Inaugurata la Casa della Giovane ad Arbus
Per ora offre servizi, ma l’obiettivo è farla diventare un’esperienza di cohousing per donne in condizione di fragilità.
Un taglio del nastro, tra emozione ed entusiasmo, segna ad Arbus l’inizio di un nuovo cammino dell’Acisjf (Associazione Cattolica Internazionale al Servizio della Giovane) assieme alla comunità. È arrivato ad un momento cruciale, infatti, il progetto Ampliacasa: un percorso che ha messo in rete associazioni di volontariato e che ha come obiettivo finale quello di aprire una struttura per il cohousing.
Obiettivo, questo, raggiungibile grazie alla generosità della famiglia Statzu, che ha messo a disposizione un edificio storico in piazza della Cavalleria ad Arbus. Intanto, il 23 settembre scorso, alla presenza di autorità religiose e civili e dei referenti nazionali, è stata inaugurata la “Casa della giovane Ettore Desogus”, un luogo di ascolto, che nel giro di un mese offrirà vari servizi, come uno sportello d’ascolto e servizi educativi di cui si occuperà la cooperativa Sinergie. «Da venti anni», spiega la presidente Roberta Schirru, «portiamo avanti progetti con i Comuni per offrire un sopporto alla collettività. Ci confronteremo con il Comune di Arbus per capire quali esigenze sin da ora possiamo curare».
La casa diventerà poi un luogo di coabitazione solidale per donne in situazioni di disagio, lontane dalla famiglia o dal proprio ambiente: ciò che si vuole sperimentare è una soluzione nuova di accoglienza, in cui le persone fragili possano trovare, oltre ad un tetto, anche un affiancamento in un’ottica di auto mutuo aiuto, ovvero di un aiuto reciproco, evitando i rischi dell’assistenzialismo e puntando invece sul riscatto sociale, su percorsi di autonomia che permettano di riappropriarsi della propria vita.
Di tutto questo si è parlato nel convegno organizzato appunto il 23 settembre in occasione dell’inaugurazione della Casa, avvenuta nel teatro Murgia di Guspini, alla presenza del Vescovo padre Roberto Carboni, della famiglia Statzu, della presidente nazionale Acisjf Patrizia Pastore, della presidente emerita Emma Cavallaro e del presidente di Sardegna Solidale Giampiero Farru.
Il vescovo, padre Carboni, ha incoraggiato tutti dicendo: «L’ascolto a cui voi vi dedicherete è molto importante è un’attitudine dell’anima ed è già di per sé accoglienza. Accoglienza della persona, dei suoi bisogni, delle sue esperienze, delle sue sofferenze… Trovare il tempo per ascoltare è importantissimo, ci sono persone che solo ad essere ascoltate cominciano a stare meglio. C’è tanta solitudine e c’è tanta poca attenzione agli altri. Apparentemente c’è sempre qualcosa di più importante da fare e per cui impegnarsi. Il tempo dell’ascolto non è tempo perso, è tempo donato, ed è tempo che affina il vostro spirito e lo mette in atteggiamento di accoglienza. Sappiate che in me troverete sempre accoglienza ed ascolto».
Parole significative anche quelle del direttore della Caritas don Angelo Pittau: «C’è bisogno del sostegno della comunità civile ed ecclesiale. I progetti si realizzano con l’aiuto di tutti. La situazione delle famiglie e delle donne è allarmante. Chi fa parte di associazioni di volontariato tocca con mano ogni giorno lo stato di emergenza. Salutiamo la presenza dell’Acisjf nel territorio come un segno di speranza e stimolo a sensibilizzare le nostre comunità».
Gli fa eco Emma Cavallaro: «Il volontariato è un dono che ci permette di stare dalla parte di chi ha bisogno. Tutto quello che si riceve è più di quello che si dona». Poi l’invito unanime ad un unirsi al gruppo dei volontari: «Se ognuno dà anche poco, assieme a quanto fanno gli altri, diventa tanto. Ho conosciuto tante persone impegnate nell’Acisjf e insieme non abbiamo fatto assistenzialismo, ma offerto risposte ad un bisogno concreto».
A presentare la realtà ultra centenaria dell’Acisjf e la nuova sfida del progetto Ampliacasa, la presidente nazionale Patrizia Pastore: «Come il Vangelo necessita di essere costantemente incarnato per rispondere ai segni dei tempi, così come laici impegnati nel volontariato abbiamo bisogno di rivestire di un senso sempre nuovo la parola accoglienza. E la risposta che Acisjf prova a dare nel 2017 si chiama cohousing. Grazie ad Ampliacasa, un nuovo progetto sostenuto da Fondazione con il Sud, l’Acisjf con le tre partner meridionali di Cagliari, Messina e Reggio Calabria ha l’occasione di studiare nuove forme di coabitazione per persone in situazioni di marginalità e fragilità, proponendo un nuovo modello».
Paola Springhetti