività prima del ricovero. Aveva sì cantato, a detta dei carabinieri, canzoni dal contenuto antigovernativo, come si addice a un “noto anarchico”, sempre secondo la definizione dei tutori della legge locali. E poi, sì, aveva mostrato disappunto al ritrovarsi imprigionato! Aveva urlato, e addirittura sanguinato in abbondanza dai tagli profondi che i legacci in cuoio e plastica gli avevano provocato sui polsi. Aveva chiesto di bere, tentato di liberarsi, pianto di disperazione e, alla fine, rantolato nella fame d’aria dell’agonia. Il personale del San Luca non si è lasciato turbare da questo baccano, come testimoniano le telecamere a circuito chiuso che hanno seguito il martirio del maestro di Castelnuovo Cilento. Purtroppo per il personale del San Luca l’occhio neutrale delle videocamere di sorveglianza restituisce una realtà oggettiva incontestabile. Dodici infermieri vengono assolti, ma i medici no! Sono stati condannati per sequestro di persona, ma non per omicidio. La morte sarebbe conseguenza del primo reato dunque nessuno la pagherà, ancora una volta ingiustizia è fatta! Una operazione mirabile di cura della memoria che contribuisce a divulgare la torbida vicenda del maestro elementare. L’operazione estetica dei Rozzi è rispettosa della amara vicenda e conferma la vocazione per i temi sociali di questa giovane compagnia teatrale.
La presentazione dell’evento da parte della responsabile di progetto Gisella Florio.
PAZZI PER LA RADIO 2 FUORI LA VOCE
8 GIUGNO 2016
TSO: TUTTO SOTTO OSSERVAZIONE
LA COMPAGNIA DEI ROZZI
DAM UNICAL
La banalità del male non hai mai, dunque, fine?
Franco Mastrogiovanni, “il maestro più alto del mondo “ ( così definito dai suoi alunni di Pollica) è stato al centro di un gravissimo caso di cronaca nera del 2009, titolata dai giornali dell’epoca : “Morte di un povero cristo anarchico” Il successivo documentario della regista Costanza Quatriglio “87ore” del 2015, ha mostrato al mondo intero il “posse/esse: hic et nunc “ banale il male, l’orrore e come questo possa contrastare con l’ambiente circostante e, contemporaneamente, accompagnarsi ad esso. La performance teatrale “TSO: Tutto Sotto Osservazione” è una metafora inquietante del potere istituzionale e della malasanità, non solo del mezzogiorno d’Italia ma di un Paese intero dove, troppo spesso, le bellezze culturali ( Pollica, perla del Tirreno, è teatro naturale del dramma) fanno a pugni con gli scempi perpetrati dagli esseri umani. Le immagini sconvolgenti registrate dalle video cassette della sorveglianza del Servizio psichiatrica di diagnosi e cura di Vallo della Lucania, sono diventate prove schiacciante per i responsabili della contenzione forzata e delle sevizie cui è stato sottoposto Franco Mastrogiovanni: i condannati i medici, i responsabili del servizio in primo grado ed, in secondo grado anche giuridici tra infermieri e paramedici, assolti all’epoca del “primo grado” perché avevano obbedito ad ordini precisi ….ETICHETTA, dunque, di TORTURATORI, nonostante il nostro codice penale “ignori” il reato di tortura …
La “banalità del male, dunque, non ha mai fine?” Hannah ARENDT ( filosofa, storica, scrittrice tedesca naturalizzata statunitense che seguì le 120 sedute accusatorie contro il criminale nazista Eichmann ( uno dei principali responsabili dello sterminio degli ebrei, in Germania) osservò che le azioni denunciate erano mostruose ma chi le compì era un essere pressoché normale, una persona comune, superficiale, mediocre incapace di pensare con la propria testa… proprio come il personale medico e paramedico di Vallo della Lucania ( responsabile di atteggiamenti persecutori nei confronti del Maestro, fin dal 1999 fino alla sua tragica morte avvenuta il 4 agosto 2009, dopo tre giorni di agonia , nel letto prigione dello SPDC incriminato) L’incidente ( di cui Franco Mastrogiovanni fu vittima) direbbe Franco Basaglia teorico dell’utopia della realtà, in psichiatria, non è altro che l’espressione del vivere le “regole istituzionali” fino in fondo, portando alle estreme conseguenze le indicazioni che l’Istituzione consegna a medici e pazienti: l’Istituzione dal Servizio Psichiatrico di diagnosi e cura è un retaggio del vecchio e mai superato manicomio se, ancora, oggi, continua chiuso, simbolo di morte civile per il paziente oggettivizzato a regole disumanizzanti al punto che la Morte sembra essere l’unica alternativa passibile, nella ricerca di una libertà illusoria . Siamo ancora tanto lontani da quella “comunità terapeutica” che pur, Franco Basaglia, deve creare le condizioni necessarie ad accendere o ri-accendere, nel malato psichiatrico la voglia di “continuare” a vivere. Per la Legge Basaglia, Legge 180 del 1978, occorre riformulare la realtà istituzionale, utopica aperta ricca di contraddizioni in cui operatori, malati, familiari, cittadini attivi, si confrontano denunciando omissioni, prevaricazioni e vuoti nei quali, ahi noi!..si inserisce troppo spesso l’incidente, …la porta, però non è “ancora aperta “ resta il simbolo di separazione e di esclusione dei matti dai “normodotati” .
Che significato dare dunque all’”incidente” di cui è rimasto vittima il nostro Maestro?
La sua fuga disperata ( prima del ricovero) e la “fuga nella morte” ( durante il ricovero) non può che identificarsi con il “Rifiuto dell’Istituzione” tradizionale, espressione di una società dalle regole violente e discriminatorie che identificano nel “bisonoso di cure”, l’elemento di disturbo da “istituzionalizzare” in uno spazio ristretto e coatto.
Di chi sono le reali responsabilità di tale morte?
Di tanti, di troppi, di noi che respingiamo l’Uomo di Troppo, che grida, al cielo, canzoni anarchiche, fino allo sfinimento, al collasso totale…Uccidersi o, perché no, uccidere ( la cronaca nera docet) chiunque rappresenti la faccia violenta della Legge, del Pater, dell’Istituzione…!!
L’interrogativo per noi è terribile!
“Onestamente, in questa performance di processo, si può parlare solo e soltanto di malattia?
Gisella Florio