Anziani e diritti. Uno degli obiettivi del progetto “La Sicurezza come Bene Comune”
Il fenomeno dell’anziana età richiede, proprio nella nostra società che vede sempre più la presenza di persone che avanzano negli anni, una riflessione attenta sui sistemi di intervento atti a superare gli impedimenti all’esercizio completo ai propri diritti fondamentali. L’esercizio dei propri diritti fondamentali è, all’interno della nostra società complessa, attività ed impegno non sempre semplice: si pensi all’anziano che vede ridotte le proprie autonomie e che per tali ragioni viene inserito in struttura spesso anche contro i suoi desideri e contro il proprio stile di vita caratterizzato dalla scelta della domiciliarità, di luoghi creati nel tempo dove esprimere al meglio la propria esistenza, il proprio essere, la propria nota esistenziale.
Sono proprio i casi di anziani che non riescono più ad avere gli strumenti per essere ascoltati, per esprimere ciò che una nuova lettura della protezione giuridica della persona dove il diritto ed i suoi procedimenti, anche nell’ambito della tutela in genere, possono essere letti come a servizio della persona e non come l’esercizio di un potere di limitazione, ma come l’esercizio di una funzione diretta a rimuovere gli impedimenti a completare ciò che la riduzione delle autonomie ha per via naturale imposto. È allora il diritto posto a protezione dei diritti e della libertà degli esseri umani e non limitazione fine a se stessa, ma completamento. Il diritto può divenire strumento di libertà e non di oppressione.
La nostra Costituzione sancisce il diritto alla libertà di parola, ma tale diritto è vanificato se viene meno il diritto ad essere ascoltati, e l’ascolto non sempre deve limitarsi a quello che passa attraverso l’udito, prima fase dell’ascolto, ma che può in molti casi di fragilità non essere assolutamente sufficiente; l’ascolto passa anche attraverso i sentimenti, attraverso la conoscenza dei contesti di vita, della storia clinica e della storia di vita delle persone e di coloro che hanno vissuto in stretto contatto la persona ora fragile: allora il diritto di parola non viene leso. Diversamente assistiamo oggi nella nostra società a vessazioni istituzionalizzate che divengono altrettanto gravi quanto la frode, la truffa, la circonvenzione a danno dell’anziano.
Pare opportuno aggiungere che chi è chiamato a prestare ascolto, sia pronto a farlo, sia formato a farlo, abbia le caratteristiche per farlo e che abbia tentato almeno una volta nella propria esistenza ad entrare in contatto con il proprio profondo così da evitare terribili mistificazioni nell’ambito dela protezione giuridica delle persone con ridotte autonomie. Non si tratterà, dunque, di affinare mille distinzioni tra tutela, curatela ed amministrazione di sostegno, ma di umanizzare il diritto laddove si tratti della vita e dell’esistenza umana, superando criteri diretti a guardare in modo conservativo alle risorse patrimoniali trascurando i bisogni e le aspirazioni delle persone. Umanizzare il diritto non significa tradirlo, ma scoprirne la sua originaria funzione.