L’intervista al Presidente Anteas Cosenza, capofila progetto “La sicurezza come Bene Comune”
Presidente ci ricordi lo scopo e le finalità del progetto “La Sicurezza come Bene Comune” , progetto giunto al suo giro di boa.
Il progetto che l’Anteas Cosenza in partenariato con le sue articolazioni territoriali, ha lo scopo di combattere la vulnerabilità sociale degli anziani, dando loro gli strumenti per sentirsi più al sicuro e meglio integrati nella società attuale. Il tentativo di truffa, un dato su tutti: ogni giorno nel nostro Paese circa 850 persone over 65 di 66 anni e oltre sono vittima di truffa, rapina, furto e violenza. Non di meno accade in Calabria: più 9% di reati nei confronti degli anziani e più 13% di quelli tramite rete. Gli anziani sono i soggetti sociali più deboli che hanno bisogno di maggiore protezione. Se gli anziani sono il 22% della popolazione italiana, il 15% del totale delle truffe è rivolto proprio a loro.
Presidente Rocca, oltre alla prevenzione quindi ad un corposo lavoro fatto e da fare con gli anziani in quale altro modo è possibile combattere il reato di truffa?
La percezione e poi anche i dati e i racconti raccolti durante gli incontri mensili che attraverso il progetto stiamo realizzando dimostrano che c’è innanzitutto un vuoto legislativo da colmare E’ necessario ripensare alla nostra legislazione in merito. Il costante aumento del reato di truffa in Italia e la particolare aggressività verso le fasce più esposte come le persone anziane, come purtroppo accade troppo spesso in centri di assistenza per anziani e disabili, devono indurre a riflettere sulle legislazioni che altri Paesi Europei e delle soluzioni che hanno adottato per cercare di contrastare questo fenomeno. La legislazione italiana, per esempio, in caso di fermo di truffatori o delinquenti dediti a questo tipo di reato, non sono previste misure cautelari in carcere per pene detentive non superiori a 3 anni: quindi a piede libero” . Si sottolinea anche la situazione italiana in merito al percorso giudiziario si connota anche per la scarsa frequenza di processi per truffa (quando le vittime sono persone anziane), risultando complessa e spesso impossibile la fase di istruzione per il proliferare di tipologie di reati poco ricostruibili per le loro modalità di esecuzione o anche per l’età avanzata delle vittime, che nel percorso dell’istruttoria decedono oppure non sono in grado di rendere testimonianza.
Spesso però il senso di vergogna per essere caduto nella trappola di un raggiro frena la volontà di denunciare. Cosa vogliamo dire ai nostri anziani in tal senso?
Un elemento da non sottovalutare è lo scarto non quantificabile tra i reati denunciati e quelli che non emergono per il senso di vergogna che impedisce alle vittime del reato di parlarne con i parenti o chiunque altro, preferendo il silenzio a una possibile perdita di stima e rispetto. Dunque pene più severe, con aggravante rispetto all’età delle vittime o alla tipologia di reato perpetrato, pene certe e con particolare attenzione alle pene accessorie per gli autori di reati contro le persone anziane. Ma anche maggiori e più adeguati servizi di sicurezza con le forze dell’ordine più presenti specie nei quartieri dove risiede un numero maggiore di anziani e pensionati. I reati contro gli anziani sono particolarmente gravi e odiosi perché chi li commette si approfitta di una condizione di solitudine e di fragilità.
a cura di Gabriella Dragani