Museo del Vulture, Habitat e collezioni
di svalegambientepotenza
Nell’ultimo approfondimento ci siamo lasciati alle spalle la Via di Gea in tutta la sua unicità, ora ci dedichiamo alla sezione del Museo di Storia Naturale del Vulture di Monticchio dedicata agli habitat e alle collezioni.
L’ultima eruzione del vulcano, avvenuta circa 125mila anni fa, ha consegnato un paesaggio spoglio e arido. I crateri, ora ricoperti dalle acque dei due piccoli laghi, sprofondarono giù e l’impalcato vulcanico si ridusse ad una struttura montagnosa a forma di cono con svariate di salite e discese. Così le colate di lava incandescente lasciarono pendici di roccia nuda senza vita; almeno così sembrava.
Fortunatamente non fu così, anzi! Avvenne qualcosa di eccezionale che ha portato al meraviglioso paesaggio che vediamo oggi.
Cosa avrà trasformato questi ambienti aridi in una straordinaria moltitudine di habitat colorati e lussureggianti? Un pregiato elemento ha segnato questa trasformazione: il passaggio dell’acqua.
Il Vulture, infatti, è uno dei bacini idrominerali più importanti d’Italia. In età romana e preromana sono nate, intorno proprio a questo bene naturale, importanti comunità riportate alla luce dagli scavi di Torre degli Embrici tra Rionero e Atella.
Nella prima sala di questo spazio del Museo di Storia Naturale del Vulture uno schermo riproduce l’acqua frantumata in tantissime goccioline. Questo monitor offre l’idea di come si è ricomposto, tessera dopo tessera, il mosaico del paesaggio naturale che oggi osserviamo ovvero un quadro dinamico e composito nel quale si integra una moltitudine di esseri molto diversi in equilibrio tra loro. Poco più avanti, diverse teche trasparenti, poco illuminate per proteggere i colori degli esemplari, espongono un campionario di coleotteri, di farfalle diurne e altre specie del Vulture.
Continuando il percorso, ci troviamo di fronte ad un pannello che descrive il fenomeno dell’inversione delle fasce fitoclimatiche. È diffusa anche in altre aree montane ma alla latitudine del Vulture assume specifiche peculiarità: i faggi, le querce, gli abeti e i castagni non riconoscono le pendici secondo la successione altimetrica tipica ma sembrano mescolarsi senza alcun ordine.
Su un altro spazio museale è presentato un elenco delle aree naturali protette istituite nel Vulture, grazie ai provvedimenti emanati dalla Regione Basilicata, dallo Stato italiano e dall’Unione Europea.
In un angolo del Museo, la raccolta di legna e di fette di tronco rende visibile e tangibile ciò che non si vede facilmente degli alberi ovvero la varietà e la qualità del loro legname.
Proseguendo il percorso, un touch screen permette al visitatore di interagire e conoscere, in modo sintetico e più analitico, i numerosi habitat, le tante specie vegetali e animali che abitano in Vulture.
Inoltre, molti effetti sonori aiutano ad imparare a riconoscere il canto di alcuni uccelli e a distinguerli durante una passeggiata nei boschi.
Amate moltissimo dai visitatori sono le finestre che si affacciano sul lago. Qui attraverso i cannocchiali possono scorgere il fervore di vita sui laghi, nei boschi. Possono ammirare il volo dei cigni da un lago all’altro, il passaggio delle gallinelle d’acqua, il volo dei nibbi, le ninfee sul Lago Grande la Badia di Sant’Ippolito e tanta altra bellezza.
Vi abbiamo raccontato solo qualcosa di quello che troverete all’interno del Museo di Storia Naturale del Vulture di Monticchio, ora non vi resta che andarlo a visitare.
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