Ex discarica Vergine: chiesta la condanna per disastro ambientale

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TARANTO – Nel pomeriggio di martedì 8 aprile, nell’aula E del Tribunale di Taranto, si è tenuta una nuova e decisiva udienza del processo per disastro ambientale a carico degli ex gestori della discarica Vergine.

Al centro del dibattimento, la requisitoria Filomena Di Tursi, pubblico ministero, che ha chiesto la condanna a due anni di reclusione per ciascuno dei tre imputati, ritenendoli penalmente responsabili del reato principale. Per gli altri reati minori è stata chiesta la non procedibilità per prescrizione.

All’udienza non erano presenti né Giuseppe Vergine né il suo avvocato. Hanno invece preso la parola le parti civili, tra cui l’avvocato Francesco Nevoli, legale di Attiva Lizzano, che ha ribadito il ruolo determinante dell’associazione nel processo.

Nevoli ha sottolineato il contributo fornito dai consulenti tecnici di parte, Giuseppe Malatesta e Maria Ferraro, e ha depositato una memoria tecnica congiunta con l’avvocato Giovanni Gentile, presidente di Attiva Lizzano, evidenziando le carenze metodologiche delle perizie tecniche d’ufficio e le contraddizioni delle relazioni dei consulenti degli imputati.

“Nel corso dell’udienza è emersa con forza la responsabilità ambientale della discarica ex Vergine, ritenuta la causa principale dell’inquinamento della falda acquifera e delle altre matrici ambientali della zona, escludendo qualsiasi impatto derivante dalle attività agricole o zootecniche dell’area. Anche gli altri avvocati di parte civile hanno condiviso e sostenuto le conclusioni del PM e dell’avvocato Nevoli”, scrive in una nota Attiva Lizzano.

Il giudice ha aggiornato l’udienza alle 14.00 del 6 maggio 2025, data in cui si terranno le arringhe finali dei difensori degli imputati e della Regione Puglia. La sentenza sarà pronunciata subito dopo.

“Il processo si avvia così alla sua fase conclusiva, con la speranza di giustizia per un territorio segnato da anni di inquinamento e abbandono. Intanto, resta aperta un’altra questione: un nuovo procedimento amministrativo per la possibile riapertura della stessa discarica per la quale oggi il PM ha chiesto la condanna. Una prospettiva che desta allarme, mentre si attende una sentenza che potrebbe segnare uno spartiacque nella lunga battaglia per la tutela ambientale del Tarantino”, conclude la nota di Attiva Lizzano.

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