Al via il progetto “Fuori le Mura” per il reinserimento socio-lavorativo dei detenuti

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La realtà carceraria è ancora un tabù ricco di pregiudizi. Ai detenuti, solitamente, si propongono solo misure di politica attiva del lavoro, come i tirocini. “Fuori le mura”, invece, offrirà vere e proprie opportunità di occupazione.

Un progetto ambizioso che rappresenta una rarità, non solo nel campo dell’inclusione sociale di soggetti deboli nello scenario lavorativo, ma anche nel settore della progettazione sociale.

Dai laboratori di riciclo, arteterapia e riuso creativo con la realizzazione di opere artigianali in mostra, ai tirocini lavorativi retribuiti e alle assunzioni all’interno dell’azienda Dusty, leader nel settore dell’igiene urbana.

In questo saranno impegnati un gruppo di detenuti all’interno del progetto “Fuori le mura” ideato e realizzato dalla cooperativa Prospettiva Futuro insieme all’ufficio interdistrettuale di esecuzione penale esterna per la Sicilia, con il sostegno di Fondazione con Il Sud.

Per tre anni il progetto coinvolgerà le carceri di Catania Piazza Lanza, Barcellona P. G., S. Cataldo, Gela, istituto penale per i minorenni etneo e anche gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna di Messina, Catania, Caltanissetta/Enna e Palermo con l’apporto dell’Ufficio del Garante dei Diritti dei Detenuti della Regione Sicilia.

Divulgare un messaggio di cambiamento, quindi, e non di condanna (umana) definitiva. «Se dessimo ascolto alla nostra Costituzione repubblicana – spiega Domenico Palermo, responsabile del progetto – l’unico messaggio dovrebbe e essere quello della “rieducazione” ossia del riconoscimento, non solo in via di diritto ma anche nella pratica quotidiana, che l’espiazione della pena è veicolo di recupero, di redenzione e di cambiamento. Una pena che suoni condanna per la vita,  irredimibilità, a mio parere, cozza con il principio che il cambiamento sia alla base stessa della vicenda umana di ciascuno di noi e che si snoda per vie non sempre rette».

Ciò non vuol dire che gli errori, i reati non vanno puniti ma che la punizione, la pena, deve realizzarsi in una prospettiva di riparazione del danno, non di annullamento della persona che ha sbagliato.

La società tende però a innalzare mura di diffidenza e pregiudizio verso chi esprime la volontà di cambiare,  «questa è certamente la sfida più difficile perché le barriere culturali e moralistiche sono le più resistenti al cambiamento. E non valgono a superarle le parole, i discorsi o i libri, che pure sono indispensabili. Ciò che conta veramente – continua Domenico Palermo – in questa sfida è innanzitutto il principio che chiunque abbia commesso un reato è, comunque, una persona, con i suoi limiti ma con i suoi diritti. In secondo luogo, è determinante l’esperienza del contatto diretto, umano, della condivisione di pezzi di un cammino, gli unici capaci di svelare la vera identità delle persone. In questo senso, gli aiuti che progetti come “Fuori le mura” possono mettere in campo a favore di chi, per i motivi più svariati, ha commesso dei reati sono importanti  e riescono a far scoprire potenzialità inaspettate, nascoste dietro maschere che talvolta sono semplici difese. Le istituzioni totali creano stigma, la libertà delle relazioni umane deve favorire la sua cancellazione. Ma non c’è libertà senza autonomia, senza lavoro»

Fuori quelle mura alte del carcere, cosa troveranno questi uomini? «Ambienti difficili, rifiuto, a volte disprezzo. Ma anche persone disposte all’aiuto, operatori sociali pronti a fare un pezzo di strada insieme, imprese solidali che fanno della “responsabilità sociale” un principio concreto del loro sviluppo. Troveranno anche un progetto come il nostro che offre opportunità di formazione, di sperimentazione delle proprie abilità e delle proprie motivazioni, un supporto vero per chi voglia mettersi alla prova, accrescere la propria volontà di riscatto  attraverso l’impegno e il lavoro. Come rappresentato dal logo del progetto, questi uomini staranno su un crinale, ma ci sarà qualcuno che, se vorranno, li aiuterà a non cadere».

 

Articolo di Katya Maugeri pubblicato su Sicilia Network

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