Avviati percorsi di inserimento lavorativo in collaborazione con l’ULEPE di Siracusa
di arcolaiocoopsociale
Orientamento, affiancamento e tirocini per favorire l’inserimento lavorativo di 10 persone in esecuzione penale esterna in aziende della provincia di Siracusa.
A fine febbraio il Progetto Fuori – La vita oltre il carcere ha avviato un programma complementare al percorso intrapreso all’interno della Casa Circondariale di Siracusa.
Grazie alla collaborazione con l’ULEPE, l’Ufficio Locale di Esecuzione Penale Esterna, l’impresa sociale Passwork e la cooperativa sociale L’Arcolaio hanno dato il via a una serie di servizi specialistici di politica attiva del lavoro destinati a una decina di persone affidate all’Ufficio. Si tratta di uomini e donne che stanno beneficiando di una delle misure alternative alla detenzione o della messa alla prova.
L’obiettivo è favorire l’inserimento lavorativo di persone che avrebbero difficoltà, durante e al termine della pena, a trovare un’occupazione inserita in un contesto di legalità.
Assessment e orientamento
In particolare, il piano prevede un accompagnamento iniziale finalizzato alla stesura di un programma di orientamento al lavoro individuale, sulla base del profilo e del fabbisogno di ogni singola persona. “Il piano individuale è focalizzato sull’educazione al mondo del lavoro, dall’empowerment alla stesura di un curriculum vitae”, spiega Monia Scala, psicologa di Passwork. “Molte persone hanno bisogno di scoprire innanzitutto le proprie attitudini, di sapere cosa sono capaci di fare”. “Soprattutto, è fondamentale riuscire a canalizzare aspirazioni e competenze in un percorso orientato a un’occupazione in piena regola. La maggior parte delle persone che stiamo seguendo non ha mai avuto un’esperienza di lavoro se non nel mondo della criminalità o del sommerso”.
Sostegno nella ricerca di opportunità occupazionali
In seguito a questa prima fase di analisi e approfondimento, 7 persone saranno affiancate con l’obiettivo di conoscere i meccanismi e gli strumenti del mondo del lavoro e della ricerca di opportunità lavorative. Dall’individuazione delle offerte alla preparazione per i colloqui, il percorso di psicologi e assistenti sociali punterà alla promozione dell’autonomia personale.
Al termine di questo percorso si prevede di riuscire ad offrire almeno 3 opportunità concrete di inserimento lavorativo, secondo la formula del tirocinio formativo della durata di 6 mesi. “La novità rispetto ad altre formule adottate in passato è la richiesta rivolta alle aziende di partecipare alla scommessa su queste persone”, spiega Sebino Scaglione, presidente di Passwork. “Noi finanziamo 3 mesi di tirocinio, chiediamo agli imprenditori di sostenere gli altri 3 mesi. In questo modo l’azienda si sentirà responsabilizzata e partecipe del successo del percorso di sviluppo professionale e cambiamento.”
Il sostegno alle imprese
Uno dei principali ostacoli all’inserimento socio-lavorativo di detenuti e persone in esecuzione penale esterna è rappresentato dalla complessità gestionale delle procedure che gli imprenditori disponibili devono affrontare: la paura e la novità di avere a che fare con persone dal passato criminale, l’inserimento in organico di persone che spesso si affacciano al mondo del lavoro per la prima volta, la compilazione della documentazione relativa al progetto formativo. Tutto ciò fa prevalere nell’imprenditore più gli aspetti problematici che i numerosi risvolti positivi.
Oltre a rendersi protagoniste di un percorso di riscatto di persone generalmente dalla società, le aziende possono infatti avvantaggiarsi di diversi incentivi che derivano dall’attivazione di tirocini. “Il nostro compito in questi progetti non si esaurisce con l’ingaggio”, continua Scaglione. “Noi riusciamo a garantire un tutoraggio vero, sia nei confronti della persona, che non deve sentirsi mai sola in questo percorso, sia nei confronti degli imprenditori, che assistiamo e affianchiamo nelle numerose questioni legate a questo incarico”.
Verso un accordo territoriale interdisciplinare e interistituzionale
Il collegamento tra aziende, agenzie sociali e soggetti istituzionali come gli Istituti di detenzione e l’ULEPE è un primo passo concreto verso l’obiettivo di medio-lungo termine che i due partner del progetto Fuori si prefiggono: costituire un accordo territoriale tra pubblico, privato e terzo settore per mettere a sistema un modello di co-programmazione e co-progettazione finalizzato al reinserimento di detenuti e persone in esecuzione penale esterna.
“L’obiettivo è la messa in rete di tutte le agenzie coinvolte nell’inclusione sociale e lavorativa di queste persone”, spiega Giuseppe Pisano, Presidente de L’Arcolaio. “Il reinserimento in società è complesso e drammatico e riguarda tutta la sfera della persona, da quella familiare a quella psicologica e sanitaria. E’ necessario uno sforzo corale e partecipato che inizi “dentro il carcere”, a partire dalla formazione professionalizzante, affinché la pena si trasformi in un percorso di cambiamento e rinascita, verso una società inclusiva e accogliente”.
La necessità di un’azione sinergica tra pubblico e privato è sottolineata anche da Stefano Papa, direttore dell’ULEPE di Siracusa: “Le iniziative di questo tipo, basate sulla creazione di una rete di soggetti impegnati nella co-progettazione, sono fondamentali per creare coesione sociale e offrire soluzioni che superano le dinamiche dell’assistenzialismo”. Le difficoltà non mancano, ammette Papa, a partire dall’esigenza di forzare le limitazioni logistiche – come orari e spostamenti, ad esempio, a cui sono sottoposte le persone non libere. “Ma dobbiamo insistere e non fermarci se vogliamo tendere alla realizzazione di una giustizia “di” e “con” la comunità. Il lavoro è uno dei fattori fondamentali per il reinserimento sociale e contribuisce a valorizzare la valenza degli aspetti rieducativi dell’esecuzione penale”.
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