Al via i laboratori di “Officine Lavoro”
di consorziomacrame
Abbiamo finito i lavori di tinteggiatura dell’immobile confiscato di Via Possidonea 53.
Continuiamo con le attività di Officine Lavoro di Impronte a Sud – Welfare Lab.
Con Officine Lavoro proseguono i workshop/laboratori che hanno l’obiettivo di formare e promuovere l’integrazione socio-lavorativa di persone fragili. Di coinvolgere giovani studenti, artigiani e persone svantaggiate della comunità locale nel processo di metamorfosi dell’immobile confiscato in un bene comune e in uno spazio di appartenenza.
Il nuovo laboratorio, già avviato il 24 maggio scorso, riguarda l’attività di progettazione e realizzazione degli arredi dell’immobile e ha l’obiettivo di immaginare e costruire insieme gli spazi L’Officina e LaTerrazza.
Officine Lavoro. Un workshop per costruire “L’Officina” e “LaTerrazza”
Abbiamo avviato l’attività di training per la rigenerazione dell’immobile di via Possidonea 53. Il lavoro è coordinato dai docenti Ottavio Amaro e Marina Tornatora del Laboratorio Landscape_inProgress del Dipartimento dArte – Università Mediterranea di Reggio Calabria, partner di progetto.
Il workshop consiste nel realizzare gli spazi denominati L’Officina (al primo piano) e LaTerrazza. Essi diventeranno dei luoghi di prossimità e di sperimentazione condivisi nei quali un gruppo di 5 studenti di architettura del Dipartimento dArTe farà esperienza di progettazione e realizzazione in autocostruzione degli arredi. Giovani, disoccupati, persone svantaggiate o fragili – fra quelli individuati dalle cooperative partner di progetto, La Casa di Miryam, Soleinsieme cooperativa sociale, Rose Blu cooperativa sociale, La Nostra Valle per un percorso di inserimento socio-lavorativo – avranno la possibilità di formarsi, acquisire abilità.
Il workshop si articola in 2 fasi: quella ideativa di elaborazione dei progetti in dialogo con gli artigiani coinvolti, l’altra del cantiere per la realizzazione e il montaggio in situ con le maestranze selezionate.
L’Officina e LaTerrazza si trasformeranno così in luoghi fisici di produzione, elaborazione e trasmissione di idee. Luoghi dove poter condurre esperimenti sulla relazione tra etica, bellezza e arte, alla base del sogno e del significato del riuso dei beni confiscati.
La metamorfosi dell’immobile confiscato di Via Possidonea 53 e la partecipazione
«Noi immaginiamo – afferma Marina Tornatora – che l’immobile confiscato diventi uno spazio rappresentativo della comunità attraverso un processo di condivisione e partecipazione. La sperimentazione di un cantiere in cui diversi attori collaborano: l’Università, il Consorzio, La Casa di Miryam e gli altri enti partner. La trasformazione, quindi, dello spazio confiscato, come metamorfosi, porta a una sua riconoscibilità fisica e funzionale, nella quale contenuto e contenitore parlano la stessa lingua».
«Il bene confiscato non è di per sé un ‘bene’ – continua Ottavio Amaro. Diventa tale nella misura in cui noi interveniamo attraverso delle azioni di tipo funzionale e di riconfigurazione della sua identità estetica e urbana, che lo rendono riconoscibile alla collettività come bene comune”.
L’Officina e LaTerrazza quindi come luoghi capaci di generare nuove forme di formazione e partecipazione.
«Un’attività di partecipazione che coinvolge le varie figure che hanno diverse competenze dentro al bene. Un’idea di partecipazione che si declina con altri saperi e altre storie. Un’esperienza – dice Marina – nella quale un gruppo di giovani si mette a disposizione a interagire con la propria competenza e i propri studi, in dialogo con altre voci ed esperienze di questa comunità».
«In questo senso – ribadisce Ottavio – siamo contenti che la nostra Università ‘entra’ in città e diventa momento di confronto con associazioni, artigiani e comunità locali».
«È la conclusione di un lavoro, di un percorso che dà un nuovo assetto istituzionale a Impronte a Sud – Welfare lab. Che è in coerenza con tutta la filosofia del progetto. Riportare il bene a una qualità estetica che contribuisce alla bellezza delle cose che facciamo tutti. Noi dal punto di vista dell’architettura, voi dal punto di vista sociale e solidale. Questo workshop si chiude con un progetto di interni vero e proprio. Ma soprattutto con una partecipazione più corale al progetto di autocostruzione».
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