Scardinare i pregiudizi. L’impatto del progetto Fuori raccontato dalla tutor Monia Scala

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Monia Scala è tutor di progetto, occupandosi di mediazione tra i detenuti, con il corpo docente e con le aziende. La sua testimonianza racconta l’importanza e l’impatto dei percorsi formativi orientati all’inserimento lavorativo per le persone in esecuzione penale.

Scardinare il pregiudizio che il detenuto ha su di sè

Le esperienze formative che includono anche attività pratiche sono fondamentali per sovvertire i bias culturali e sociali di cui sono spesso vittime le persone detenute, a causa dei contesti in cui sono cresciuti. “Il detenuto non si è mai sperimentato in altro, non si è mai chiesto cos’altro poteva fare, perché dava per scontato di non poter fare nient’altro”. Anche la possibilità e la capacità di studiare non viene generalmente messa in conto di chi si trova in carcere. Partecipare a corsi, sperimentare con le proprie mani, mettersi alla prova, genera un virtuoso meccanismo di autostima, propedeutico all’avvio di un percorso verso il cambiamento. “Chi l’avrebbe detto mai che avrei potuto fare a fare una pizza in questo modo”, hanno confessato a Monia. “Sembrano sciocchezze, ma non lo sono”.

Essere umani prima di tutto

Questo progetto ha generato dei cambiamenti a livello individuale e relazionale. Le persone, giorno dopo giorno, con la mediazione e il supporto del tutor, imparano ad uscire dal “ruolo”, dismettere i panni del carcerato-condannato a vita alla devianza e all’illegalità; sperimentano relazioni “come esseri umani, portatori di emozioni e vissuti”. Il primo stigma da cancellare è proprio quello che i detenuti impongono a loro stessi.

Lo stigma del mondo del lavoro

Il secondo pregiudizio è quello interpretato dalla società e dal mondo imprenditoriale. Anche in questo contesto, il ruolo di agenzie deputate a mediare, preparare e accompagnare non solo il tirocinante, ma anche l’azienda, è fondamentale per la riuscita di un percorso di inserimento. Mettersi in una posizione di ascolto anche con gli imprenditori consente di “affrontare i loro dubbi, nati dal pregiudizio, e cambiare questa visione”. L’obiettivo è fare in modo che il detenuto possa “andare fuori, lavorare in un’azienda ed essere riconosciuto come un essere umano e non come un criminale o una persona che possa fare del danno”.

L’impatto del progetto Fuori – La vita oltre il caracere

Il cambiamento e il reinserimento socio-lavorativo possono avvenire non solo perché il progetto offre dei tirocini, ma perché offre la possibilità di sperimentarsi nella legalità e nel mondo lavorativo, poter dire “Sì, anche io posso farlo”, anziché uscire e ritornare a delinquere “perché è l’unica strada che possono percorrere”.

Ascolta l’intervista di Monia Scala sul canale Youtube della Cooperativa L’Arcolaio: https://youtu.be/OXwZLjPeu_E

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