Chiediamo solo di poter respirare aria non malsana 22.10.2024

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Attiva Lizzano esprime la sua contrarietà alla riapertura della discarica Lutum

COMUNICATO STAMPA

Pochi giorni fa abbiamo appreso dell’avvio di un nuovo procedimento autorizzativo riguardante la riapertura della discarica ex Vergine oggi Lutum, isola amministrativa del Comune di Taranto, ma di fatto vicinissima al Comune di Lizzano.
Mentre la gente era al mare per trovare refrigerio dal caldo soffocante di questa estate, l’8 agosto 2024 l’Ente Provincia di Taranto ha pubblicato l’avviso con il quale si dà avvio al procedimento relativo ad un’istanza di PAUR (Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale) presentata dalla Lutum S.r.l. per la riattivazione di un impianto per lo smaltimento di rifiuti non pericolosi.
In estrema sintesi, si vuol riaprire l’ecomostro lizzanese per buttarci i rifiuti provenienti da ovunque.
Un avviso, lo ricordiamo, inviato con PEC anche ai comuni di Taranto, Fragagnano, Lizzano, Monteparano, Faggiano e Roccaforzata, ma ignorato da tutti sino a quando Attiva Lizzano e Legambiente Fragagnano, appena lo hanno scoperto, lo hanno reso di dominio pubblico.
Oggi, 22 ottobre 2024, siamo stati i primi a presentare le osservazioni, nella speranza di non essere anche gli ultimi, visto il disinteresse dimostrato dalle amministrazioni per una questione importante quanto l’aria che respiriamo. Non solo. I tempi sono strettissimi. Il 13 novembre 2024 scadono i termini per l’invio di pareri alla Provincia di Taranto e la prima conferenza di servizi è fissata per il 19 novembre 2024.
 
Nel silenzio generale di chi doveva almeno informare i cittadini di quanto sta avvenendo sulle loro teste, Attiva Lizzano ha messo nero su bianco ben 14 motivi, pesanti come macigni, per dire NO alla riapertura della discarica. Si perché, prima di autorizzare la riattivazione di un’installazione di smaltimento rifiuti, è indispensabile far piena luce sulla questione.
Infatti sono in corso due procedimenti: uno amministrativo e un altro penale.
Il primo in relazione alla compromessa discontinuità fisica nel sito della discarica tra le due distinte attività della Lutum S.r.l. e della Ditta Vergine Giuseppe per il quale il TAR Lecce nel 2022 ha già respinto un ricorso della Ditta Vergine e il Consiglio di Stato ha rigettato finanche la richiesta di sospensiva.
Il secondo, in quanto si avvia a conclusione il procedimento penale per disastro ambientale che è fondamentale per capire bene lo stato reale del sito lasciato (o meglio abbandonato) dai vecchi gestori della discarica.
In ogni caso dovranno essere (finalmente) completati almeno gli interventi di messa in sicurezza, incredibilmente ancora in corso da anni, benché rappresentino il minimo indispensabile per la tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente e per fermare gli olezzi che ammorbano l’aria, persino con la discarica chiusa (segnale evidente che i lavori sono ben lontani dall’essere completati).
L’art. 9 della Costituzione Italiana sancisce che la Repubblica “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni” e il successivo art. 32 “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. L’interesse per le future generazioni e della collettività per la salute di tutti non può venire meno davanti ad un interesse meramente imprenditoriale avente un solo scopo: il lucro. Quindi, non si può concedere il Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale per riaprire una discarica malsana già adesso che è chiusa. Costituirebbe una palese violazione del dettato costituzionale ed esporrebbe a rischi gravissimi la salute dei cittadini e comprometterebbe irrimediabilmente l’ambiente di tutta la zona.
Pertanto, si chiede di NON concedere il PAUR perché attualmente non vi sono le condizioni, neanche minime, per garantire né il diritto alla salute né la tutela dell’ambiente.
In subordine, si chiede che venga sospeso il procedimento amministrativo sino alla conclusione del procedimento penale e di quello amministrativo davanti al Consiglio di Stato e soprattutto sino al termine degli interventi di messa in sicurezza, previo accertamento di un ente di controllo che attesti l’esecuzione dei lavori a regola d’arte nel pieno rispetto della legge.
Non chiediamo soldi o benefici di alcun genere, chiediamo solo di poter respirare aria non malsana e di poter lasciare alle future generazioni un mondo quantomeno non peggiore di quello che abbiamo trovato noi.

Regioni

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