Banchetto informativo contro la riapertura della discarica ex Vergine 20 ottobre 2024
di Attiva Lizzano
Annullato l’appuntamento del 19.10.2024 per l’allerta meteo, l’incontro di domenica 20 ottobre 2024 si è svolto regolarmente.
Buona affluenza da parte dei cittadini tra cui il Sindaco. Il Presidente di Attiva Lizzano ha illustrato il procedimento amministrativo in atto per il quale la Lutum Srl ha chiesto prima l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) e ora con il PAUR (Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale). Cambia il nome, ma la sostanza è sempre la stessa: riaprire la discarica!
Comunque si chiede la riapertura della discarica senza aver neanche completato i lavori di messa in sicurezza di emergenza, cioè il minimo indispensabile per non essere ammorbati dalla puzza ed evitare malattie ben più gravi.
Non si può decidere sul rilascio del PAUR se prima non viene ripristinato “lo stato di tutti i luoghi”, perché è anche compromessa la discontinuità fisica tra l’adiacente cava di tufo calcarenitico e la discarica Lutum, due distinte attività di impresa poste entrambe sullo stesso sito. Infatti, nella sentenza del TAR Lecce 465/2022 si legge: “l’attuale contesto ambientale è fortemente compromesso a causa della mancata gestione sia del percolato, che del biogas relativo all’adiacente discarica, risultando la stessa non presidiata, priva di sorveglianza e controllo, di fatto estremamente deteriorato”. Addirittura la stessa Lutum ammette che vi sono aree contaminate “nelle quali è in corso la MISE/MIPRE” (vdi. istanza per il PAUR datata 13.05.2024), cioè i i lavori di messa in sicurezza e quelli di prevenzione.
Per la riattivazione della discarica, con l’aumento di rifiuti previsti (più del triplo rispetto a quella in esercizio sino al 2014) si prospetta l’arrivo di una montagna di rifiuti, ben 1.137.500 tonnellate, più quelli che già presenti, si arriva a 2.288.000 tonnellate. A questo bisogna aggiungere le 1.080.000 tonnellate di rifiuti che giacciono in località Mennole, per cui si arriva ad un totale 3.368.000 tonnellate. Questo significa circa 140 camion al giorno (praticamente un camion ogni 10,2 minuti 24 ore su 24).
Tra gli inquinanti prodotti dalla discarica c’è l’acido solfidrico, un gas che le popolazioni vicine al sito della discarica, specie di Lizzano, conoscono bene perché da anni lamentano pungenti molestie olfattive, anche di forte intensità, tanto da costringerli a barricarsi in casa. La cosa più importante, però, è che l’acido solfidrico è classificato come una sostanza fortemente velenosa “tossica a largo spettro” ed è un acido irritante che danneggia molti organi del corpo umano.
La riapertura dell’impianto costituisce “un grave rischio ambientale e per la salute umana”, ai sensi del D.Lgs. 152/2006. Questo lo attestano le innumerevoli segnalazioni inviate dai cittadini all’ARPA, dagli esposti inviati da questa Associazione e dai cittadini alla Procura di Taranto e dai quali sono stati avviati due procedimenti penali di cui quello per disastro ambientale è attualmente in corso e volge alle battute finali.
L’area della discarica è in una zona di produzioni agricole ed alimentari. Inoltre, vi è la presenza di rilevanti beni storici, artistici, archeologici e paesaggistici.
Il territorio verrebbe penalizzato in maniera devastante e questo significherebbe la fine per una serie di piccole e medie imprese agricole locali, a partire da quelle vinicole.
In estrema sintesi, senza aver neanche completato i lavori di messa in sicurezza, vogliono riaprire una discarica malsana già adesso che è chiusa, esponendo a rischi gravissimi la salute dei cittadini e compromettendo irrimediabilmente l’ambiente di tutta la zona, in violazione degli art. 9 e 32 della Costituzione Italiana.
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