COMUNICAZIONE SOCIALE: benefici e rischi del parlare al nostro prossimo.
Gian Marco Guglielmo, autore per il nostro blog settimanale.
COMUNICAZIONE come termine, deriva dal latino: communico = mettere in comune, condividere con altri e dal greco: koinóō = rendere comune. Diremo, pertanto, che con il termine Comunicazione si racchiude un processo con cui le aziende in primis, ma anche gli enti, le organizzazioni di volontariato, si collegano e si relazionano con l’ambiente esterno per ottimizzare i risultati gestionali e assolvere alle loro funzioni istituzionali. Tale processo di comunicazione ha due ambiti di funzione, ossia 1.raccogliere ed elaborare informazioni dall’ambiente di riferimento per assumere decisioni più razionali (sondaggi, ricerche di mercato, indagini sul comportamento) 2.inviare messaggi e informazioni per orientare i comportamenti o suggerire soluzioni di acquisto o di donazioni La comunicazione nasce come esigenza di diffusione e, nel tempo, viene erroneamente identificata come pubblicizzazione, diventando, per estensione di metodo, “pubblicità”, prendendo ampio consenso nel settore economico come forma di commercializzazioni di marchi e prodotti. Data la premessa sulla quale ancora potremmo argomentare circa l’esattezza o no della riduzione concettuale, voglio pormi oltre, per ora analizzare la Comunicazione Sociale, vista dal particolare punto di vista della non profittabilità economica, bensì dell’apporto innovativo socio-culturale, partendo proprio dal beneficio a cui si tende. Beneficiari della comunicazione sociale in un contesto pertanto definito, diventano per raggruppamento, le buone prassi da estendere alla collettività. Una tale funzione può essere promossa, anche e volendo, da privati oltre che dal pubblico (istituzionalmente deputato a ciò), in funzione non di interessi particolaristici, ma di interessi generali riferibili agli usi e consuetudini della collettività. Non è, quindi, il promotore che crea valore, quanto l’azione promossa che pone la sua dimensione a scala universale divenendo perciò, largamente condivisa per valenza, pur se in assenza di un interesse “di mercato”: beneficiaria della comunicazione è la qualità della vita che si vuole far scaturire dal processo di conoscenza ed identificazione, che è proprio della Comunicazione Sociale. Il più grande caso di comunicazione sociale è la PUBBLICITA’ PROGRESSO, Istituto Fondato nel 1971 inizialmente con forma associativa coinvolgendo numerose associazioni di categoria, agenzie di pubblicità, Rai, Publitalia, Asso media, etc. e divenuto Fondazione dal 2005. Negli anni ha affrontato temi quali prevenzione della salute, difesa ambientale, sollecitazione alle virtù civili, della solidarietà e tolleranza, la difesa dei diritti dei segmenti svantaggiati della società (handicap, malati, anziani) La metodologia usata e perseguita è stata fare pubblicità alla pubblicità dandole un volto “buono”, convincendo i cittadini che la pubblicità può essere al servizio del benessere collettivo e non solo del consumo, sfruttando l’empatia del tema trattato come assunzione di responsabilità del mondo della comunicazione nei confronti del pubblico interesse. Il principio della Comunicazione Sociale è, infatti, coinvolgere nei propri interessi, fare entrare la più ampia platea sociale nelle politiche di governance del Soggetto Comunicatore, fino alla condivisione delle proprie finalità attraverso un oggetto prevalente. La tabella a seguire racchiude i percorsi che si attuano nell’ideazione di un processo comunicativo, diviso per soggetto comunicatore che rappresenta il primo e l’ultimo anello della catena, colui che invia e vuole ricevere direttamente o indirettamente i benefici della finalità; oggetto prevalente, che è l’ambito nel quale ci si muove e la finalità che è la risultanza attesa che, normalmente, , direttamente o indirettamente apporta valore aggiunto al soggetto comunicatore. Voglio ora analizzare i fini della comunicazione sociale. Dovendoli strutturare per area, sicuramente la suddivisione avrà questa scala a seguire non divisa per priorità ed importanza, quanto per le finalità che si vogliono perseguire. Si può: -Rendere pubblici tendenze e processi culturali -Rendere visibili istanze e opinioni -Accelerare la presa di coscienza da parte della collettività -Stimolare l’assunzione di certe tematiche e istanze da parte delle rappresentanze politiche e istituzionali -Funzionare da stimolo e da catalizzatore per i cittadini -Spingere temi emergenti sui quali l’ente pubblico non ha ancora preso parola, coprendo tematiche sulle quali il pubblico non potrà avventurarsi finchè non avrà politiche di risposta. Individuata l’area delle finalità, bisogna sapere come si costruisce un messaggio corretto di comunicazione Sociale, tenendo conto degli oggetti prevalenti di cui alla tabella precedente. Le regole di comunicazione sono semplici per chi ne ha conoscenza, ma rischiano di creare danni di immagine se ci si approccia alla comunicazione senza una reale conoscenza del target e delle interazioni tra regole e target stesso. Solo per esplicare qualche natura di un messaggio comunicativo, diremo che il messaggio deve essere : MIRATO – cioè deve tener conto di chi lo riceve. COERENTE – mantenere il giusto equilibrio con il tipo di contenuti del bilancio sociale e gli altri strumenti di rendicontazione e soprattutto lo stile di comunicazione dell’organizzazione. IMMEDIATO – il contenuto del messaggio e le eventuali immagini visive devono essere facilmente percepibili MOTIVANTE (creare un’obbligazione morale) – una efficace messaggio deve invogliare lo stakeholder (chi si interessa alla causa) a farsi parte attiva nei processi di produzione delle decisioni che interessano la vita della azienda/ente. Secondo il Modello di Grunig maggior esperto di relazioni pubbliche Usa ancora in vita,nella fase di avvio, la comunicazione sociale deve avvenire con l’individuazione di un sfondo valoriale comune (convergenza di tutti gli attori su principi e scopi condivisi) e per la buona riuscita del processo è necessario che ci sia la trasparenza degli interessi come pre-condizione necessaria, un metodo partecipativo ed costante attività di governo delle relazioni per favorire la massima adesione.
