La vita riprende nella Riserva del Tirone
Malgrado il duro colpo inferto dall’uomo ai sistemi naturali del Vesuvio, la vita selvatica riprende sorprendentemente dopo gli incendi di metà luglio scorso.
Sabato scorso abbiamo effettuato un nuovo sopralluogo nella Riserva Tirone – Alto Vesuvio per verificare stato e sopravvivenza di due fototrappole ancora sul campo e continuare i controlli delle cassette-nido per il moscardino che non avevamo potuto visitare nel sopralluogo post-incendio di luglio. Ci ha accompagnato Giulia Pugliese, naturalista e guida ambientale di Vesuvio Natura, una associazione nata per far conoscere biodiversità, ecosistemi e geologia della Riserva e del Parco, attraverso l’escursionismo e la didattica naturalistica.
Una delle due fotovideotrappole è ancora funzionante, l’altra è stata completamente disintegrata dall’incendio. La prima ci regala immagini post-incendio di volpi adulte dalle zampe e muso neri di cenere e giovani volpi dell’anno.
Mentre risaliamo dal boschetto di pioppi tremuli alla testa dell’Atrio del Cavallo, verso la strada, un velocissimo topo selvatico ci attraversa la strada e si rifugia nelle fessure della lava. Ormai vicino alla strada troviamo la muta di un giovane biacco.
Un po’ ovunque la robinia, pioniera e robusta, si prende lo spazio lasciato dalle altre piante bruciate. E’ una specie aliena ed invasiva, ma al momento non ci sembra vero di vedere un po’ di foglie verdi. Andranno valutati attentamente e con cautela gli interventi futuri su questa specie. Anche il leccio ricaccia alla base delle piante morte e così le ginestre dell’Etna incenerite dal fuoco. Nel ginestreto, sul versante nord della Riserva, ricacci di pioppo tremulo a sorpresa colorano il versante scuro di terra bruciata.
Larve ed adulti di coleotteri crisomelidi e bruchi della farfalla Uresiphita gilvata, si alimentano rispettivamente sulle giovani foglie di pioppo e ginestra. Anche la lepre sembra gradire i fusti verdi delle ginestre e forse i ricacci di robinia. Troviamo le sue fatte lì dove prima la fotovideotrappola, ora distrutta, la riprendeva. Segno che le lepri ci sono ancora e continuano a frequentare il ginestreto seppure completamente bruciato. Siamo sul versante sud della Riserva a circa 700 m s.l.m. Altrove cavallette ed altri ortotteri, saltano sulla lava al nostro passaggio.
L’alveare costruito agli inizi di luglio sotto la Casetta di Amelia, al centro della Riserva, è ancora lì ma purtroppo un confronto con le foto di prima dell’incendio sembra confermare il drammatico impatto degli incendi sulle api. Non si vedono api a darsi da fare vicino ai favi.
Alcune delle cassette-nido per il moscardino sono completamente bruciate, altre sono bruciate fuori o sotto ma non dentro e decidiamo comunque di lasciarle sugli alberi. E alla fine in una delle cassette-nido troviamo un nido, di moscardino, ancora da completare…ma segno che una parte della popolazione è sopravvissuta…
BIO.FOR:POLIS continuerà a monitorare la biodiversità della Riserva e a seguire la sorprendente capacità di ripresa di un ecosistema ancora, malgrado tutto, vivo!
Foto di Manlio Marcelli