Tappa del tour AntiGap a Buonvicino: “Anziani molto interessati al fenomeno ludopatia”
di centrocalabresedisolidarieta
Nuova tappa del Tour Antigap del progetto “A carte scoperte”, sostenuto dalla Fondazione CON IL SUD e con ente capofila il Centro Calabrese di Solidarietà, a Buonvicino. Gli esperti dell’ente partner Centro di Solidarietà L’Ulivo hanno incontrato circa 70 persone, alcune delle quali si sono sottoposte al Test per la valutazione della presenza di un DISTURBO da GIOCO d’AZZARDO PATOLOGICO.
Le modalità di interazione tra gli operatori de l’Ulivo ed i soggetti coinvolti sono stati di tipo verbale e rappresentativo tramite la visione e la diffusione di dépliant illustrativi delle specifiche del Progetto, nella fattispecie nei riferimenti ai Servizi — Centri Specializzati GAP, Punto antiusura, Piattaforma Online — con particolare riferimento al Centro specializzato GAP di Tortora.
“L’Amministrazione Comunale, nelle parole del Sindaco, – raccontano gli esperti dell’ente partner L’Ulivo – ha evidenziato vicinanza di intenti e una sincera predisposizione a diffondere i contenuti del progetto “A carte scoperte” tra i giovanissimi delle scuole, evidenziando il ruolo fondamentale del confronto e della sensibilizzazione su tematiche che interessano i ragazzi fin dalla più tenera età, durante la quale l’uso eccessivo e spropositato del cellulare e degli strumenti informatici si mimetizza nella dipendenza vera e propria, che si sviluppa ulteriormente quando un tale rapporto pericoloso con gli strumenti di comunicazione di massa costituisce terreno fertile per la proliferazione delle dipendenze da gioco online, da social e da altre ed esse correlate”.
“Enfasi è stata posta sulla situazione delle famiglie del soggetto ludopatico, spesso vittime quotidianamente di violenza verbale e domestica, e della conseguente esistenza di appositi “spazi rosa” nei quali i partner hanno la possibilità di rivolgersi per la ricerca di strumenti utili per la richiesta di aiuto. – prosegue il racconto – Sulle perplessità esposte circa il mancato riconoscimento della patologia da parte del soggetto stesso e relative possibili difficoltà di raggiungimento di una sede di cura, è stato illustrato dagli operatori che il “senso di vergogna” del ludopatico ed un’eventuale distanza territoriale dal Centro Specializzato GAP territorialmente competente possono essere colmati dal1’attivazione online, su apposita piattaforma, di un percorso terapeutico vero e proprio”.
Nel corso della tappa a Buonvicino la fascia di popolazione intercettata è stata prevalentemente anziana; la maggior parte degli intervistati è stata disponibile nelle risposte e nell’approfondimento delle idee esposte dagli operatori. Molti assumevano la funzione di ascoltatori: interessati dalle azioni e dagli obiettivi del progetto. La maggioranza degli intervistati ha dimostrato un certo coinvolgimento verso la tematica, se non in prima persona spesso caratterizzato dalla conoscenza di uno o più soggetti che potevano assumere a tutto diritto i panni di beneficiari dell’iniziativa, nelle modalità specifiche illustrate dagli operatori. Anche coloro che affermavano di essere estranei al fenomeno spiegato, ne hanno riconosciuto la pericolosità e lo status di “patologia”, accettando di buon grado i Dépliant informativi per diffondere i contenuti.
“Degne di essere riportate sono le ammissioni di uno zio, il quale ha dichiarato che il nipote gioca spessissimo, – concludono gli operatori del Centro GAP L’Ulivo – con puntate talmente alte e frequenti che ha avuto l’esigenza di aprire un conto bancario apposito e anche una carta prepagata, destinandoli esclusivamente ad entrate ed uscite da gioco. Nella fattispecie, si faceva riferimento al gioco online: poker, scommesse sportive, casinò virtuali, giochi da app che richiedevano acquisti e potenziamenti di personaggi e luoghi. Dunque le cifre nascoste dietro a questo interesse a tutto tondo per il gioco virtuale venivano dichiarate essere come elevate e consistenti, tali da destrare allarme e preoccupazione da parte di tutti i familiari. Con velata tristezza e rassegnazione, il soggetto in questione ha ammesso la grave problematicità di tale patologia, annoverandola egli stesso tra le dipendenze più gravi e dalle quali è particolarmente arduo uscirne se non con un percorso di cura”.
E ancora: “Un’altra giovane signora, madre di famiglia, ha dimostrato interesse per gli argomenti toccati, raccontando di come ella stessa ha avuto l’occasione di toccare con mano le dipendenze da gioco e da web, ammettendo di ritrovarsele ogni giorno davanti agli occhi nei tanti soggetti da lei incontrati, grazie al suo ruolo sociale attivo e partecipe tra le Associazioni e le iniziative del territorio. La sua preoccupazione si è in seguito estesa anche ai figli, con la convinzione che una vera e propria rivalutazione degli strumenti educativi forniti ai figli, sia dalle famiglie sia dalle scuole, sia di importanza fondamentale per prevenire le pericolose tendenze verso le forme più disparate di dipendenza patologica”.
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