Ultimo e non ultimo nella Comunicazione in genere, è la forma di DIFFUSIONE DEL MESSAGGIO attraverso i canali di comunicazione. Moltissimi pensano che lo strumento più immediato sia la televisione che coniuga suono ed immagine e raggiunge un elevato numero di pubblico ed è vero, così come internet che sta prendendo sempre più spazi comunicativi nella vita sociale, ma anche la radio è un altro ottimo mezzo di comunicazione che consente di mantenere costi contenuti, selezionare l’audience, modificare il tipo di comunicazione e che riesce a raggiungere tante sostanze, forte del fatto che la visibilità è immaginata e perciò, creata da ciascuno secondo il proprio essere, secondo ciò che si vuole immaginare e credere ci sia dall’altra parte. Comunicare è essenziale, importante e vitale, perché senza il supporto mediatico qualsiasi iniziativa anche la più meritevole socialmente, se mai ci sia una graduatoria di merito in materia, rischia di passare inosservata e perdere la sua funzione sociale capace di creare coscienze nuove e migliori. Bisogna, però, saperla somministrare, perché una buona notizia, di per sé non fa “notizia” nel nostro sistema d’informazione massmediale, che comanda tempi e contenuti della nostra contemporaneità e che vive di cattive notizie. Un grande filosofo cinese Lao Tse parlando delle attenzioni degli uomini, disse: “Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce”. Occorre, quindi, saper dar voce alla foresta che cresce nel silenzio, che porta benefici e vita, usando lo stesso approccio che useremmo nel raccontare l’albero che cade. In fondo, come diceva Sofocle in Antigone “Nessuno ama l’uomo che porta cattive notizie”, perciò è l’interesse del racconto che deve fare la differenza. Comunicare bene ci permette di crescere, comunicare male o in modo non correttamente costruito, rischia di creare panico, lobby, falsi moralismi e vittimismo, con l’effetto di lacerare il tessuto di solidarietà che vorrebbe invece tessere.
Comunicare bene è un’arte e lo è dai tempi remoti, comunicare è, però, anche la responsabilità di ciò che si vuol dire, nell’insicurezza è sempre meglio tacere per evitare di entrare nelle spirali di fraintendimenti e questioni da cui si esce malmenati e sconfitti. Creatività, responsabilità e conoscenza sono e formano la comunicazione, bisogno dell’uomo, appagamento delle relazioni: bisogna miscelarle con sapienza e buon senso per evitare somministrazioni sgradevoli. “Ma sopra tutte le invenzioni stupende, qual eminenza fu quella di colui che s’immaginò di trovar modo di comunicare i suoi più reconditi pensieri a qualsivoglia altra persona, benché distante per lunghissimo intervallo di luogo e di tempo? parlare con quelli che son nell’Indie, parlare a quelli che non sono ancora nati né saranno se non di qua a mille e dieci mila anni? e con qual facilità? con i vari accozzamenti di venti caratteruzzi sopra una carta” (Galileo Galilei. Giornata Prima Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo tolemaico e copernicano. Anno 1632)
Autore Gian Marco Guglielmo
Bibliografia del Trattato “COMUNICAZIONE SOCIALI: benefici e rischi del parlare al nostro prossimo” Marzo 2015 Sito Pubblicità Progresso Marzo 2015 “Giornalismo di servizio” Gallini Maggio 2008 “Gestione e Comunicazione delle Organizzazioni No Profit” Prof. C. Cipollini Università La Sapienza Roma. Facoltà di Scienze politiche, sociali e della comunicazione. Anno 2008 Wikiquote Galileo Galilei Marzo 2015
Biografia dell’Autore: Gian Marco Guglielmo, Cosenza. Esperto in Comunicazione e Personal Branding Laurea Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali