La chiusura dell’ex tabacchificio: un dramma che mette in luce lo sfruttamento nel Vulture-Alto Bradano

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Nel cuore agricolo della Basilicata, precisamente nel Vulture-Alto Bradano, si cela una realtà troppo spesso ignorata: il profondo sfruttamento lavorativo dei braccianti stagionali. Molti di questi lavoratori, prevalentemente migranti, sono vittime di condizioni disumane, costretti a lavorare lunghe ore per salari irrisori e senza protezioni adeguate. La recente chiusura dell’ex Tabacchificio di Palazzo San Gervasio, che per anni è stato un rifugio sicuro per circa 400 braccianti, ha reso la situazione ancora più drammatica, lasciando molti senza un luogo dove trovare protezione e assistenza.

Questa decisione ha sollevato un’ondata di critiche, come sottolineato da Paolo Pesacane di ARCI Basilicata: «La chiusura dell’ex tabacchificio è stata un grave errore. Ha creato un vuoto che ha facilitato l’azione dei caporali e peggiorato le condizioni di vita di chi già viveva ai margini». Questo centro rappresentava non solo un riparo fisico ma un punto di riferimento essenziale per garantire diritti fondamentali come l’accesso a un pasto e a servizi legali e sanitari.

Il problema del caporalato e dello sfruttamento nel settore agricolo non è circoscritto solo a questa regione. È parte di un sistema più ampio che si estende in diverse aree d’Italia, dove il lavoro stagionale è alla base dell’economia agricola, ma viene alimentato da pratiche di sfruttamento sistematico. Oltre alla mancanza di alloggi adeguati e alla scarsità di servizi di base, i braccianti affrontano una vulnerabilità crescente dovuta a politiche miopi e carenza di controlli.

Tuttavia, c’è una speranza concreta: il progetto InTrattabili, finanziato da Fondazione con il Sud e guidato da ARCI Basilicata, che cerca di fornire assistenza diretta ai braccianti. Gli operatori sono presenti sul campo, cercando di offrire supporto legale, sanitario e logistico, nonostante le difficoltà crescenti dopo la chiusura del centro. Questo progetto mira a creare una rete di protezione per chi è più esposto allo sfruttamento, ma le azioni locali non sono sufficienti.

Come emerso nel dibattito tenutosi a Palazzo Fortunato a Rionero in Vulture, è urgente un impegno collettivo che coinvolga istituzioni, imprese e cittadini. Solo un approccio coordinato potrà sradicare definitivamente le pratiche di sfruttamento e costruire un sistema agricolo più giusto e rispettoso dei diritti di tutti.

L’invito finale, condiviso da ARCI Basilicata, è chiaro: non possiamo permettere che l’emergenza diventi la normalità. Serve un impegno per riaprire centri di accoglienza adeguati e intensificare i controlli sul lavoro nero, garantendo ai lavoratori stagionali la dignità e i diritti che meritano. Questo non è solo un problema locale, ma una questione di civiltà che coinvolge l’intero Paese.

Il progetto InTrattabili prosegue come testimonianza di resistenza e impegno per i diritti dei più vulnerabili. Ma per cambiare davvero le cose, è necessario che le istituzioni agiscano in modo deciso, dando priorità alla giustizia sociale e alla lotta contro lo sfruttamento.

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