Autismo e disagio psichico, con agricoltura sociale crescono abilità
di unfioreperlavita
L’unicità dei laboratori di agricoltura sociale nel diario di Alessandra Corona, animatrice della Fattoria della Salute A.S.S., che racconta il viaggio dei sensi e l’incontro con la terra delle persone affette da autismo e con disagio psichico.
Contatto diretto con la natura, con le stagioni e con i prodotti della terra, sono questi alcuni degli elementi vincenti dei laboratori della Fattoria della Salute quotidianamente attivi presso Fattoria Fuori di Zucca nel Parco dell’ex Maddalena. Il progetto sostenuto da Fondazione CON IL SUD, è promosso dalla cooperativa ‘Un Fiore per la vita’ avendo come partner il ‘Consorzio Nco’, ‘Terra Felix’, l’Asl, ‘La forza del Silenzio’, ‘Un Mondo Blu odv’ e ‘Omnia Onlus’ e coinvolge giovani ed adulti con sindrome dello spettro autistico anche a basso funzionamento o con disturbi generalizzati dello sviluppo, persone con disagio psichico e comorbilità psichiatrica. Ne parliamo con l’educatrice Alessandra Corona che ha deciso, fin dall’inizio dell’attività progettuale, di tenere un diario delle giornate. Uno strumento che poteva essere solo un modo per tenere in ordine i report delle azioni ma che settimana dopo settimana è diventato un prezioso documento che parla di reale integrazione tra chi è normodotato e chi invece ha bisogno di essere maggiormente seguito nei tempi e nei modi. Le pagine del diario di Corona non parlano solo di terapie o di procedure adeguate, in ogni singolo passaggio quel che emerge è un contatto umano che si arricchisce dei dettagli perché è nelle piccole cose che possiamo trovare l’unicità di ognuno di noi.
“L’attività agricola è considerata tra le attività lavorative più adatta alle persone autistiche perché permette un continuo contatto con la natura e gli animali e di questo ne riceviamo prova dopo giorno. Crediamo che i suoni, i colori e le sensazioni che possiamo trovare vivendo a contatto con la natura possano migliorare le sfere comportamentali, sociali e comunicative. È il vivere in fattoria che permette ai nostri “ragazzi speciali” di uscire dal loro apparente guscio protettivo e l‘interazione diventa spontanea. È il rapporto di naturalezza ed empatia che il ragazzo crea con la natura ad aprire le porte della sua comunicazione”, spiega con evidente pathos l’educatrice Alessandra Corona impegnata nei laboratori a contatto con gli utenti e con le famiglie che le affidano i propri figli. “Siamo convinti che la natura e l’agricoltura possa davvero rappresentare il primo passo di un percorso volto all’acquisizione di una maggiore consapevolezza di sé in relazione al mondo circostante. I ragazzi grazie ai laboratori “toccano e sentono” la terra, messi inizialmente nella condizione di poter prendere confidenza con una realtà che per molti rappresenta una novità assoluta: imparare a prendersi cura di qualcosa. Ogni singolo partecipante – assicura Corona- ha la possibilità di scoprire quelle qualità rimaste sopite per troppo tempo, spendibili nella quotidianità e nella crescita attiva della propria esistenza”.
Le persone che frequentano i laboratori della Fattoria della Salute sono gradualmente accompagnate in un percorso di crescita graduale dell’attività. L’obiettivo è aiutarli a proiettarsi verso il primo significato di valore del laboratorio: chi semina, raccoglie. La cooperativa sociale Un Fiore per la vita che gestisce gli spazi della Fattoria Fuori di Zucca dove si tengono i laboratori della Fattoria della Salute ha affidato 20 Orti sociali di circa 50 metri quadrati ognuno. Un’opportunità resa possibile anche grazie al Fondo di Beneficenza di Intesa Sanpaolo e pronta a rinnovarsi, visto che è partito il secondo bando di assegnazione degli Orti, basta manifestare il proprio interesse (http://www.fattoriafuoridizucca.it/la-fattoria-della-salute/).
“In queste attività – continua a spiegarci Alessandra Corona- il rapporto anche con i contadini che curano gli Orti sociali della Fattoria, è centrale. La contaminazione con i tempi della semina e del raccolto è in grado di stimolare i diversi sensi della persona: la vista del paesaggio, gli odori, i sapori, il contatto diretto con la terra e con altri organismi viventi”. Nel 1699 Leonard Maeger, giardiniere e scrittore, sull’English Gardener scrisse che “dedicare del tempo alla cura del giardino, zappando, seminando, togliendo le erbe infestanti è il miglior modo per conservare la propria salute”.
Il lavoro della scoperta consapevole continua a tavola con i prodotti ricavati negli orti ma anche di pomeriggio attraverso le diverse letture come quella della storia del chicco di grano. Gli occhi si illuminano quando riescono a produrre con le proprie mani il pane, dei dolci e della pasta. “La preparazione è una attività di sviluppo della manualità che ha l’obiettivo di rafforzare le abilità cognitive come il concetto di quantità (capacità di contare o pesare gli ingredienti), oppure di comprendere e realizzare le ricette proposte. Così facendo si accrescono le abilità comunicative dei bambini e ragazzi che per realizzare le ricette, sono sollecitati a chiedere gli ingredienti mancanti e gli strumenti di lavoro necessari. Un posto speciale è ovviamente occupato dalla creatività visto che gli ingredienti vengono lavorati e poi cotti, trasformandosi in un prodotto completamente diverso”, racconta l’educatrice che non nasconde (ma in fondo perché dovrebbe?) l’emozione della relazione con persone che si conoscono e riconoscono ogni giorno di più.
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