Progetto Lav(or)ando, storie di vita e riscatto sociale
di elansocietacooperativa
Nel progetto Lav(or)ando, attivato due anni fa nella casa circondariale di Uta, in provincia di Cagliari si intrecciano storie di lavoro, ma anche di vita e riscatto sociale. Come quella di Francesco (nome di fantasia), che ha trovato nel progetto attivato da Elan Società Cooperativa Sociale e sostenuto dalla Fondazione con il sud, un’opportunità preziosa per riscoprire e coltivare i propri talenti, l’autostima e imboccare una strada per il futuro tutta nuova.
Quarantadue anni, ha preso parte all’iniziativa sin dagli inizi. “Lavoravo già in lavanderia, grazie a un progetto precedente, ma con Lav(or)ando ho avuto l’occasione per mettermi in gioco con continuità e un clima tutto nuovo”. Già esperto del funzionamento dei macchinari e dei metodi di lavaggio, asciugatura e stiratura, Francesco si è offerto di affiancare i beneficiari più giovani nell’apprendimento del lavoro. Un carico di lavoro pesante, solo in apparenza. “Ho sempre lavorato con serenità, grazie al rapporto di stima e fiducia che si è instaurato con tutto lo staff della cooperativa”, spiega, “ho sempre potuto gestire in autonomia il mio incarico, sempre nel rispetto dei ruoli. Grazie a questo, ho imparato a organizzare il lavoro mio e degli altri tirocinanti, in modo che non ci fossero mai tempi morti. Le varie fasi di preparazione della biancheria, sia quella destinata al carcere che quella preparata per le commesse esterne, si sono così smaltite con maggiore rapidità ed efficienza. E’ un sistema che ho contribuito a realizzare, mi sento orgoglioso. Ti senti parte del progetto e i meriti ti vengono attribuiti, è gratificante. Inoltre, non sei mai solo ma sempre accompagnato dallo staff della cooperativa, ci sono sempre per qualsiasi necessità”.
Nel maggio 2021, Francesco ha ottenuto un articolo 21. Il suo lavoro si è spostato dalla lavanderia alle consegne delle biancheria. Un compito più lungo, ma ricco di momenti e sensazioni positivi. “Per anni viviamo come dentro una bolla, isolati nel nostro piccolo mondo”, racconta, “quando riprendiamo a uscire, ricomincia la vita vera e dobbiamo riabituarci. Grazie al lavoro con la cooperativa Elan, ho iniziato a dare un senso ai miei giorni lavorativi, a sentirmi non più solo un detenuto, ma nuovamente un uomo, un aiuto per la società. Sono sempre consapevole di aver sbagliato nella mia vita, ma ora so anche di poter ricominciare. E’ stata ed è un’occasione di riscatto mio personale, che spero possa essere di esempio e aiuto per altri ragazzi”.
Pochi giorni fa, un altro traguardo: la concessione della semilibertà. Francesco lavorerà per tutto il giorno in una comunità agricola, vicino alla sua famiglia, per far ritorno alla casa circondariale solo la notte. “E’ una grande conquista, sono felicissimo”, confessa, “mi occuperò delle serre, venendo da un passato di edilizia farò anche manutenzione, cura del verde, ho sempre avuto le mani buone e mi adatto facilmente. Creare dal niente è una gratifica, tutto va costruito nella vita, anche i buoni rapporti con gli altri”, sottolinea, “nella mia vita, ho perso tanto ma ho anche tolto agli altri e alla mia famiglia. Ho imparato a ripartire dalle piccole cose, ora mi sento come una torre, sto costruendo le fondamenta, solide grazie a chi mi ha dato fiducia”.
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