La futura Memoria

Diari, foto, video e racconti: questa la ricetta vincente di “Io mi ricordo”, il percorso laboratoriale di sensibilizzazione al dialogo tragenerazioni e alla valorizzazione della memoria, a cura de “La Giraffa nel Bicchiere” e sostenuto dalla Fondazione di Comunità del Centro Storico di Napoli.

L’associazione, che dal 2009 si occupa di didattica, arte, teatro e creatività, ha intrapreso questo progetto con la classe I C dell’ istituto comprensivo statale “Campo del Moricino” , indirizzando i 30 ragazzi coinvolti verso un lavoro di ricerca delle proprie origini, attraverso i ricordi personali o della propria famiglia, guidati nella raccolta di storie, filastrocche, canzoni del passato.

A fine marzo 2015 si svolgerà una mostra documentaria del progetto, costituita dai materiali raccolti individualmente dai singoli partecipanti; per questo, dedichiamo la nostra storia del mese alla scoperta di questo sperimentale quanto efficace approccio didattico, lasciando che siano Valeria Bianchi ed Elena Castellano, coordinatrici del progetto e fondatrici de “La Giraffa nel Bicchiere”, a raccontare questa bellissima esperienza.

“L’idea del progetto “Io mi ricordo” – ci spiegano –  è andata formandosi a partire dal 2009, grazie al confronto con il pubblico che assisteva allo spettacolo teatrale “A chi questo?il rancio nel campo di Bergen” di Valeria Bianchi. Per scrivere lo spettacolo, Valeria aveva attinto dai racconti orali del nonno e delle sue esperienze di vita e di guerra, spinta dalla necessità personale che quelle memorie non andassero perdute. Negli anni, il pubblico che ha assistito a questo spettacolo ha dimostrato sempre una commossa partecipazione, manifestando il rimpianto di non avere notizie, di non aver domandato per tempo, di non avere più la possibilità di conoscere le proprie origini, la storia delle propria famiglia.

E’ nata così l’idea di un progetto da rivolgere ai ragazzi delle scuole medie e superiori, per spronare loro al dialogo e alla ricerca, sensibilizzandoli all’importanza della conservazione della memoria, per conoscere meglio se stessi ed il proprio presente.”

L’idea alla base di questo percorso si fonda sul principio che la storia non è qualcosa che si studia mnemonicamente sui libri, lontana dalla vita di ogni giorno; essa è in realtà  composta di vissuto, di presente, di cause e di effetti, di esperienze a noi vicine, di scelte sofferte. La memoria può essere quindi il mezzo per scoprire la propria identità e l’identità del luogo in cui viviamo.

Ma quali sono state le reazioni a un percorso di questo tipo, fondato su ricordi e passato?

“Il progetto è stato accolto dalla scuola e dalla maggior parte degli studenti con entusiasmo – continuano – benché alcuni ragazzi, pochi rispetto alla media della classe, abbiano dimostrato una forte incapacità a impegnarsi su un lavoro al di fuori dei canoni scolastici, incerti nel fidarsi e nel lasciarsi coinvolgere.                                                           Abbiamo comunque scelto fin dall’inizio di cercare di includere ed inglobare nel lavoro il maggior numero di studenti, responsabilizzandoli personalmente, cercando di trovare in ognuno il “punto forte”, convinte che lo scopo del progetto non sia produrre un bell’elaborato finale ma far vivere ai singoli ragazzi un’esperienza diversa, unica.

I nostri personali diversi percorsi formativi – autrice/attrice/regista teatrale e formatrice una, storica dell’arte e operatrice didattica l’ altra – hanno fatto il resto, rendendo possibile lo sviluppo di un percorso completo che permettesse ai ragazzi di sperimentare in prima persona e in maniera innovativa.”

Non a caso, forse la soddisfazione più grande avuta in questi mesi è stata quella di vedere alcuni ragazzi con profitto scolastico molto basso appassionarsi al progetto e partecipare con gioia, felici di compilare con l’aiuto dei genitori l’albero genealogico, e scoprire per la prima volta le proprie origini. Una ragazza in particolare  – concludono – presentataci all’inizio dell’anno come soggetto con problemi di disgrafia e totale assenza durante le lezioni scolastiche, all’interno del progetto si è dimostrata la più motivata, rivelando un’ innata capacità espressiva e un esuberante desiderio di raccontare e mettersi in gioco! ”

       

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