Alla scoperta del borgo di Ripacandida
di svalegambientepotenza
Storia, religione, viticoltura e apicoltura sono stati i protagonisti dell’escursione di domenica 9 agosto 2020 organizzata da Sva Legambiente Potenza, capofila del progetto Lake B.E.S.T. sostenuto dalla Fondazione Con Il Sud attraverso il Bando Ambiente 2018. Una passeggiata nel borgo di Ripacandida per scoprirne le sue bellezze. La guida Aigae Leonardo Mecca ha accompagnato il gruppo di escursionisti in un percorso misto fra contesto urbano e agricolo.
Il gruppo è partito dalla villetta comunale che, nel ‘600 si presentava come un orto botanico realizzato dai monaci francescani, e oggi è un labirinto di numerose piante ornamentali ben curate. L’esperto ha posto l’attenzione su alcuni alberi monumentali, in particolare, sul Pino d’Aleppo (Pinus halepensis) di circa 400 anni di età, 35 m di altezza e 5 m di circonferenza, messo a dimora dagli stessi monaci.
Dopo aver visitato la villetta, si sono incamminati verso il Santuario dedicato alla figura di San Donato, un piccolo ma prezioso gioiello nel cuore del Vulture. Le sue pareti interne sono completamente affrescate da dipinti raffiguranti il Vecchio e il Nuovo Testamento come si trattasse di una vera e propria “Bibbia illustrata”. La guida ha, inoltre, ricordato ai presenti che il Santuario di San Donato, grazie all’impegno e alla perseveranza di alcuni cittadini di Ripacandida, è gemellato con la Basilica di San Francesco di Assisi, così come le rispettive Pro Loco.
Terminata la visita religiosa, la comitiva ha intrapreso un percorso ad anello di circa 6 km intorno al borgo. In particolare, Mecca ha mostrato loro l’impianto di arboricoltura da legno realizzato con l’albero di noce (Juglans regia) e pioppi, i quali servono per limitare l’accumulo di acqua nel terreno che altrimenti danneggerebbe l’albero di noce. Proseguendo hanno notato l’elevata presenza di Canna mediterranea (Arundo donax), utilizzata in passato per realizzare tutori usati in agricoltura.
Nel vicino paese di Sant’Ilario si trova il Museo di Arte Arundiana, scopri di cosa si tratta.
Si sono poi imbattuti nell’inula (Inula viscosa), una pianta erbacea perenne molto bottinata dalle api, ma che non garantisce un miele di lunga conservazione. Infine, hanno parlato del fico comune (Ficus carica) e della complessità del suo metodo di riproduzione.
Dopo essersi concentrati sulla flora locale, sono passati ai prodotti tipici locali tra cui l’Aglianico del Vulture, vera tipicità del Vulture, prodotto DOP e IGP. Sulle origini del suo nome ci sono varie versioni: una fa riferimento all’origine ellenica del vitigno, l’altra riguarda la “A” privativa seguita da “glucos”, ovvero “senza zucchero” in quanto il vino Aglianico si contraddistingue per l’elevato quantitativo di tannini e quindi di asprezza. Ha, inoltre, spiegato come l’attività vulcanica del Vulture abbia creato delle condizioni pedologiche ideali per tale coltivazione, in particolare per quanto la presenza del tufo vulcanico, vera e propria riserva idrica nei periodi di forte siccità. Anche l’origine del termine Ripacandida segue diverse tesi: il primo riguarda la sua posizione geografica, ovvero abbarbicato su di un colle, la seconda fa riferimento al fatto che possa essere stata edificata dai Romani, sulla base del ritrovamento di resti di un acquedotto di epoca romana (Candida latinorum).
Terminato il percorso tra le strade del paese, non poteva mancare la visita all’azienda “L’Oro dei Fiori” di Franco Rondinella che si occupa di estrazione, stoccaggio e confezionamento del miele. Ricordiamo, infatti che Ripacandida è la prima ”Città del Miele” della Basilicata. Per saperne di più leggi questo articolo.
Rondinella ha spiegato ai presenti l’importanza ecologica delle api e di come sia fondamentale la loro salvaguardia puntando sempre di più alle attività sostenibili e a sostegno dell’ambiente. L’Apicoltura Rondinella Franco oltre a raccogliere circa 10 varietà di miele biologico produce anche diversi prodotti quali: crema gianduia miele e cioccolato, marmellate con miele, miele e frutta secca, torroncini teneri, polline, pappa reale, propoli e candele di cera profumate. Gli escursionisti hanno avuto il piacere di degustare alcune di queste prelibatezze tutte lucane.
di Alessia Guglielmi
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