Esplorando le cascate di San Fele

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Quale miglior modo per conoscere un posto se non attraverso un’escursione?

Per questo motivo Sva Legambiente Potenza, capofila del progetto Lake B.E.S.T. sostenuto dalla Fondazione Con Il Sud attraverso il Bando Ambiente 2018, ha organizzato, domenica 19 luglio 2020, una passeggiata nelle incantevoli e suggestive cascate di San Fele.

Il sito naturale si trova nella valle del borgo di San Fele, all’interno del Parco naturale regionale del Vulture, al nord della Basilicata. Il complesso delle cascate prende vita in località Matise dove il torrente Bradano, meglio conosciuto come Bradanello, per distinguerlo dal fiume Bradano, sgorga dall’Appennino Lucano, confluisce nella fiumara di Atella e poi nel fiume Ofanto, per poi giungere nel Mar Adriatico. La particolare conformazione dell’alveo fa sì che il torrente effettui dei particolari salti di quota che danno origine a cascate naturali, note in tutta la regione con il nome di “U Uattënniérë”.

Dopo la calorosa accoglienza dell’assessore al Turismo del Comune di San Fele Elisabetta Chieca e del regista Alberto Nigro, la guida Aigae Leonardo Mecca ha accompagnato il gruppo di escursionisti in un meraviglioso percorso ad anello di circa 6 km attraverso le principali cascate.

Ora vi raccontiamo cosa gli escursionisti hanno visitato e imparato

Lungo il cammino hanno goduto della bellezza del paesaggio modellato dall’acqua e della sua rigogliosa vegetazione arborea, arbustiva ed erbacea. Fra le specie maggiormente presenti, l’esperto Mecca ha fatto notare ai presenti carpini (prevalentemente neri, frassini (orniello), castagni, aceri, salici, pioppi e ontani. Quest’ultima specie, molto abbondante e miglioratrice della fertilità del suolo, è presente solo nell’Italia meridionale e in Corsica ed stata premiata con l’Award of Garden merit da parte della Royal Horticultural Society per essere una specie molto apprezzata e ideale per i giardini. Altra specie molto diffusa nella zona delle cascate è il farfaraccio, fra le proprietà che lo caratterizzano si evidenziano quelle di tipo carminativo, ovvero che favoriscono l’eliminazione di gas intestinali.

Troviamo, ancora, il cardo dei lanaioli e la bardana. Del primo si ricorda l’antico utilizzo per “cardare la lana” e, ancora oggi, in Francia è utilizzato per stirare i tappeti dei biliardi. È, inoltre, conosciuto per la grande appetibilità dei suoi semi, in particolare, per l’avifauna, i cardellini e i lucherini. Della seconda, la bardana, si evidenziano le proprietà medicamentose in qualità di pianta officinale (proprietà antinfiammatorie, ipoglicemizzanti, diaforetiche e dermopatiche). Inoltre, è interessante la storia legata alla sua struttura che, negli anni ’40 del secolo scorso, ha incuriosito l’ingegnere svizzero Georges De Mestral portandolo a studiarne la disposizione e la forma al microscopio. Il risultato di questo suo studio lo portò, qualche tempo più tardi, a brevettare il velcro o chiusura a strappo, ispirandosi proprio alla bardana.

Dopo aver conosciuto alcune delle piante che circondano le cascate, il gruppo di escursionisti ha fatto tappa alle Cascata dei tre livelli, chiamata così perché sviluppata su 3 livelli di altezza. Giunti a metà percorso, la guida ha posto l’attenzione sulla presenza delle marne ovvero di rocce sedimentarie di tipo terrigeno con la tipica colorazione rossastra e disposizione a strati. Da questo punto panoramico, i presenti hanno potuto ammirare il meraviglioso borgo di San Fele incastonato fra il Monte Castello e il Monte Torretta a 872 m s.l.m.

Proseguendo la passeggiata, sono giunti alla cascata “U Uattënniérë”, quella che dà il nome all’intero complesso di cascate. Davanti ai resti di un vecchio mulino, Mecca ha spiegato che il termine Uatteniere è appunto una trasposizione dialettale di gualchiera ovvero il macchinario utilizzato negli opifici in modo tale da sfruttare la forza cinetica dell’acqua che, muovendo una ruota, metteva in moto un cilindro orizzontale con all’interno delle aste o folloni. Questi ultimi con un movimento continuo su e in giù battevano sulla lana rendendola robusta e meno ruvida.

A pochissimi metri di distanza, la comitiva ha ammirato la cascata più famosa, quella degli innamorati. Il luogo, infatti, risulta estremamente romantico grazie ai fantastici giochi di colore generati dall’incontro tra l’acqua, il sole e la roccia. Questo scenario è stato scelto, infatti, come ambientazione per un bacio durante la fiction “Il Generale dei Briganti”, diretta da Paolo Poeti. Per ultima, hanno visitato la Cascata delle Gemelle, chiamata così perché è il frutto dell’incontro di due differenti sorgenti, Acquafredda e Bradano che insieme danno origine ad un piccolo laghetto sottostante alla cascata.

Lungo la via del ritorno gli escursionisti si sono fermati ad osservare alcuni resti di uno mulino, tra quelli meglio conservati, circondato da molti alberi di nocciolo. Il suo nome scientifico è Corylus avellana, in cui il nome del genere deriva dal termine greco Kòrys che significa elmetto, in riferimento alle brattee fogliari che proteggono il frutto, mentre il nome della specie, avellana, significa letteralmente “del tempo della transumanza delle pecore”, che fa riferimento, secondo una tradizione agro-pastorale, all’utilizzo dei fiori del nocciolo per la tintura delle vesti. Alcune località, come Avellino e San Pietro Avellana, hanno preso il nome proprio da questa pratica.

Tra la flora del posto si trovano principalmente castagni, faggi, querce, frassini, abeti, aceri montani e pioppi mentre nella fauna troviamo lepre, volpe, lupo, faina e cinghiale.

Vi abbiamo raccontato alcuni stralci della passeggiata per farvi percepire, almeno un po’, la bellezza di questo meraviglioso posto. Ora non vi resta che raggiungerlo e godere delle sue unicità.

Seguite la pagina Facebook del progetto Lake Best e quella di Sva Legambiente Potenza per conoscere meglio le meraviglie del Vulture.

di Alessia Guglielmi

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