Kabane che non dimentica: “Qui, come una famiglia”

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Foto di Kabane

Kabane è laureato in letteratura, ha vissuto dieci anni in Francia e dodici in Italia, di cui gli ultimi cinque in Puglia, nella città di Foggia, dove ha lavorato soprattutto come bracciante agricolo. Forte della sua esperienza, sa bene ciò di cui ha bisogno un ragazzo africano che per la prima volta arrivi in Italia.

“Essere accolti, accompagnati, integrati: bisogna imparare la lingua, soprattutto, studiare”. Lo ha raccontato una settimana fa, durante una breve conversazione avuta con Anna Valerio, responsabile del progetto Abitare le Relazioni, sostenuto da Fondazione Con il Sud e incentrato sui concetti di housing e co-housing sociale, vale a dire: un tetto su cui contare e altre forme di umanità con le quali condividere la quotidianità.

Kabane ha appena terminato i suoi 18 mesi come ospite del progetto, avendo egli abitato in una delle masserie della Fondazione Siniscalco Ceci-Emmaus, ente capofila di Abitare le Relazioni. Qui ha avuto tempo e modo di riorganizzarsi, mettere da parte i propri risparmi, trovare lavoro presso un’azienda agricola locale che, nella terra dell’oro rosso di Capitanata, non ha quale unico obiettivo quello di sfruttare i lavoratori stagionali stranieri e italiani. “Mi sono sentito in famiglia qui – ha detto Kobane, parlando della sua esperienza dentro Abitare le Relazioni – per i consigli e per l’aiuto ricevuti: adesso si è creato un legame molto forte tra noi, grazie a questi due anni passati insieme”.

Dopo aver ritrovato un proprio contatto della sua terra di origine, il Senegal, Kabane ha deciso di ritornare in Francia, ad Orleans, dove ha potuto sfruttare in ambito lavorativo l’attestato da mulettista ricevuto a Foggia, esito dei corsi attivati dal progetto che lui, come molti altri, ha frequentato durante questi ultimi 18 mesi. Da qualche giorno è lì, dunque, finalmente alle prese con un lavoro più stabile: quanto basta, in fondo, per poter pianificare e intravedere un futuro più roseo.

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